Famiglia

Anziani: strategia comune per don Gnocchi, Trivulzio e le II.PP.A.B

Fondazione Don Carlo Gnocchi, Pio Albergo Trivulzio e II.PP.A.B., tre delle maggiori realtà impegnate in regione sul fronte dell’assistenza alla Terza età firmano un documento comune

di Redazione

RISPONDERE AI BISOGNI DELL?ANZIANO FRAGILE IN LOMBARDIA: NUOVI SCENARI, NUOVI APPROCCI CULTURALI, NUOVE SFIDE PER IL FUTURO L?assistenza all?anziano fragile in Lombardia: quali gli scenari possibili? Quali le strategie per il futuro? Quali le scelte operative e quali i livelli di concreta applicabilità in tempi brevi? Se ne è discusso nell?ambito del seminario internazionale ?L?anziano nella rete dei servizi?, tenutosi il 22 settembre a Milano, su iniziativa della Fondazione Don Carlo Gnocchi, del Pio Albergo Trivulzio e delle II.PP.A.B., tre delle maggiori realtà impegnate in regione sul fronte dell?assistenza alla Terza età. La drammaticità dello scenario attuale (invecchiamento della popolazione, costi in continuo aumento) impone oggi la necessità di un dibattito all?interno delle istituzioni per anziani e con il mondo degli operatori, oltre che uno sforzo progettuale come mai in passato. Forse è necessario che in alcuni ambiti si pensi in termini di ?rottura? con il passato, costruendo alleanze con competenze diverse da quelle geriatriche e gerontologiche, perché la crescita deriva da una gamma di fattori più larga, che coinvolge molti attori diversi nella costruzione della società del futuro. Di fronte a tali difficoltà di scenario – e considerando la debolezza strutturale del comparto pubblico, l?affievolirsi (o la scomparsa) di generosità spontanee come in passato e la presenza di un?offerta profit caratterizzata da un?eccessiva disinvoltura gestionale ? appare chiaro che restano pochi gli attori oggi in grado, in Lombardia, di assumersi l?onere di indicare e di sperimentare scelte innovative. È quindi doveroso pensare a nuovi sistemi di regolazione dell?incontro tra domanda e offerta, che non si sovrappongono ai servizi già operativi, ma nascono dal loro interno. Nella prospettiva quindi di un sistema completo di offerta, la RSA (Residenza Sanitaria Assistita) potrebbe fornire, oltre alla tradizionale degenza per ospiti non autosufficienti, una serie di servizi flessibili e interconnessi quali, ad esempio: ricoveri temporanei, sia per rispondere alle esigenze di sollievo dei caregiver, sia per favorire il rientro al domicilio dell?anziano dopo il ricovero ospedaliero (una sorta di convalescenza sotto controllo medico-infermieristico); servizi clinici specialistici per anziani, attraverso la predisposizione di ambulatori diffusi nel territorio, tenendo in conto che la competenza geriatrica permette di evitare il ricorso a molti specialisti; agli ambulatori potrebbero essere aggregati centri diagnostici (abbattendo le liste d?attesa) e strutture tipo day hospital (in molti casi di terapie prolungate, che non necessitano di elevate competenze: la vicinanza al domicilio è un plus rilevante per l?anziano); servizi di supporto organizzativo e clinico all?assistenza domiciliare nelle sue varie forme, compresi i Centri Diurni Integrati; in quest?ottica, in accordo con i comuni, possono essere ipotizzati ambulatori di bassa complessità per la continuità terapeutica dove gli anziani ricevono prestazioni di limitata intensità tecnologica, ma di elevata intensità clinica ed umana, a prezzi controllati. In quest?ottica la RSA potrebbe costituire un punto di appoggio importante anche per i ?custodi sociali? (dove questa sperimentazione ha preso piede), rispetto ai loro compiti di protezione degli anziani e di coordinamento di servizi plurimi e difficilmente definibili a priori. Inoltre la RSA dovrebbe essere un ?centro vitale? del territorio, ospitando attività che attraggano l?anziano del quartiere e gli permettano di migliorare la qualità della propria vita, fornendogli allo stesso tempo indicazioni formative rispetto al ben invecchiare; ricoveri a minore intensità assistenziale per singoli o coppie che desiderano una protezione elevata rispetto ai rischi di una vita in solitudine; unità di ricovero nelle RSA specializzate per problematiche cliniche specifiche (demenze, comi, pazienti terminali, scompenso di cuore, malattie neurodegenative altamente invalidanti, ecc.), caratterizzate da vari livelli di intensività clinico-riabilitativa e quindi da regimi tariffari diversi tra di loro (attualmente vi è molta confusione sul ruolo della riabilitazione in ambito geriatrico, tra IDR ex art. 26, riabilitazioni ospedaliere, reparti di lungodegenza ribattezzati modernamente di low care). Per alcune problematiche, come quelle dei comi, potrebbe essere fornita tutta la filiera dei servizi, per i diversi livelli di gravità del paziente. Se davvero una RSA fosse in grado di offrire al proprio interno (con alta professionalità, elevata elasticità e nuove tecnologie), i servizi sopraindicati, si potrebbe prevedere che la stessa possa divenire per uno specifico territorio il case manager, in rapporto da una parte con i gruppi di cure primarie, costituiti dai medici di famiglia, e dall?altra con gli ospedali. Le RSA dovrebbero insomma esercitare una sorta di ?centralità elastica? rispetto ai bisogni di continuità assistenziale. Le grandi istituzioni per anziani di Milano non possono oggi sottrarsi al compito (e alla responsabilità) di costruire un ?pensiero forte? attorno al mondo delle RSA, indicando soluzioni che rispettino la dignità della persona anziana ammalata e ne permettano una cura efficace a costi controllati. Le grandi istituzioni milanesi che assistono gli anziani si impegnano a costruire un tavolo comune e stabile di riflessione al fine di far crescere la sensibilità collettiva per la modernizzazione dei servizi.


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