Formazione

Questa democrazia è ridotta a una maschera

Intervista a Chiara Lubich, fondatrice dei Focolarini. "Se l’avere diventa l’unico criterio, l’uomo non ha chance. Lui stesso diventa una “cosa”" (di Alessandra Santangelo).

di Redazione

“La divina avventura”, in questo modo Chiara Lubich definisce il movimento dei Focolari, da lei fondato una cinquantina di anni fa. Dalla città natale, Trento, la Lubich e le sue compagne cominciarono, nel secondo dopoguerra, ad occuparsi degli ?altri? dando vita a una vera e propria comunità che si è diffusa presto fino a diventare attiva in quasi tutte le nazioni del mondo. Una delle ragioni centrali dei Focolari è quella di contribuire a un ?mondo più solidale e unito?. Così, a partire dagli inizi degli anni 90 si sono impegnati nel progetto di un?economia di comunione, basata sulla ?cultura del dare?. Oggi l?economia di comunione non è più solo un progetto ma una realtà che si affianca a tutte le numerose iniziative di finanza etica, testimoni della possibilità concreta di trasformare l?interesse del singolo nell?interesse di tutti. Vita: Signora Lubich, lei ha ricevuto nel 96 il premio Unesco per l?educazione alla pace. Nel corso degli ultimi due anni l?equilibrio del mondo ha subito pesanti movimenti, a partire dall?11 settembre. Qual è il suo pensiero in merito? Chiara Lubich: Non c?è dubbio che quell?11 settembre 2001 abbia segnato una nuova drammatica pagina per l?umanità: il dilagare del terrorismo con le tragiche conseguenze cui assistiamo giorno dopo giorno. Eminenti personalità vi vedono implicate forze del Male con la M maiuscola. Per cui occorre mobilitare le forze del Bene con la B maiuscola. Non bastano solo le forze politiche o diplomatiche. Per sanare la voglia di vendetta covata da popoli oppressi da tempo, i beni vanno suddivisi. Ma si sa: i beni non si muovono se non si muovono i cuori. Bisogna suscitare ovunque brani di fraternità. Non solo. Non dobbiamo dimenticare che proprio dall?11 settembre un?ondata nuova di solidarietà ha percorso New York, fenomeno che non è scemato nel tempo, ma è riemerso con sorpresa nello scorso agosto, quando il black-out ha buttato nel buio il Paese. C?è chi ha osservato che anni prima, c?era stata ben altra reazione: il vandalismo. Vita: Lei crede davvero che, come è stato detto, l?imperialismo e il liberismo uccidano la democrazia? Lubich: Quando unica legge dell?agire è l?avere, il profitto selvaggio, non c?è spazio per l?uomo, che viene ridotto a ?cosa?. Il rischio è che restino in piedi solo maschere di democrazia. Vita: Contro questo pericolo incombente voi avete varato le esperienze di economia di comunione. Ce ne parla? Lubich: Nel 1991, più di 10 anni fa, ero in Brasile. Ho visto con i miei occhi quello che il cardinale Arns chiama la ?corona di spine? che cinge la metropoli di san Paolo: l?estrema miseria delle periferie. Sono venuta a sapere che non riuscivamo a coprire neanche i più urgenti bisogni dei membri del nostro movimento, nonostante la viva comunione dei beni. Pur non essendo esperta in problemi economici, ho pensato che, per poter aumentare le entrate, si potevano far nascere fra i membri del nostro movimento delle imprese. Gli utili, e qui sta la novità, dovevano essere messi in comune: una parte, certo, per incrementare l?azienda, vista come comunità di lavoro; una parte per aiutare coloro che sono nel bisogno e dar loro da vivere, finché abbiano trovato una fonte di sostentamento; e, infine, un?altra parte per sviluppare strutture di formazione per ?uomini nuovi? (come li chiama l?apostolo Paolo), cioè persone formate e animate dall?amore, atte a quella che chiamiamo la ?cultura del dare?. E, nelle nostre cittadelle di testimonianza, sarebbe dovuto sorgere un vero settore imprenditoriale. L?idea è stata accolta con entusiasmo non solo in Brasile e nell?America Latina, ma anche in Europa e in altre parti del mondo. Molte aziende sono nate, e molte si sono trasformate secondo i canoni dell?economia di comunione. Attualmente queste aziende sono 760, di cui 478 in Europa. Due poli imprenditoriali sorgono ora nelle cittadelle di Vargem Grande Paulista, nei pressi di San Paolo in Brasile, e a O?Higgins in Argentina. Il terzo sta sorgendo in Italia a Loppiano, nei pressi di Firenze. Vita: Crede che l?economia di comunione possa diffondersi come modello alternativo all?economia di potere? Lubich: è una speranza espressa da vari esperti. Infatti l?economia di comunione, sin dagli inizi, è oggetto di studio da parte di economisti, sociologi, filosofi che vi intravedono una teoria economica alternativa. Personalmente ho una certezza: come ho accennato, a differenza dell?economia consumista basata su una cultura dell?avere, l?economia di comunione è l?economia del dare. Ciò può sembrare difficile, arduo, eroico. Ma non è così, perché l?uomo, fatto a immagine di Dio che è Amore, trova la propria realizzazione nell?amare, nel dare. Questa esigenza è nel più profondo del suo essere, credente o non credente che sia. è proprio in questa constatazione, suffragata dalla nostra esperienza, che sta la speranza di una diffusione universale dell?economia di comunione. Vita: Anche se il mondo sembra andare da un?altra parte… Lubich: Penso che la piaga che colpisce l?umanità è, in definitiva, una sola: la mancanza di amore. Il Papa stesso ha affermato che “l?umanità, oggi, è posta di fronte a un bivio” e afferma che dipende da noi se nel futuro “si imporrà la civiltà dell?amore oppure la inciviltà degli egoismi eretti a sistema”. Personalmente, parlo per esperienza. Avevo vent?anni quando l?Europa ha vissuto il momento più buio della sua storia, col secondo conflitto mondiale. Ed è proprio in quel clima di odio che avevo fatto la folgorante scoperta di Dio Amore. è stata questa la scintilla che ha dato il via a una corrente di amore, di quell?amore radicale che scaturisce dal Vangelo vissuto, che ha raggiunto praticamente tutti i Paesi del mondo. è questa esperienza che mi fa dire che l?amore è la vita del mondo, fa fiorire anche il deserto. Ho visto accendersi una luce nuova, una vita nuova in persone di ogni età, condizione sociale e credo. Questo amore abbatte ogni barriera di razza, religione, cultura e scioglie ogni inimicizia, suscitando l?unità, perché ha in sé una forza divina. Vita: E nei contesti insanguinati da conflitti o dominati dall?odio? Lubich: Quello che dicevo è quanto si avvera, pur a dimensione di laboratorio, anche in Terra Santa, nei Territori palestinesi, in Iraq, Irlanda del Nord, nei Balcani, in Congo, in Colombia. Certo, è un amore esigente: chiede di amare tutti senza esclusione, di prendere sempre l?iniziativa senza aspettarsi nulla, di amare con la misura della vita, anche i nemici, essendo quel ?vuoto? che sa accogliere dolori, ansie, gioie, ricchezze dell?altro. Del resto è questa l?esperienza dei primi cristiani. E il mondo non è rimasto come prima.

Alessandra Santangelo

Info: Segreteria internazionale Economia di comunione via Frascati, 306 – 00040 Rocca di Papa RM tel. 06.947989 – edc@focolare.org Economia di Comunione

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