Welfare

Rifugiati, Lubbers: “Difficile lavorare in Iraq”

L'Alto Commissario Onu aggiunge: "Per ragioni di sicurezza è bloccato il rimpatrio di 500mila rifugiati e di 800mila sfollati"

di Redazione

Accogliendo il nuovo Ministro iracheno per i Rifugiati e i Migranti all’apertura della sessione annuale del Comitato Esecutivo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), l’Alto Commissario Ruud Lubbers ha dichiarato oggi di essere pronto a collaborare con le autorità irachene per il rimpatrio di centinaia di migliaia di rifugiati. Nel suo discorso di apertura dell’incontro annuale che durerà 5 giorni, Lubbers ha affermato che la mancata garanzia di sicurezza in Iraq ha bloccato momentaneamente il lavoro dell’UNHCR per il rimpatrio di circa 500mila rifugiati e richiedenti asilo iracheni e di 800mila sfollati. Lubbers ha anche affermato l’intenzione di collaborare strettamente con le autorità irachene e soprattutto con il Ministro per i Rifugiati e i Migranti, Mohammed J. Khudhir per preparare il terreno per i rimpatri. La sfida immediata, ha aggiunto Lubbers, è quella di trovare il giusto equilibrio tra l’assistenza al popolo iracheno e la protezione di coloro che li aiutano. “Se non possiamo collaborare col popolo iracheno e con le autorità irachene”, ha detto Lubbers, “non siamo affatto in grado di operare in Iraq.” L’Alto Commissario ha aggiunto, inoltre, che una delle priorità è fare in modo che gli iracheni acquisiscano fiducia nell’UNHCR. Lubbers ha anche aggiornato il Comitato riguardo il processo “UNHCR 2004”, che ha come scopo quello di rivedere il collocamento dell’agenzia all’interno del sistema delle Nazioni Unite a confronto con stati ed agenzie partner. Il processo ha riesaminato quasi tutti gli aspetti del mandato dell’agenzia, il suo operato, i finanziamenti e la gestione, culminando in un ampio rapporto “UNHCR 2004” che verrà presto sottoposto al terzo comitato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. Il Comitato Esecutivo adotterà una conclusione che include gli elementi fondamentali delle raccomandazioni contenute nel rapporto. L’Alto Commissario ha inoltre aggiunto che notevoli progressi sono stati compiuti nell’iniziativa “Convention Plus” mirata alla ricerca di soluzioni durature per i rifugiati attraverso speciali accordi multilaterali. Passando in rassegna le operazioni svolte a livello mondiale dall’UNHCR, l’Alto Commissario ha definito il rimpatrio dei rifugiati afghani, durante il quale più di due milioni di persone sono tornate a casa nel 2002, come “davvero straordinario.” “Il numero dei rimpatri quest’anno è stato inferiore rispetto al 2002, ma con oltre mezzo milione di rifugiati rientrati finora nel 2003, quello afghano resta il più massiccio flusso di rimpatrio in atto nel mondo”, ha affermato Lubbers. “Si tratta di un risultato notevole, soprattutto se si considera il peggioramento delle condizioni di sicurezza ed il fatto che gran parte del paese è ancora devastato da decenni di guerre.” In Africa, circa 160mila rifugiati hanno fatto ritorno in Angola dopo 27 anni di guerra e circa un altro mezzo milione attende con ansia di tornare a casa. Anche nella Repubblica Democratica del Congo si sono registrati segnali incoraggianti e l’Alto Commissario ha accolto con favore la decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di inviare una missione di peacekeeping in Liberia, dove l’UNHCR continua nell’impegno di facilitare il rimpatrio dei rifugiati sierraleonesi. Il vacillante processo di pace in Burundi lascia ancora oltre 300mila rifugiati burundesi e quasi 400 sfollati con limitate prospettive di tornare alle proprie case, ha affermato Lubbers. Nel frattempo, i recenti combattimenti nella regione di Darfur, in Sudan, hanno causato la fuga di 65mila rifugiati verso il Ciad. Parlando dell’Asia, Lubbers ha annunciato nuove misure mirate a porre fine alla situazione * definita “totalmente inaccettabile” – di oltre 100mila rifugiati bhutanesi che si trovano in campi profughi in Nepal. In Cina la drammatica condizione dei nordcoreani, che lasciano il proprio paese “illegalmente”, continua a costituire una grave preoccupazione, ha aggiunto l’Alto Commissario. “Da diversi anni, l’UNHCR è impegnato per ottenere un accesso a questo gruppo di rifugiati, ma gli è stato costantemente negato con fermezza” ha dichiarato Lubbers. “Secondo un’analisi delle informazioni attualmente disponibili condotta recentemente dal nostro Dipartimento per la Protezione Internazionale, molti nordcoreani possono essere senza dubbio ritenuti rifugiati. Le loro necessità di protezione ci inducono a considerarli di competenza dell’UNHCR. Siamo pronti a collaborare con i nostri partner per soddisfare i bisogni di coloro che necessitano di assistenza. E soprattutto dev’essere rispettato il principio di non respingimento (non-refoulement)”. Nella regione del Caucaso del Nord, dove gli sfollati ceceni stanno subendo pressioni per lasciare l’Inguscezia, Lubbers ha lanciato una proposta che si muove su due direttrici: da un lato proseguire a garantire agli sfollati un rifugio in Inguscezia finché gli sfollati non riterranno sicuro il loro ritorno in Cecenia; dall’altro sostenere una serie di progetti sperimentali all’interno della Cecenia finalizzati a rendere sostenibile la reintegrazione di coloro che vogliono farvi ritorno. Per quanto riguarda l’Europa, l’Alto Commissario ha espresso soddisfazione per i passi compiuti dagli stati membri dell’Unione Europea verso una maggiore cooperazione con i paesi in via di sviluppo che ospitano un gran numero di rifugiati. Tuttavia ha anche criticato “il quadro altamente politicizzato” entro cui questi paesi conducono il dibattito sull’asilo, che risulta in “misure sempre più restrittive sui molti aspetti giuridici e pratici dell’asilo”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA