Volontariato

Comboniani: un decalogo contro la Bossi-Fini

Un documento rivoluzionario, elaborato dai missionari per creare una rete di solidarietà nei confronti degli immigrati

di Redazione

Un ”decalogo” per rendere concreta la solidarieta’ con gli immigrati che giungono nel nostro paese. A stilarlo e’ la Commissione giustizia e pace dei missionari Comboniani che rinnovano le loro critiche alla legge Bossi-Fini che, soprattutto verso i clandestini, affermano i religiosi, contiene aspetti ”contraddittori e palesemente ingiusti”. ”Certi politici italiani – afferma il documento dei Comboniani – istigano, con linguaggi anacronistici e razzisti, azioni di abbattimento. Non possiamo rimanere indifferenti e tanto meno silenti. Siamo chiamati in causa nel tentativo di trovare percorsi e soluzioni che portino a non sentirci conniventi con una mentalita’ antievangelica. ”Invitiamo tutti coloro, religiosi e laici, che condividono queste preoccupazioni – e’ l’appello dei religiosi – a costruire una rete comune per sensibilizzare l’opinione pubblica, per facilitare la crescita di una sensibilita’ di accoglienza degli immigrati e di riconoscimento dei loro diritti e della loro dignita’. Ed ecco il testo del ”Decalogo”: 1. ”Disobbedisco anch’io”. Riteniamo legittimo un atto di disobbedienza nei confronti dei contenuti della legge Bossi-Fini e ci diciamo disposti a compierlo. Intendiamo adoperarci a contribuire materialmente con i mezzi a nostra disposizione per ottenere che lo straniero in attesa di regolarizzazione, che non sia responsabile di reati, possa sottrarsi all’espulsione e siamo disponibili a subire i procedimenti penali e le conseguenti sanzioni previste per i trasgressori. 2. Favorire il protagonismo del migrante. Incoraggiare la nascita di iniziative ed organizzazioni che vedano i migranti impegnati e coinvolti in prima persona come protagonisti nel definire gli obiettivi utili al loro inserimento ed i modi migliori per perseguirli. A questo livello si chiede che si riconosca il diritto di voto. 3. Gemellaggio con un migrante. Si tratta di una sorta di ”adozione” fatta da famiglie o comunita’ nei confronti di un migrante in maniera tale da offrirgli amicizia e solidarieta’, soprattutto nell’evenienza che si trovi in situazioni di difficolta’. Concretamente questo puo’ implicare diversi gradi di coinvolgimento: – una semplice telefonata periodica di ”controllo” della situazione; – accompagnamento del migrante adottato agli uffici della questura o comunque nello svolgimento di qualche pratica; – aiuto nella ricerca di un alloggio o di un lavoro; – stanziamento di una cifra mensile di sostentamento a chi ha piu’ bisogno; – un corso personalizzato di lingua italiana. 4. Creare una rete di urgenza. La rete di urgenza e’ un insieme di singoli, gruppi o associazioni, avvocati, medici, politici ecc. che si rendono disponibili ad agire in tempi rapidi nel caso di un’emergenza: retate di polizia, episodi di razzismo ecc. 5. Testimoniare pubblicamente il proprio dissenso. Si tratta di organizzare presidi, sit-in o altre forme di resistenza passiva davanti a questure o altri luoghi istituzionali per sensibilizzare circa l’ingiustizia di trattamenti sommari e puramente restrittivi nei confronti di migranti in difficolta’. 6. Organizzazione del ”sanctuary movement” in Italia. Negli Usa negli anni ’80 nacque il Sanctuary movement per sostenere gli immigranti provenienti dal Centroamerica in guerra. Nel tentativo di rifugiarsi negli Stati Uniti, questi ultimi venivano sistematicamente rispediti al proprio paese dove avrebbero dovuto affrontare la prigione o la morte. Le comunita’ cristiane memori dell’essere luoghi di inviolabilita’ e pertanto i piu’ idonei per la difesa del diritto d’asilo, si offrirono a dichiarare un immigrato parte integrante della loro comunita’ facendosi carico di determinati soggetti a rischio. Quando la polizia veniva per arrestarli ed espellerli, era la comunita’ stessa a farsi arrestare e a presentarsi in tribunale. 7. Offrire sostegno alla regolarizzazione dei migranti. Si tratta di facilitare in qualsiasi modo possibile il processo di regolarizzazione del migrante chiedendo ed offrendo informazioni utili o anche qualsiasi altro tipo di supporto. 8. Sostenere le campagne di pressione. Si tratta di aderire a campagne volte a cambiare la legge Bossi-Fini e a sensibilizzare la societa’ civile sul problema. 9. Avviare laboratori di convivenza. Creare occasioni e spazi di conoscenza reciproca, di confronto, di convivialita’ tra le persone e le culture, nelle scuole, nelle parrocchie, negli spazi comunitari. 10. Aprire le case ed i cuori dei religiosi/e al forestiero e al migrante. Ogni istituto potrebbe trovare il modo di aprirsi al migrante offrendo spazi o supporto vario.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA