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Italia, guarisci dal mal di stato

Ralf Dahrendorf fa la radiografia del non profit nel nostro Paese: «La legislazione fiscale che avete è punitiva. E poi quell’eccesso di burocratizzazione rischia di spegnere gli entusiasmi. Ma vedo

di Gabriella Meroni

Lord Ralf Dahrendorf ci è abituato, a essere trattato come l?oracolo del Terzo settore mondiale. Colui che con i libri (con il più famoso, Quadrare il cerchio, ha messo d?accordo solidarietà ed efficienza) e l?esperienza (presiede da anni la potentissima Charity Aid Foundation) ha dimostrato che il Terzo settore può vincere sugli altri due, Stato e mercato. E alla grande. Così quando lo incontriamo, dietro le quinte del convegno su ?Non profit, una scelta globale?, organizzato dal Summit della solidarietà, siamo pieni di curiosità per l?analisi che farà della situazione italiana. Prima aveva fatto sognare la platea parlando di casa sua, dove laburisti e conservatori si preparano al dopo-Blair facendo a gara a chi promette più agevolazioni al volontariato. Mentre ci riflettiamo lui, paziente e davvero cordiale, sfoglia con curiosità Vita, e dopo aver esclamato «good gracious!», accidenti che bella!, risponde alle nostre domande. Vita: Lord Dahrendorf, quali sono le principali differenze tra la società civile inglese e quella italiana? Ralf Dahrendorf:(Sorride) Non dovete essere esterofili. I miei amici italiani mi dicono che lo Stato da voi gioca un ruolo enorme, schiacciante, mentre la mia esperienza mi porta a dire che in Francia, Spagna e Germania è peggio. Lì la componente pubblica fa veramente la parte del leone e i volontari sono relegati ai margini della società. Il difetto dell?Italia è semmai un certo localismo, per cui le organizzazioni del Terzo settore sono molto attive e presenti sul territorio, come tante buone famiglie, ma non incidono a livello nazionale. Tuttavia avete le migliori precondizioni per arrivare al modello inglese. Vita:Appunto, il modello inglese. Cosa vi dobbiamo, realisticamente, invidiare? Ralf Dahrendorf:Mi sembra che uno degli ostacoli principali allo sviluppo del vostro Terzo settore sia la legislazione fiscale, non esattamente incoraggiante. Da noi è diverso, le donazioni sono molto favorite. So che tanti italiani continuano a pensare che sia lo Stato a doversi occupare dei problemi, e non guardano al privato sociale come a un difensore dei pubblici interessi. Ma le cose stanno cambiando, e rapidamente. Meno male. Vita:Associazioni, tributaristi, esperti di fund raising e volontari sono tutti d?accordo: in Italia lo Stato non si fida del Terzo settore, tanto che lo sottopone a obblighi e controlli sconosciuti a qualsiasi altro soggetto. Come giudica questo atteggiamento? Ralf Dahrendorf:(Ride) Davvero? Sono sorpreso. Vede, da noi sono i cittadini che non si fidano dello Stato, e non viceversa. Non è una battuta, ma una mentalità differente. Perché penalizzare realtà non profit che generano ricchezza, lavorano per il bene comune e offrono servizi a tutti? Non burocratizzate, non trasformate i diritti in obblighi, è pericoloso. Oltretutto chi deve produrre una serie infinita di documenti per esistere perde l?entusiasmo. Sono un grande difensore delle iniziative che nascono dal basso, dalle radici della società civile. È assurdo ingabbiarle. Vita:Eppure in quasi tutto il mondo esistono agenzie di controllo sul settore volontario. In Italia l?authority sulle Onlus non c?è. Rischiamo qualcosa? Ralf Dahrendorf:Insisto: non sovraregolamentate. Adoro il ?caos creativo? del volontariato, anche se accetto l?idea che specie per le grandi organizzazioni, strutturalmente complesse, siano necessari alcuni criteri di ?accountability?, standard di qualità minimi riconosciuti. Quindi ben vengano le authority. Ma per le piccole associazioni tutto questo non è necessario, non si rischia niente. Vita:Torniamo alle donazioni. Da qualche tempo in Italia si va affermando la tendenza per cui lo Stato raccoglie fondi per scopi sociali. Prima Missione Arcobaleno, ora Visco propone alle imprese di donare fondi per combattere la povertà nel mondo? che ne pensa? Ralf Dahrendorf:È un grave pericolo. Riflettiamoci: da un lato c?è uno Stato che non incoraggia le donazioni con le leggi fiscali, dall?altro chiede soldi ai privati per perseguire finalità che fino a ieri era esso stesso ad assicurare. Qualcosa non quadra. Fare appello alla generosità della gente in queste condizioni è sbagliato e controproducente. Vorrei proprio sapere quanti sarebbero disposti a donare allo Stato per alleviare la povertà, sapendo che è suo compito combatterla alla radice. Vita:Si parla di un quarto settore, la famiglia. Come giudica i tentativi di inserirla nel welfare, fornendole bonus e sgravi perché si scelga il servizio che preferisce, statale o privato? Ralf Dahrendorf:Sono sistemi che possono funzionare dove la famiglia c?è ancora. In Gran Bretagna non esiste più: pensi che più della metà dei bambini nascono da mamme non sposate. Laddove la famiglia funziona ancora, quindi, la domanda da fare è una sola: durerà? E quanto? Ma nessuno sgravio fiscale è mai riuscito a tenere in piedi le famiglie. Vita:Un consiglio agli italiani: qual è la prima cosa da fare per potenziare il non profit? Ralf Dahrendorf:Dare un segnale nel settore fiscale che spieghi alla gente e alle organizzazioni che il governo vuole contribuire a creare un clima favorevole alla donazione, al dono. Vita:Concedendo sgravi totali a chi dona? Ralf Dahrendorf:(Altra risata) Facile dirlo! Ci sono però tanti modi per ottenere lo stesso risultato, e questi sono dettagli della normativa italiana in cui preferirei non entrare.


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