Famiglia
Wto: la posizione della delegazione italiana
I punti deboli del negoziato secondo Urso e Alemanno
di Paul Ricard
L’Europa si e’ comportata con grande responsabilita’ e flessibilita’ di fronte alle richieste avanzate dai Paesi del Sud del mondo, i veri sconfitti del vertice di Cancun perche’ dovranno aspettare tempi piu’ lunghi prima che si concluda il Round dello sviluppo. Ma l’agenda multilaterale per l’Europa va avanti, anche se la crisi del sistema dovrebbe portare a cercare nuove sedi, piu’ agili, per la costruzione del consenso anche in ambito Wto. Il vice-ministro al Commercio Adolfo Urso e il ministro dell’agricoltura Gianni Alemanno hanno tracciato con la stampa italiana un’analisi del fallimento del vertice di Cancun evidenziando due punti deboli nell’andamento generale dei negoziati: il ritardo nel riconoscere soggettivita’ politica ai G22, e la difficolta’ oggettiva, in un Wto a 148 Paesi, di raggiungere un accordo soddisfacente per tutti sulle diverse materie in discussione. ”Il fallimento di questo vertice – ha dichiarato il vice-ministro Urso – e’ un danno innanzitutto per i PVS, perche’, anche se il round dello sviluppo lanciato a Doha continua, probabilmente i tempi si allungano e i Pvs vedranno le proprie aspettative allontanarsi”. L’Unione europea, ha sottolineato Urso, ”crede nel multilateralismo, e si da’ appuntamento come Parlamento il 24 settembre a Strasburgo, e come Consiglio degli Affari Generali il 30 settembre per fare un bilancio di questo vertice, guardando al 15 dicembre, quando dovra’ esplicitare la propria posizione ufficiale sul documento finale di Cancun”. Urso, tuttavia, si domanda se ”il Wto cosi’ com’e’, alla luce del fallimento di Cancun, non debba essere ripensato”. Di fronte a 148 Paesi, tanti diversi tra loro e animati da tanti differenti interessi, ma anche di fronte all’emergere di un nuovo soggetto politico, i G22, che Urso giudica chiarificatore delle forze in campo, c’e forse bisogno, secondo il vice-ministro ”di cambiare le strutture decisionali, creando un organismo intermedio, dove si esprimano rappresentanze per aree geografiche, sul modello delle mini-ministeriali che si sono dimostrate efficienti da Doha a Cancun”. Mantenendo salda la barra verso il multilateralismo, l’Italia non rinuncia, tuttavia, a esplorare la possibilita’ di accordi bilaterali: il ministro Urso volera’ nei prossimi giorni in Canada dove trattera’ un accordo sulla protezione di vini e alcolici italiani. Piu’ complessa l’analisi della partita agricola, rispetto alla quale si era riusciti a trattare solo preliminarmente, registrando, tuttavia, una certa apertura su tutti gli step, tranne il tema del cotone sul quale i Paesi ACP avevano rifiutato qualsiasi apertura europea. ”Dobbiamo comunicare di piu’ i valori del modello agricolo UE – ha ammesso il ministro Alemanno – che da piu’ valore allo sviluppo rurale che al mercato per il rispetto della sovranita’ alimentare e la biodiversita’ come chiedono, anche se su posizioni estreme, anche i rappresentanti dei movimenti”. A Taormina, ha annunciato Alemanno, dove si terra’ a breve il Consiglio informale dei ministri agricoli Ue, questa azione di comunicazione, cominciata a Cancun con un susseguirsi di confronti bilaterali, proseguira’ grazie al confronto con i G21, tra i quali il Brasile, che verranno invitati a margine. ”Non ci rimangeremo la riforma della politica agricola (PAC) – ha assicurato inoltre Alemanno – anche se come Ue non dobbiamo aspettare da essa risultati immediati, anche perche’ dovremo confrontarci, proprio in settembre, con la riforma delle politiche per l’olio e per il tabacco”. L’Italia, ha ricordato il ministro Alemanno ”dovra’ spingere sempre di piu’ verso la qualita’, ma gli obiettivi – ha segnalato – dopo Cancun, diventano meno definiti. Perdiamo tempo, infatti, in un round negoziale che andava proprio in quella direzione”.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.