Non profit

I nemici del Wto: le ong o gli Usa?

I Paesi che fanno maggiormente resistenze al libero mercato sono proprio quelli economicamente più ricchi.

di Riccardo Bonacina

Caro Bonacina, ho trovato ineccepibili le riflessioni del vice ministro Urso sull?Organizzazione mondiale del Commercio. In occasione della consegna delle prime 50 mila firme della campagna No Dumping che, insieme a Vita, ha visto coinvolte tante organizzazioni della società civile italiana ed europea, il vice ministro ha detto, come da voi riportato: ? Ormai l?Organizzazione mondiale del Commercio da club dei Paesi ricchi sia diventato un vero e proprio ambito che può e deve regolare la globalizzazione. Ormai vi partecipano 148 Paesi, con la recente adesione di Nepal e Cambogia, dai 60 che erano sino a pochi anni fa. è ovvio che in ambito negoziale esplodano tutte le contraddizioni, ma questo è bene, l’alternativa al Wto è la legge del più forte. Il Wto bisogna rafforzarlo perché è oggi l?unico organismo internazionale con poteri sanzionatori, e recentemente uno dei Paesi più sanzionati è stato proprio il più potente: gli Usa. E voi volete chiudere questo organismo??. Ebbene il ragionamento del ministro di An mi pare molto più sensato delle richieste di tanti movimenti no global che chiedono la chiusura del Wto. Lei cosa ne pensa?

Marco Asperi, Bari

Carissimo Marco, pochi giorni fa Alfredo Somoza, presidente dell?Associazione Italiana di Turismo Responsabile ha scritto: “La vera novità di Cancún potrebbe essere che per la prima volta la contestazione maggiore non provenga dalle ong. Se il Wto era stato immaginato come un cuneo per far entrare i principi neoliberali laddove ci fossero state ancora delle resistenze, ma senza mettere in discussione i privilegi dei paesi economicamente forti, oggi comincia ad essere visto da questi ultimi come una specie di Frankenstein che si rivolge contro il proprio creatore. Il Wto ha messo a nudo una verità che a lungo non si è voluto vedere: sono proprio i paesi economicamente forti quelli che hanno maggiori tutele sui propri mercati e sui settori chiave dell?economia, e non intendono rimuoverli se non parzialmente. Dopo aver raccontato per un decennio la fiaba del libero mercato senza vincoli statali come unica via verso lo sviluppo economico, oggi si ?scopre? che sono proprio i paesi del G7 quelli che hanno più paura delle aperture, che il Wto è obbligato ad esigere utilizzando anche l?arma delle sanzioni economiche”. Come vede la ragionevolezza non è questione di schieramento. è del resto una verità lapalissiana il fatto che basterebbe aumentare di un punto percentuale le esportazioni di Africa, America latina e Sud est asiatico per far uscire dalla povertà 128 milioni di persone. E non per una scelta di giustizia, ma di vero, libero, mercato.

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