Cultura

Immigrati: sono il 3% della popolazione mondiale

Questi i dati contenuti in uno studio curato dal 'Dossier Statistico Immigrazione' della Caritas con Cnel e Oim

di Gabriella Meroni

Il 3% della popolazione mondiale e’ costituito da immigrati, pari a 175 milioni. Dunque, una persona su 35 e’ nata in un Paese diverso da quello in cui risiede. Un’incidenza che, nel mondo, raddoppia ogni 35 anni e, in Italia, ogni dieci. Questi i dati contenuti nello studio ‘Contemporary Immigration in Italy: current Trends and future Prospect’, curato dal ‘Dossier Statistico Immigrazione’ della Caritas, con il patrocinio del Cnel e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), presentato oggi a Roma. L’analisi, un volume di 160 pagine, che parte da una rassegna della situazione legislativa per arrivare all’esame dei dati statistici, rientra nell’ambito del progetto ‘L’immagine degli immigrati in Italia tra media, societa’ civile e mondo del lavoro’, sostenuto dal Fondo sociale europeo e dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il piu’ rilevante polo migratorio nel mondo e’ l’Europa (seguita dall’America del Nord) che accoglie un terzo di tutti i migranti, equamente divisi tra Est e Ovest. In particolare, in Europa occidentale vivono quasi 20 milioni di persone che hanno conservato la cittadinanza estera. Anche l’Italia si presenta ormai come grande Paese di immigrazione, subito dopo Germania, Francia e Gran Bretagna. Il nostro e’ un Paese sia di origine, con 4 milioni di persone emigrate, sia di accoglienza. Dopo la regolarizzazione, infatti, si stima una presenza di 2 milioni e mezzo di stranieri, con un’incidenza superiore di un punto alla media mondiale e ancora al di sotto di un punto della media dell’Unione europea. E la tendenza e’ crescente. In aumento anche le rimesse degli immigrati: +27,4% nel 2001. In Italia, all’inizio del 2003, gli stranieri legalmente presenti sono 2.395.000, contro 1.675.000 del gennaio 2002. Un incremento dovuto in gran parte alle circa 600 mila regolarizzazioni in piu’. Complessivamente, le domande avanzate tra il 1986 e il 2002 sono state 1.566.000, di cui 703 mila solo nello scorso anno (44,9%). Le nazionalita’ piu’ rappresentate sono quelle del Marocco, Albania, Romania, Filippine. Se si considerano i motivi dell’ingresso, prevale il lavoro (58,8%), seguito da ragioni familiari (28,9%) o di altro tipo (12,3%), come la religione (3,6%), il cambiamento di residenza (3,2%), lo studio (2,3%), l’asilo politico (0,4%). Per quanto riguarda l’occupazione, il 47,8% e’ dipendente, il 6,6% lavora in proprio, mentre il 4,4% e’ disoccupato. Tra questi ultimi, il 2,7% ha fatto domanda per un impiego, lo 0,6% si e’ registrato come senza lavoro e una percentuale simile e’ alla ricerca, mentre solo lo 0,1% segue tirocini o altri percorsi di collocamento. L’Italia rappresenta, secondo lo studio, ”un laboratorio culturale di grande interesse”. ”L’immigrazione -si legge- non e’ solo una realta’ lavorativa, ma anche un intreccio tra culture e religioni, in grado di favorire riflessioni di tipo nuovo sull’idea di societa’ e di dialogo tra diversi, andando oltre i tradizionali modelli di accoglienza alla ricerca di nuove vie”. In questa prospettiva, la Caritas lancia un appello a favore della convezione Onu sulla tutela dei diritti dei migranti, entrata in vigore il 1° luglio di quest’anno, ma non ancora ratificata dai partner europei. Un atto che, da parte dell’Italia, potrebbe arrivare in occasione del semestre di presidenza dell’Unione e ”servire da stimolo agli altri Stati membri e a quelli che si preparano all’adesione”.


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