Girls in Stem

Con queste tre leve, le ragazze in classe sono triplicate

Negli istituti tecnici industriali e informatici le studentesse sono ancora poche. In cinque anni, cinque scuole dell'ecosistema di Junior Achievement hanno lavorato sull'orientamento, portando le ragazze iscritte da 17 su mille a 51 su mille. Fondamentale il ruolo delle coach aziendali

di Sara De Carli

Da 17 su mille a 51 su mille, in cinque anni. Praticamente triplicate. Tanto sono aumentate, in cinque anni, le studentesse iscritte a cinque istituti tecnici industriali e informatici dell’ecosistema di Junior Achievement: una sperimentazione pensata per abbattere gli stereotipi culturali che ancora oggi rendono più difficile per una ragazza avvicinarsi alle Stem e scegliere una scuola prima (e una facoltà poi) scientifica e tecnica. 

«Uno dei problemi che ho affrontato nella mia esperienza ventennale con le scuole riguarda il numero davvero modesto di ragazze che frequentano istituti tecnici industriali e informatici: incontrarne 1 in un gruppo di 100 studenti è già un successo», spiega Miriam Cresta, ceo di Junior Achievement Italia. Tre le leve introdotte, che hanno portato esiti importanti: orientamento e open day; mentori; borse di studio. E una convinzione di fondo: «Spesso il racconto di donne che svolgono carriere in questi ambiti è circondato da un alone di eccezionalità: si pensa alla super scienziata piuttosto che all’astronauta, si cerca una testimonial eccezionale che faccia un discorso ispirazionale. Mentre una tredicenne che sta scegliendo il suo futuro ha bisogno sì di confrontarsi con testimonianze che possano ispirarla, ma che non siano troppo distanti dal suo vissuto quotidiano. È molto importante che incontrino ragazze poco più grandi di loro, del loro stesso territorio, che hanno già fatto questa scelta. Oppure donne che lavorano nelle imprese, in ruoli produttivi o di leadership, di successo ma senza quell’aura di eccezionalità». 

Che cosa vi ha spinto ad avviare questa sperimentazione?

Il desiderio di fare qualcosa su questo tema con un approccio più continuativo, che non si fermasse alla settimana delle Stem. Abbiamo iniziato da alcune scuole già molto legate a JA Italia, dove c’era già un ecosistema maturo di rapporti con il territorio e le famiglie: perché incoraggiare le studentesse a considerare le materie tecnico-scientifiche per il loro futuro significa sì parlare alla ragazze ma anche coinvolgere i docenti, le famiglie, le imprese del territorio. È una questione culturale. Abbiamo scelto cinque scuole, in diverse regioni, tutte istituti tecnici industriali o informatici. 

Che cosa avete osservato? 

Cinque o sei anni fa le scuole secondarie di secondo grado praticamente non comunicavano con le scuole secondarie di primo grado del territorio: al massimo avevano una logica informativa in vista delle iscrizioni, le brochure, gli open day. C’era il momento dell’orientamento ma non una strategia di orientamento. Le scuole a indirizzo industriale e tecnico forse non si erano mai nemmeno davvero poste come problema l’assenza di ragazze fra i loro iscritti, non pensavano che avere una ragazza ogni cento iscritti fosse legato a un tema culturale e non ad una presunta predisposizione innata dei ragazzi a questi contenuti. Abbiamo creato un contesto diverso. 

Come? 

Queste scuole partecipavano già da anni al programma Impresa in azione di JA Italia, fanno laboratori di imprenditorialità in cui ragazzi e ragazze insieme sviluppano un progetto di impresa. C’è una forte tensione alla crescita dello studente come persona. Spesso in questi percorsi i ragazzi sperimentano come un profilo tecnico aiuti a risolvere anche dei problemi sociali. Le ragazze, in questo contesto, sviluppano una logica collaborativa e di conoscenza diversa con i compagni maschi: le figure femminili qui riescono ad emergere maggiormente, un po’ perché si sviluppano molto gli aspetti legati alle competenze trasversali e un po’ perché chi è in minoranza non riesce a emergere nelle dinamiche tradizionali mentre quando ciascuno è chiamato a giocarsi in prima persona, se vuole, può farlo. Le poche ragazze presenti così sono emerse, alcune con ruoli interessanti in queste imprese nate in classe, anche grazie al fatto che in queste scuole abbiamo intenzionalmente potenziato la presenza di coach d’impresa donne con background tecnico e scientifico. A questo punto le studentesse sono diventate a loro volta testimonial e ambasciatrici: negli open day con le scuole secondarie di primo grado c’erano anche loro a parlare. Per una ragazzina che ha 13 o 14 è importante il fatto di vedere una ragazza di 3 o 4 anni più grande, al fianco dei compagni maschi, che racconta che i suoi genitori erano perplessi e poi l’hanno supportata e mostra quanto sia contenta della sua scelta. Si crea una situazione relazionale molto diversa. Una delle scuole coinvolte è a Benevento: non stiamo parlando di “altri” territori. Se gli esempi sono del tuo contesto, immaginare che una ragazza segua un percorso analogo sembra meno difficile.

Servono esempi “prossimi”, insomma. 

Sì, non tanto testimoni eccellenti come la super scienziata che fa un super discorso ispirazionale ma persone donne che vivono sul territorio e che hanno fatto una scelta orientata  a un contenuto tecnico e che mostri come sia possibile immaginare di proseguire gli studi in quell’ambito e avere una carriera soddisfacente. Al di là degli open day, queste esperienze possono essere raccontate in tanti modi, per esempio nel fare il tifo per il progetto JA della scuola secondaria di secondo grado vicina oppure nell’invitare i ragazzi a raccontare il progetto alle scuole medie, ad alunni e genitori. Spesso sono le famiglie e gli insegnanti i primi ostacoli per una giovane che aspira a questi percorsi: a 13 anni la scelta della scuola è fortemente influenzata dalla famiglia, è chiaro che se i genitori sono scettici diventa difficile per una ragazzina portare avanti la sua passione.

Il terzo punto che si è rivelato fondamentale è stata la promozione di borse di studio dedicate alle ragazze. 

Sì, si tratta di un elemento sempre più importante soprattutto se si considera quanto l’attuale scenario economico possa trasformarsi per alcune famiglie in un impedimento nell’intraprendere scelte più coraggiose per le proprie figlie. Abbiamo messo a disposizione alcune borse di studio per le studentesse neo-diplomate che vogliono proseguire gli studi in ambito universitario, sempre su discipline Stem. La logica della borsa di studio è intenteressante, è un altro elemento che in termini di investimento rinforza la motivazione della ragazza, chiamata a presentare una autocandidatura e rinfranca anche la famiglia rispetto a questa decisione. JA Italia, Coca-Cola HBC Italia e Fondazione Coca-Cola HBC Italia sono fortemente impegnate su questi temi con “Girls in Stem Award” che premia l’intraprendenza delle ragazze fra i team che partecipano al percorso Impresa in Azione: è una proposta rivolta a tutte le ragazze che partecipano al programma, ma con queste cinque scuole insieme a Coca-Cola abbiamo fatto un discorso pià ampio, rafforzando per esempio il numero di mentori donne.

In foto, Moreno Iachini, External Communication Manager Coca-Cola HBC Italia, ha consegnato per conto di Fondazione Coca-Cola HBC Italia il premio Girls in STEM Award a Lisa Pantalani (ISI Arturo Malignani – Udine), Gloria Invernizzi (Istituto Badoni – Lecco), Francesca Marotti (ITIS Lucarelli – Benevento), Sofia Bagnoli (Istituto Aleardo Aleardi – Verona), Gaia Scognamiglio (IPS F.S Cabrini – Taranto), 5 studentesse tra i 16 e i 18 anni che maggiormente si sono distinte per le competenze mostrate in ambito scientifico-tecnologico, durante la partecipazione al programma di JA Italia Impresa in Azione. Le vincitrici avranno l’occasione di partecipare a sessioni di mentoring con le Manager di Coca-Cola HBC Italia, nonché di poter visitare gli stabilimenti produttivi dell’azienda sul territorio italiano.


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