Povertà

Assegno d’inclusione, 117mila domande respinte: Alleanza contro la Povertà lancia l’allarme

Preoccupano i primi dati diffusi dall'Inps in merito all'Assegno d'inclusione: le cifre sono decisamente al di sotto del fabbisogno reale. Decine di migliaia di domande respinte per mancanza del requisito economico

di Redazione

Sono 651mila le domande presentate per il nuovo Assegno d’inclusione-Adi; 446mila quelle lavorate, 288mila quelle accolte e 117.461 le respinte. I primi dati diffusi dall’Inps, aggiornati allo scorso 22 gennaio, risultano inferiori persino alle stime fatte dal governo, che aveva annunciato una potenziale platea beneficiari di circa 737mila nuclei familiari nel programma. Al momento sono, quindi, meno di 300mila i nuclei che, a partire dal 26 gennaio 2024, ricevono il pagamento dell’Assegno d’inclusione: cifra confermata dalla ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, che ha rettificato quanto dichiarato alcuni giorni fa, quando aveva parlato di 450mila beneficiari.

Per Alleanza contro la Povertà, «288mila nuclei familiari sono pochi, pochissimi, rispetto a quanti, in Italia, necessitano di un supporto economico, per non cadere o ricadere in una condizione di povertà assoluta; o per non precipitare da una fragile condizione di povertà relativa a una, ben più drammatica, di povertà assoluta. Il 14 settembre l’Alleanza ha presentato un Position Paper, in cui evidenziava che la platea dei beneficiari del supporto si sarebbe dimezzata: ora, i numeri diffusi costringono a tenere alta l’attenzione».

Emerge inoltre il problema delle domande respinte: come spiega la nota dell’Inps, da un lato ci sono «le prime 287.704 domande, che hanno superato positivamente la fase istruttoria e andranno in pagamento il 26 gennaio con un importo medio di 645,84 euro». Dall’altro, ci sono però ben «117.461 domande respinte per mancanza di requisiti. Tra le principali cause risultano: esito negativo sopra soglia su Dsu (Dichiarazione sostitutiva unica), superamento delle soglie di reddito, omessa dichiarazione dell’attività lavorativa».


Occorrerebbe sapere nel dettaglio qual è il peso delle singole cause di respingimento, ma qualche primo elemento utile arriva dalle dichiarazioni della ministra Calderone: a determinare il rigetto della domanda è stato, «nel 50% dei casi la mancanza del requisito del reddito familiare conforme ai termini di legge e, nel 20% dei casi, l’assenza dei requisiti di età o disabilità del nucleo famigliare richiedente. Nel restante 30% si concentrano diverse motivazioni che hanno portato ad un esito negativo della domanda».

È su questi aspetti che Alleanza contro la Povertà lancia l’allarme: «Come abbiamo evidenziato al governo in più occasioni, soprattutto nel nostro Position Paper sulla legge n. 85/2023, i requisiti economici richiesti per l’Adi non rappresentano e non esauriscono la platea di coloro che, in Italia, sono effettivamente a rischio di povertà assoluta», si legge in una nota dell’associazione. «Il rischio, insomma, è che non accedano alle misure di sostegno che si sono rivelate necessarie a salvare dalla povertà centinaia di migliaia di persone in condizioni di estrema vulnerabilità economica e sociale. È un rischio che non possiamo permetterci di correre: chi è in condizioni di povertà deve essere sostenuto e accompagnato, a prescindere da quali siano le sue condizioni anagrafiche, sanitarie e lavorative».

Per quanto riguarda il Sostegno formazione e lavoro, che è misura di attivazione lavorativa piuttosto che di contrasto alla povertà essendo rivolta alle singole persone e limitata al massimo ad un anno, i dati dell’Inps (aggiornati al 22 gennaio) parlano di 250mila domande attese, 170mila presentate, 70mila accolte. Anche a tale riguardo, i numeri non sono confortanti: poco più di un terzo delle richieste ha avuto esito positivo.

«I numeri ufficiali dell’Inps confermano le preoccupazioni che Alleanza ha manifestato ben prima che queste misure fossero introdotte: il rischio che i poveri, suddivisi in “categorie”, restino in buona parte privi di supporti e di politiche di sostegno capaci di rispondere, almeno parzialmente, ai loro bisogni», commenta Antonio Russo, portavoce di Alleanza contro la povertà. «Se il rapporto tra domande attese e domande pervenute e, soprattutto, se i numeri delle domande respinte dovessero rimanere questi, dovremmo fare i conti con un aumento della povertà assoluta nel nostro Paese, che richiederà interventi urgenti e strutturali, così come strutturale è questo fenomeno, da ormai più di 10 anni. Rinnoviamo la nostra assoluta disponibilità a mettere a disposizione del governo le nostre competenze, le nostre professionalità e le analisi che abbiamo condotto ultimamente, utili per comprendere e affrontare in modo più adeguato il problema della povertà nel nostro Paese».

Foto di © Daiano Cristini/Sintesi

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.