Mondo

Iraq: Mantovani (Focsiv), è questa la pace di Bush?

Un appello del presidente della Focsiv perché alla marcia della pace, in programma il 12 ottobre, tengano viva la memoria dell'eccidio iracheno

di Gabriella Meroni

Da quando il presidente degli Stati Uniti aveva dichiarato trionfante ?Abbiamo vinto. La guerra in Iraq è finita?, sempre in Iraq sono morti 300 marines e un numero superiore, non precisato, di iracheni. Lo stillicidio di morti e feriti è pressoché quotidiano. Qualche volta è il ?fuoco amico? a mietere vittime. Molti capi iracheni del passato regime sono stati presi. Due figli del rais sono stati uccisi in combattimento e, per conferma, ci hanno fatto vedere i corpi. Quando, all?inizio del conflitto, gli iracheni avevano fatto la stessa cosa con gli americani, questi avevano gridato allo scandalo. Perché gli uomini non sono tutti uguali, nemmeno quando sono morti. Se prenderanno Saddam, basterà a fermare la guerra? Tutto degli iracheni è così lontano dagli americani, la cultura, il modo di vivere, di immaginare il futuro, tanto che resta impossibile fare previsioni. Di sicuro, oggi, ci sono i cari armati, gli elicotteri, le armi, i morti e i feriti che appiattiscono le speranze. Perché dove c?è la guerra non ci sono più speranze. Possono venirci a raccontare quello che vogliono, che l?hanno fatto perché c?era la dittatura, o il pericolo della bomba atomica e allora bisognava intervenire ad ogni costo. Resterà una ferita, uno squarcio profondo in una regione, in una popolazione già duramente provata, uno squarcio pieno di morti e di distruzione. A chi è servito e perché? Sono temi già dibattuti, tanto che nessuno ne parla più. Non per questo hanno perso valore e, a mio avviso, occorrerebbe tenerli vivi, dibatterli ancora, proprio alla luce del dopo, per capire meglio, se si vuol capire. Viene il dubbio invece che tutti vogliano metterci una pietra sopra e se non ci fossero quei poveri marines uccisi, l?argomento ?guerra in Iraq? sarebbe proprio accantonato pubblicamente, dimenticato, soprattutto da parte dei vincitori, ma anche, spiace dirlo, da parte degli altri. L?appello è nei confronti degli organizzatori delle marce per la pace. Ovviamente sono differenti le ragioni che incentivano la dimenticanza. Nell?attesa, a livello internazionale, si tratta su come si devono pagare le spese della permanenza delle truppe di occupazione e della ricostruzione. Sarà l?Onu? Ma allora l?America dovrà ricredersi su alcuni punti. E i paesi che erano contrari all?intervento armato cosa diranno, in ultimo, al di là degli atteggiamenti di facciata? Intanto la triste contabilità dei morti ogni giorno aggiorna le cifre in aumento. A noi che le leggiamo, queste cifre devono rafforzare la convinzione che la guerra è il male più brutto che ci sia al mondo, un male che può essere sempre in agguato, dal quale bisogna rifuggire sempre, tenendo viva la memoria degli orrori e costruendo sempre azioni di pace.


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