Famiglia

Wto: Cancun, la prima giornata

La cronaca di Roberto Meregalli Beati i Costruttori di Pace - Rete di Lilliput - Campagna "Questo mondo non è in vendita"

di Redazione

Rispettando il consueto programma, il vertice è iniziato. Come nelle precedenti edizioni, la sessione inaugurale ha visto prendere la parola il direttore generale del WTO, Supachai Panitchpakdi, il presidente del General Council, Carlos Perez del Castillo, il ministro del commercio o degli esteri del paese ospitante, in questo caso Luis Ernesto Derbez, e il segretario generale dell’UNCTAD, Rubens Ricupero. Questa volta si è aggiunto il presidente messicano Vincente Fox, ma le sue parole sono state di circostanza. Decisamente più interessanti quelle contenute nel messaggio di Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, che come da tradizione (nelle ministeriali WTO), è stato letto da Rubens Ricupero, soprattutto se confrontato con quello di due anni orsono, a Doha. Il testo di Annan inizia affermando che “la retorica del commercio internazionale è piena di belle promesse” ma “piuttosto che avere regole globali negoziate da tutti, nell’interesse di tutti”, ci sono processi decisionali a porte chiuse e troppi interessi difesi a denti stretti, “troppe promesse non mantenute”. Il discorso di Annan è dettagliato e lucido e termina quasi con una preghiera: “Qui, a Cancun, vi prego di dire No a politiche commerciali che aumentano la povertà e indeboliscono gli aiuti” e con l’invito a prendere coraggiose e concrete iniziative per rivitalizzare l’economia mondiale e stabilire un nuovo corso per lo sviluppo. Dopo la sessione inaugurale, sino quasi alla fine del vertice, sul palco si alterneranno tutti i ministri dei 146 Paesi membri del WTO, ma ovviamente questa è solo la facciata del vertice, quello vero si sta svolgendo nella miriade di incontri che sino al 14 si sussegueranno a ritmo serrato. Come a Doha sono stati creati alcuni gruppi negoziali: Agricoltura, presieduto dal ministro del commercio e industria di Singapore Accesso al mercato per i prodotti industriali (NAMA), guidato dal Segretario alle Finanze di Hong Kong Sviluppo, presieduto dal ministro del commercio e industria del Kenya New Issues (investimenti, etc.), presieduto dal ministro canadese Pierre Pettigrew Altri Temi, presieduto del commercio estero della Guyana. Curioso che sia il gruppo che si occupa di agricoltura che quello che si occupa di investimenti sono presieduti da coloro che già lo fecero due anni orsono a Doha, soprattutto la nomina del canadese Pierre Pettigrew, ha sollevato qualche polemica vista la posizione pro-new issues da sempre assunta da questo paese. Riguardo ai gruppi creati, l’UE si e’ lamentata per la mancata creazione di un gruppo dedicato all’ambiente (a Doha c’era) e alle indicazioni geografiche, ma le e’ stato risposto che di questi temi se ne parlerà nel gruppo “altri temi” che qualcuno ha già ribattezzato come “gruppo cimitero” perche’ da esso non ci si aspetta alcun risultato. Come ampiamente previsto, l’agricoltura rappresenta il principale tema di negoziato. La dichiarazione del G21 ha acceso la miccia e gli sforzi di USA ed UE di evitare l’adesione di altri paesi alla dichiarazione dei paesi in via sviluppo (fra di essi Argentina, Brasile, Sud Africa, Cina e India) raggruppati sotto questa sigla, sembrano dare scarsi risultati. La proposta del G21 è terribilmente indigesta per i due giganti commerciali, prevede infatti la fine della blue box, la “scatola” che contiene i sussidi tollerati perche’ considerati poco o per nulla distorsivi. Drastico anche il taglio richiesto per la green box, cioè per i sussidi ammessi. Occorre ricordare che la riforma della Politica Agricola Comune Europea, appena approvata, nella sostanza non prevede tagli ma il disacoppiamento dei sussidi dalla produzione (ovvero ti pago indipendentemente da quanto produci) permettendo proprio di spostare le ingenti sovvenzioni europee dalla categoria dei sussidi non ammessi alla bue e green box.


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