Formazione

Cancun: Fallito il vertice Wto

A Cancun come a Seattle il vertice del World Trade Organization è fallito. A causare il fallimento: investimenti, concorrenza, trasparenza degli appalti, e facilitazioni al commercio

di Redazione

Il vertice della Wto a Cancun e’ fallito. Il presidente della quinta conferenza ministeriale, il ministro degli Esteri messicano Luis Ernesto Derbez, dopo la mancata intesa al tavolo dei temi di Singapore, ha detto che non ci sono le condizioni per andare avanti. Lo riferisce il capo dei negoziatori argentini, Martin Redrado. A provocare il fallimento del vertice, la ferma opposizione dei Paesi africani e di alcuni Paesi asiatici sui temi di Singapore (investimenti, concorrenza, trasparenza degli appalti e facilitazioni al commercio). Dopo che nella bozza di dichiarazione finale erano stati gia’ stralciati due dei quattro temi, il negoziatore europeo, Pascal Lamy, avrebbe proposto di andare avanti almeno su uno, ma gli africani e parte degli asiatici hanno detto che sarebbero tornati all’apposito tavolo delle trattative soltanto alle proprie condizioni. A quel punto, il mediatore del tavolo, il kenyano Mukhisa Kituxi, ha annunciato il collasso delle trattative. Cancun come Seattle A distanza di quattro anni, così come era fallito nella piovosa città Usa il vertice della Wto è saltato anche qui, sotto il sole caraibico che inonda i grandi alberghi della nota spiaggia messicana. E a bloccare l’intesa, ancora una volta i Paesi del sud del mondo. A sopresa, il tema della rottura non è stato l’agricoltura, da sempre ritenuto il nodo cruciale delle trattative, ma i cosiddetti new issues, o temi di Singapore: investimenti, concorrenza, trasparenza degli appalti, e facilitazioni al commercio. E a puntare i piedi non sono stati i Paesi del G21, il nuovo e potente gruppo coordinato dal Brasile, bensì gli africani, i quattro del cotone (Benin, Mali, Ciad e Burkina Faso), più Kenya, Uganda e Senegal, cui si sono poi aggiunti altri Paesi in via di Sviluppo. Il negoziato sulla bozza di documento si era appena aperto, con i new issues al primo posto della discussione, e ciascuno ha messo sul tavolo la propria posizione: gli africani hanno detto che la bozza non andava bene, gli Usa hanno mostrato piena flessibilità a cambiarla, la Ue ha spiegato che era pronta a rinunciare ad alcuni temi chiedendo che se ne lasciasse almeno uno sul tavolo, ma giapponesi e coreani hanno insistito che il pacchetto comprendeva quattro temi e quattro dovevano rimanere. E su questa richiesta si è consumata la frattura: gli africani hanno abbandonato la riunione, seguiti via via da altri Paesi. Erano le 15,15 (le 22,15 italiane) quando il capo della delegazione del Kenya, Mukhisa Kituxi, ha annunciato: “il vertice è fallito”. Subito grida di gioia si sono levate da alcune decine di delegati di organizzazioni non governative, mentre all’esterno del centro in cui si svolge il vertice i new global hanno cominciato a scandire “vittoria, vittoria”. Nessuna conferma ufficiale, almeno fino a quando, alle 17,45 (le 0,45 in Italia), il direttore generale della Wto, Supachai Panitchpakdi, e il presidente della conferenza, il ministro degli Esteri messicano, Luis Ernesto Derbez, hanno dichiarato chiuso ufficialmente il vertice senza alcun documento finale, ma solo il ringraziamento di prammatica ai partecipanti per l’impegno mostrato e gli auguri per il lavoro che ancora bisogna fare. Ma già dopo mezz’ora dalla dichiarazione di Kituxi, quando sono state annunciate le conferenze stampa dei G21, degli Usa e della Ue, è apparso chiaro a tutti che non c’era più nulla da fare. “Un fallimento grave, che mostra la fragilità della Wto e ne mette in dubbio le sorti avrebbe detto il negoziatore Ue Pascal Lamy, in un incontro a porte chiuse si apre ora un periodo di incertezza”. “Sviluppati o in via di sviluppo ha sottolineato il capo della delegazione Usa, Robert Zoellick – qui ci sono stati Paesi possibilisti e contrari. La retorica dei contrari ha prevalso sugli sforzi concentrati dei possibilisti: i contrari hanno portato all’impasse”. Nessuno, d’altro canto, si aspettava un fallimento della conferenza: le previsioni erano, piuttosto, per un documento con molti spazi bianchi da riempire, tante parole e pochi fatti per non scontentare nessuno. E la prima e unica bozza di documento prodotta a Cancun sembrava andare proprio in questa direzione. Ognuno otteneva qualcosa (qualcuno più degli altri) e ognuno sembrava insoddisfatto per non aver ottenuto abbastanza. Ma tutto sembrava indicare che alla fine, magari dopo un rinvio di alcune ore, un’intesa sarebbe stata trovata. Nessuno aveva previsto la ribellione di quei Paesi che normalmente si alleano con quello tra i protagonisti in campo che è più vicino ai propri interessi: questa volta poi ce ne erano addirittura tre: oltre a Usa e Ue, era comparso sulla scena anche il G21. E invece, a guidare la protesta, a dare il ‘la’ al fallimento del vertice, sono stati proprio loro, i più poveri, i Paesi africani del cotone, gli unici che da quella bozza di documento su cui si discuteva da oltre 24 ore, non avrebbero ottenuto nulla. Le prime reazioni Usa – Intanto un appello a non abbandonare i lavori è venuto anche dal capo della delegazione Usa alla Wto, il segretario al commercio Robert Zoellick. “Oggi, siamo venuti con l’intenzione di lavorare sul testo preparato dai cinque mediatori, e continuiamo a voler lavorare su questi temi”, ha detto in una dichiarazione ufficiale. “La retorica dei contrari ha prevalso sugli sforzi concentrati dei possibilisti – ha aggiunto – i contrari hanno portato all’impasse. Oggi abbiamo fallito sulle questioni di Singapore, ma la lezione di Cancun è che un utile compromesso fra 148 paesi richiede una seria volontà di concentrarsi sul lavoro – non sulla retorica – per ottenere il giusto equilibrio fra ambizione e flessibilità”, ha concluso Zoellick. UE – Sulla stessa linea la Ue che ha chiesto che il vertice continui e fa appello agli altri paesi a manifestare la stessa responsabilità che l’Europa sta dimostrando. Lo ha annunciato il ministro delegato al Commercio Estero, Adolfo Urso, alla notizia – ancora non ufficiale – di un fallimento della conferenza. “Abbiamo convocato con urgenza, d’ intesa con la Commisione, la riunione del Consiglio Europeo per valutare la situazione di crisi che si è manifestata sull’andamento del negoziato e che è da imputare alla rigidità manifestata da alcuni paesi sui temi di Singapore – spiega Urso – da una parte i Paesi africani decisamente contrari, dall’altra la Corea decisamente favorevole”. “La Ue – aggiunge – anche in questa occasione ha manifestato grande responsabilità esprimendo sin da questa mattina la più ampia flessibilità in queste tematiche, proprio al fine di consentire una intesa generale” Azione Aiuto Onlus – [di Marco De Ponte ] In questo istante fallisce il vertice di Cancun con la conferma di un delegato keniano e del commissario Fishler che le nuove questioni hanno fatto fallire le trattative. Pareva che Lamy avesse chiesto la convocazione di un Consiglio Europeo per farsi modificare il mandato negoziale, dato che la bozza di ieri era talmente sbilanciata che tanti Paesi del sud del mondo si erano irritati al punto da minacciare per la prima volta la rottura. E che Lamy dovesse arrivare a chiedere questo, a molti di noi italiani ‘ufficiosi’ (ONG e campagne) per la veritả pareva abbastanza logico sin da principio. Le delegazioni europee, un poco per tattica ed a mio modo di vedere molto anche per scollamento dalla realtả, sembravano ieri essere rilassate e del tutto incapaci di comprendere quanta frustrazione continuassero a creare nei Paesi del G21 e nei Paesi poveri in generale. A volte mi domando quanto si tratti di tattiche negoziali e poi come italiano rimango desolato nel capire che invece per lo più il distacco dalla realtà è abissale. Come potessero gli europei pensare di ‘farla franca’ inserendo le new issues nella bozza dopo che 80 paesi avevano detto chiaramente di no, sfugge a chiunque parli un poco con africani ed asiatici. Ma il governo italiano e la commissione con chi parla? Alcuni di noi hanno avuto prima del governo le bozze, abbiamo avuto prima di loro documenti confidenziali della commissione, abbiamo avuto prima la letteraccia indignata spedita dal governo Indiano. Perché? Non certo perché siamo più furbi o belli. Semplicemente perché ci confortiamo ed abbiamo la fiducia dei paesi poveri ed anche di altri europei. Ministri africani si riuniscono nella sala conferenze di Actionaid, loro e gli altri ne parlano con noi, con Oxfam, con Our world is Not for Sale… cose normali ovunque si comprenda che il nostro mondo non è composto di pazzi idealisti o spaccavetrine di professione, ma anche da gente che conosce la materia ed aiuta nel negoziato anche dal punto di vista tecnico i paesi che lo conducono in condizione di inferiorità. Non si può essere felici che una negoziato crolli se deve stabilire regole buone per tutti, ma se invece la maggior parte dei paesi del mondo deve essere del tutto frustrata allora forse bisogna fermarsi a pensare sui motivi per cui si arriva a questo. Un poco più di umiltà verso paesi del sud, movimenti e organizzazioni che ogni giorno lottano per migliori condizioni di vita dei poveri forse sarebbe salutare a tutti, compresi i paesi ricchi.


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