Cultura
Torna la guida di Francuccio Gesualdi. Un asceta che va in Vespa
Il padre del consumo critico vive in comunità e non ha la tv. Di sé dice: non sono un patito, insegno a risparmiare.
Un omino fugge dalla gabbia del codice a barre. Sulla lattina del prodotto resta traccia dell?evasione: le s-barre squarciate che hanno imprigionato nell?economico tutte le altre dimensioni dell?umano. È la copertina-simbolo della nuova edizione della Guida al consumo critico, in uscita a fine settembre (Emi, 15 euro): 480 pagine che fanno le pulci a 170 gruppi di consumatori responsabili italiani ed esteri. Obiettivo: sapere cosa compri, quali aziende violano i diritti umani, usano pesticidi, sostengono le dittature, riforniscono gli eserciti. La guida, frutto del lavoro di Francuccio Gesualdi e del Centro nuovo modello di sviluppo, in Italia è un bestseller. Ma per Gesualdi , cresciuto alla scuola di don Milani, che vive in campagna in una comunità di famiglie, la vera svolta si chiama sobrietà.
Vita: Gesualdi, quanto costa uno stile di vita diverso?
Francuccio Gesualdi: Non si tratta solo di ?stili di vita?. La nostra opulenza è diventata insostenibile. Orientarsi verso uno stile di vita più sobrio non significa solo passare da un prodotto all?altro, ma anche consumare di meno. Ecco che allora anche i costi si riducono. Se orienti la dieta su cereali e legumi piuttosto che sulla carne, acquisti meno vestiario, non compri capi firmati, riduci i costi del carburante privilegiando altri mezzi di trasporto? ce n?è d?avanzo. Poi, anzi, si pone il problema di come investire i risparmi…
Vita: Com?è la sua giornata? Come si veste, cosa mangia?
Gesualdi: La vita in comunità aiuta a ridurre i costi. Abbiamo scelto di avere un unico telefono per abbattere le spese del canone, e una cucina comune. Ma non siamo ?patiti? di niente. Io non sono vegetariano, la carne e il pesce li mangio. Lavoro a 25 chilometri da qui e vado a lavorare in Vespa perché mi sembra un mezzo proporzionato a una singola persona: è il compromesso che ho trovato fra la bicicletta, che sarebbe troppo faticosa, e l?auto.
Vita: Niente ?pazzie?, dunque?
Gesualdi: No. L?attenzione a ciò che consumiamo non è un ?pallino? che deve condizionare la nostra esistenza. La televisione non ce l?ho, così sono libero dal condizionamento della pubblicità. Io vivo così perché sto bene. Non mi manca niente, non faccio sacrifici. Anzi, quando assapori la libertà, è un sacrificio adeguarsi alle scelte che il mercato impone.
Vita: Nella nuova guida che novità ci sono sul comportamento delle aziende?
Gesualdi: Ne cito due, una negativa e una positiva. La prima riguarda la Coca Cola, che persevera in comportamenti contro l?ambiente e i diritti dei lavoratori. Sotto accusa, persino per omicidio, sono le imprese che imbottigliano per conto della multinazionale in Colombia. Continua la tendenza a un comportamento schizofrenico: bravi nel Nord del mondo dove tutti ci guardano, e uguali a prima nei Paesi dove non c?è controllo. Una novità positiva riguarda invece la Chiquita che, in seguito alle pressioni dell?opinione pubblica, sembra mostrare un?inversione di tendenza affidandosi a una certificazione internazionale per l?impatto ambientale.
Vita: Crede nella conversione al biologico dei grandi marchi?
Gesualdi: Non credo che le grandi aziende si possano ?convertire?. Piuttosto si adattano al mercato, adeguandosi alle scelte dei consumatori. Non perdere mercato è l?unica motivazione alla quale sono veramente sensibili.
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