Volontariato

Le mine new look

Hanno forme e colori accattivanti, per fare ancora più vittime. Le parole del sottosegretario agli Esteri Luigi Mantica.

di Benedetta Verrini

La ?buona? notizia è che il numero di vittime è leggermente diminuito. Ma resta a un livello da catastrofe: ogni anno nel mondo 15-20mila persone saltano sulle mine. L?altra notizia, decisamente cattiva, è che per quanto aumenti l?impegno a livello internazionale per lo sminamento umanitario (309 milioni di dollari nel 2002, un 30% in più rispetto all?anno precedente), la ?semina? di nuovi ordigni non si è mai fermata. Non in Cecenia, né in Iraq, né al confine tra India e Pakistan, né in molte altre zone del mondo dove divampano conflitti dimenticati. è il quadro a tinte forti tracciato dal Landmine Monitor 2003, il celebre report realizzato dai ricercatori della campagna internazionale per la messa al bando delle mine (Icbl ) e presentato a Roma martedì 9 settembre. Meno fondi italiani Dal documento emerge una clamorosa battuta d?arresto nell?impegno del governo italiano riguardo allo sminamento umanitario: “Per il 2003, i fondi stanziati in base alla legge 58 del 2001, che ha istituito il Fondo per lo sminamento umanitario, hanno subito un drastico ridimensionamento”, dice Simona Beltrami, coordinatrice della Campagna italiana per la messa al bando delle mine. Gli aiuti sono infatti passati da 9,8 milioni di euro (lo stanziamento 2002) ad appena 2,6 milioni di euro nell?anno in corso. “E il futuro sembra ancora più incerto”, aggiunge la Barbieri, “visto che il rifinanziamento del fondo è legato alla prossima Finanziaria”. Eppure l?Italia fa i conti con una grave responsabilità, quella di essere stata, negli anni 80, uno dei maggiori produttori mondiali di mine antipersona: “Gli uomini, le donne e i bambini che oggi saltano su una mina in Afghanistan, in Iraq o in Somalia”, dice Nicoletta Dentico, presidente della Campagna italiana, “saltano su mine italiane”. L?ambiguità Usa Basta un?occhiata a quel corposo librone che è il Landmine Monitor per scoprire altre, pesantissime ipocrisie: gli Stati Uniti sono il primo Paese finanziatore degli interventi umanitari (63,7 milioni di dollari donati nel 2002, quasi un quinto del totale globale), ma restano uno dei 15 Paesi produttori. “E contrariamente alle promesse fatte dall?amministrazione Clinton, attualmente non sembra ci siano speranze che gli Usa arrivino a ratificare il Trattato di Ottawa”, spiega la Dentico. “Si sono riservati l?uso di mine in ogni intervento armato effettuato in questi ultimi anni, in Kosovo come in Iraq, mettendo anche in profondo imbarazzo gli altri Paesi Nato che avevano aderito alla messa al bando. Inoltre, l?impegno economico per l?assistenza umanitaria si ridimensiona parecchio se solo pensiamo ai gravissimi danni provocati dal lancio di cluster bomb”. è successo in Afghanistan, come nell?ultimo conflitto in Iraq. “Le cluster bomb sono il pericolo più stringente per la popolazione irachena”, spiega Stefano Calabretta, di Intersos, ora impegnata nello sminamento umanitario nei pressi di Bassora. Gli ordigni a grappolo inesplosi assomigliano a palline da tennis o a cilindri dai colori sgargianti, con attaccati nastri di stoffa o piccoli paracadute. Una tentazione incredibile per i bambini. “Cerchiamo di mettere in guardia la popolazione, che dopo il conflitto Iran-Iraq si era abituata alla mine, ma non a queste nuove bombe”, spiega Calabretta. “Gli effetti sono analoghi a quelli della mina antiuomo” aggiunge Carlo Garbagnati, vicepresidente di Emergency. “Se le volontà fossero oneste, se fossero vere le preoccupazioni e sincere le parole che le esprimono, l?inclusione delle cluster bomb nella categoria delle mine antiuomo sarebbe la via non solo più rapida, ma anche la più coerente e comprensibile”. Ma sulla possibilità di un allargamento del bando alle cluster, Stefano Calabretta si dice pessimista: “è vero che al Trattato di Ottawa hanno aderito più di 130 Stati, ma restano fuori colossi come Stati Uniti, Russia, Cina, Egitto, India, Pakistan. Se dicono no alle mine, figuriamoci alle cluster…”. Ottawa alla revisione “Il processo di Ottawa non è affatto finito”, rilancia Nicoletta Dentico. “Ha permesso conquiste inimmaginabili: la salvezza di migliaia di persone e la drastica riduzione dei produttori. Ora dovremo lavorare sulle zone d?ombra del trattato e vigilare sull?impegno italiano”. Il prossimo banco di prova è la quinta riunione degli Stati parte del Trattato, a Bangkok, dal 15 al 19 settembre. Il governo italiano, investito della presidenza Ue, si è già impegnato a un?azione diplomatica rivolta ai Paesi membri (e ai 10 che entreranno nel 2004) e a tutti gli altri non firmatari, per giungere all?universalizzazione della messa al bando delle mine. Info: Informazioni sulle mine: CAMPAGNA ITALIANA CONTRO LE MINE Luigi Mantica “Sminamento, 30 milioni in finanziaria” “In questi tre anni, attraverso il Fondo per lo sminamento umanitario, l?Italia ha investito oltre 15 milioni di euro. La nostra raccomandazione è per raddoppiare questo impegno, e quindi arrivare a un investimento di circa 30 milioni di euro”. Così il sottosegretario al ministero degli Esteri (con delega sul disarmo), Luigi Alfredo Mantica ha illustrato le richieste del suo dipartimento riguardo al settore mine. Anche se, scherza con una battuta, “conoscendo il ministro Tremonti promesse non ne faccio?”. La sorte del Fondo per lo sminamento, infatti, dopo l?esaurimento della dotazione triennale iniziale, è legata alla prossima legge Finanziaria. Il raddoppio del budget dovrebbe essere spalmato per il prossimo triennio. Più immediato e certo dell?investimento economico è invece lo sforzo diplomatico: “Ci eravamo assunti un impegno in concomitanza con il semestre di presidenza europeo”, ha spiegato Mantica. “Il governo italiano ha contattato circa 50 Paesi non firmatari del Trattato di Ottawa, anche i più remoti, per sollecitarli ad aderire alla Convenzione. A livello strettamente europeo, stiamo facendo pressioni su Estonia e Lettonia, che diventeranno membri nel 2004, e poi su Finlandia e Grecia. Quest?ultima dovrebbe depositare il suo strumento di ratifica contemporaneamente alla Turchia”. Ma la vera battaglia diplomatica, sotto questo punto di vista, resta da fare con Stati Uniti e Russia. La strada percorribile, secondo il sottosegretario, è quella della pressione a livello di comunità internazionale. L?Italia coordinerà l?azione dell?Unione europea alla prossima riunione degli State Parte di Bangkok e sta anche per assumere la presidenza del Comitato permanente sulla distruzione delle scorte (previsto dal Trattato di Ottawa). E poi, c?è il capitolo cluster bomb e ordigni inesplosi. Riguardo a questo, ha ricordato ancora Mantica, “sta per essere depositato a Ginevra uno strumento multilaterale dedicato ai residuati bellici ed esplosivi, nell?ambito della Convenzione internazionale sulle armi inumane del 1980”. Ed è una strada percorribile per affrontare l?allargamento del bando di ordigni che provocano gli stessi danni delle mine.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA