Famiglia

Son frère, grande film con Mantegna alla regia

Recensione del film "Son frère" di Patrice Chéreau.

di Giuseppe Frangi

Son frère. Suo fratello. Il nuovo film di Patrice Chéreau s?incardina su questo aggettivo possessivo, imprevisto e davvero molto fedele all?etimologia: cioè davvero ?possessivo?. è un “suo” in andata e ritorno, per i due protagonisti, Luc e Thomas, naturalmente fratelli. Luc è di Thomas e viceversa. Il film racconta il crescere, in consapevolezza e in imprescindibilità, di questa reciproca appartenenza. L?episodio scatenante è la malattia imprendibile e insidiosa di Thomas: ha il sangue senza piastrine e il ragazzo è costretto a lunghe ed estenuanti permanenze in ospedale. Ma quel “suo” avrebbe una valenza solo narrativa se non entrasse, nel gioco, anche la macchina da presa di Chéreau. Il regista la usa per entrare in quei corpi e in quelle anime, per farle anche “sue”. E dallo schermo ci restituisce qualcosa di più fisico, di più intellettualmente profondo che non delle semplici immagini. Del resto Chéreau è regista nato dal teatro, che ora nel cinema insegue un?esperienza più radicale di quanto il teatro possa garantirgli. Anzi, saltando il teatro, opera un raccordo prepotente tra cinema e arte. Questo suo film infatti è lo sviluppo di un?immagine cardine della cultura occidentale: il Cristo morto di Mantegna. Non perdetelo.


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