Attivisti SpA
Tempi duri per gli azionisti responsabili
Dall'ultimo numero della newsletter "ProdurreBene", riservata agli abbonati di VITA, il caso di Exxon che porta in tribunale, in Texas, alcuni azionisti: avevano criticato pubblicamente le politiche ambientali. Una è l'associazione ambientalista di Amsterdam che si occupa di azionariato critico, Follow this. Ma anche in Italia, rilancia Simone Siliani, direttore di Fondazione Finanza etica, non c'è da stare allegri: col Ddl "Capitali", il Governo ha autorizzato lo svolgimento delle assemblee societarie al chiuso. Appello alle imprese
Tempi duri per l’azionariato responsabile. Exxon ha trascinato in tribunale un paio di investitori che avevano fatto passi concreti per chiedere l’assunzione di obiettivi climatici più ambiziosi.
Nell’ultimo numero della newsletter ProdurreBene, riservata agli abbonati di VITA , segnaliamo la vicenda della causa intenta dal gigante petrolifero contro due azionisti: il gestore patrimoniale Arjuna Capital e Follow This, un gruppo attivista di Amsterdam, che avevano chiesto un maggior allineamento di una delle regine di Big Oil agli obiettivi di Scope 3, le emissioni di gas serra. Secondo gli olandesi in particolare, Exxon sarebbe la sola delle cinque major petrolifere occidentali a non darsi questi obiettivi.
Azionisti-attivisti? In tribunale
Secondo Reuters, che ha seguito la vicenda, Exxon, ricorrendo ai tribunali del Texas (avendo sede a Spring, nei sobborghi di Houston), ha accusato questi investitori di essere guidati da un’agenda “estrema” e che le loro ripetute proposte non servono gli interessi degli azionisti né vogliono promuovere a lungo termine i valori degli azionisti. Quando sembrava che fosse vicina l’archiviazione, dopo che i due gruppi avevano accettato di ritirare le proposte, la corporation aveva chiesto al giudice di procedere.
In attesa di sapere come la controversia finirà, Tim McDonnel di Semafor Net Zero, altra testata che ha rilanciato la storia, scrive che «la causa significa che le compagnie petrolifere e i loro alleati politici stanno ora spremendo gli investitori all’unisono, e mette ancora un altro chiodo nella bara dell’Esg».
Gli azionisti critici vissuti con fastidio
Sulla vicenda abbiamo interpellato Fondazione Finanza etica che, in Italia, vanta un’esperienza storica di azionariato responsabile.
«La vicenda Exxon vs. azionisti attivisti è paradigmatica», ci dice da Firenze, sede della fondazione, il direttore Simone Siliani, «gli azionisti attivi sono vissuti come un fastidio, un intralcio per il guidatore, e non per quello che sono, cioè azionisti responsabili, che prendono molto sul serio il ruolo di azionisti di una impresa quotata e che, quindi, chiedono al management di guidare l’azienda con senso di responsabilità non solo verso gli shareholders (pensando che questa responsabilità si risolva soltanto nell’assicurare buoni dividendi a fine anno), ma anche verso gli stakeholders (cioè tutti coloro che dalla performance complessiva dell’azienda subiscono degli impatti). Gli azionisti sono proprietari (in quota parte) dell’azienda e hanno tutto il diritto di interrogare e ingaggiare il management della “loro” azienda per chiedere loro di prendere in considerazione gli effetti sull’ambiente, sulla società, sulle future generazioni delle loro scelte finanziarie. Ma così non la pensano i manager dell’azienda, che ritengono erroneamente che essa sia di loro esclusiva proprietà».
Bavaglio allo shareholder responsabile, la via italiana
Sul tema dell’azionariato responsabile, Siliani ricorda che in Italia questo esercizio rischia di diventare molto più difficoltoso con il Disegno di legge “Capitali” che consente di svolgere le assemblee degli azionisti delle nostre Spa a porte chiuse. «Sì, il Governo italiano per evitare il fastidioso (per loro) dialogo con gli azionisti responsabili (o critici, come Fondazione Finanza Etica), ha approvato nel Ddl “Capitali” la possibilità per il management di tenere le assemblee appunto “a porte chiuse”. Così gli azionisti (tutti, non solo quelli responsabili o critici non potranno più interloquire durante l’assemblea, non potranno porre domande (se non prima dell’assemblea in forma scritta e attraverso una società indicata dall’azienda)». Secondo Siliani «una limitazione dei diritti degli azionisti, aveva detto tempo fa il presidente di Consob, Paolo Savona. Ma il Governo Meloni è andato a diritto. Ma le imprese non sono obbligate a tenere le assemblee in questa modalità antidemocratica. Speriamo che esse siano più sagge e democratiche dell’attuale Governo della Repubblica».
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Nella foto di Matthew Brown, P Photo/LaPresse, la raffineria Exxon di Billings nel Montana Credit
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