Mondo

Bambini ruandesi in Italia, nuove polemiche

Un inviato speciale di Libération a Brescia per la vicenda dei bambini accolti sette anni fa e oggi reclamati dalle famiglie d'origine. L'inchiesta sarà pubblicata domani.

di Giampaolo Cerri

Fa ancora discutere la vicenda dei bambini ruandesi accolti in alcuni paesi europei dopo la guerra civile e oggi reclamati dalla famiglie d?origine.
Domani Libération si occupa della vicenda con un?inchiesta dal titolo ?I bambini perduti di Kigali?. L?inviato speciale del quotidiano francese Maria Malagardis è stata anche a Brescia, dove dal 1994 vive un gruppo di bambini scampati al genocidio e adottati da famiglie italiane.
Come Gloria, nove anni, che va a scuola ogni giorno insieme alle sue due biondissime sorelline. Suo padre Bonaventure Ntahontuye, tutsi del Bugesera, la regione arida e polverosa sel sud del Paese, la chiede indietro ma i genitori adottivi si oppongono.
?Sono contento di sapere che Gloria mangi tutti giorni?, ha detto Bonaventure a Libération, ?ma deve conoscere la sua vera famiglia. Non va bene essere tagliati dalle proprie origini?. Ricorda il momento esatto in cui fu separato dalla figlia: il 13 aprile del 1994, quando al riparo di un cespugli per fuggire alle milizie hutu, vide arrivare i Caschi blu ad evaquare l?orfanotrofio dove si trovava Gloria dopo la morte della madre e sua prima moglie: ?Non l?avevo abbandonata?, dice oggi, ?l?andavo a trovare tutti i giorni?.
L?articolo di Libération contiene dure accuse al Gruppo Museke, associazione caritativa di Castelnedolo (Brescia) che gestiva l?orfanotrofio di Rilima, nel sud del Rwanda. Da lì sono arrivati nel Bresciano 41 bambini, fra cui Gloria appunto. Adottati da famiglie italiane. Ma per una trentina di loro, ci sono oggi familiari ruandesi che chiedono il rimpatrio. Le accuse si indirizzano proprio verso padre Roberto, il missionario che gestiva l?orfanotrofio. Secondo le famiglie ruandesi, nei colloqui alla fine del ?94 con i rappresentanti dell’associazione, la volontà di tenere i bambini in Ruanda sarebbe stata distorta con traduzioni false dal kinyarwandese all?italiano. In una scheda che la giornalista di Libération avrebbe in copia, la frase di un genitore che chiedeva di avere indietro la figlia, sarebbe divenuta: ?il padre si ritiene capace di crescere sua figlia?.
Il quotidiano francese parla di bresciani influenti, cita suor Erica, collaboratrice di padre Roberto, ricordando che ?è la sorella di uno degli azionisti del Giornale di Brescia?.
Torna così d?attualità una drammatica vicenda per la quale si è già sfiorata la rottura delle relazioni diplomatiche fra i due paesi.
Altri bambini si troverebbero in Francia e in Belgio. Il governo di Kigali ha incaricato il sottesegretario agli Affari sociali Odette Nyiramilimo di seguire la vicenda: ?Ci accusano di aver venduto il loro figli?, spiega la vice-ministra a Libération per giustificare l?intensità della propria azione su questo tema.
?Gloria può restare in Italia fino a quando non avrà finito i suoi studi?, dice oggi Bonaventure, ?poi dovrà rientrare in Ruanda e potrà aiutare la sua famiglia?. ?I bambini non torneranno?, dice invece padre Eustachio, sacerdote ruandese che ha denunciato la vicenda, ?sono passati sette anni, si sono abituati ad un altro modo di vivere. Ma senza legami con il loro paese conosceranno in seguito altri traumi?.

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