Cultura

Biologico. Qui si Sana il gran malato

Alla fiera di Bologna è uno degli argomenti più caldi: il biologico è in crisi? (di Ida Cappiello e Carmen Morrone).

di Ida Cappiello

C?è confusione nel biologico. Il settore, punta di diamante dell?agricoltura italiana degli ultimi anni, abituato a percentuali annue di crescita a due cifre, da qualche mese è scosso da scandali, ispezioni, calo dei consumi, disaffezione dei produttori. Come se non bastasse, subisce un attacco senza precedenti da parte dei concorrenti stranieri, prodotti e agricoltori extraitaliani che si alleano con le grandi centrali di distribuzione, praticano un?aggressiva politica dei prezzi (leggi: costano la metà dei produttori nostrani) e piazzano merce con etichetta bio anche se sarebbe legittimo avanzare dei dubbi sulla genuinità di quello che dichiarano.
Se n?è parlato al Sana, la fiera del settore e se ne parlerà ancora: è arrivata la crisi del biologico, come hanno strombazzato in tanti in questi giorni, o il panorama è un po? più complesso? “La superficie coltivata è diminuita del 5,6% e le aziende del 2%”, ammette Rosa Maria Bertino, giornalista di Bio Bank (BIO), sciorinando i dati di una ricerca presentata al Sana e realizzata da Nomisma. “Ma si tratta del naturale assestamento di un settore che era cresciuto anche grazie a generosi finanziamenti europei. È un calo fisiologico. Anzi, il mercato si depura da quanti avevano speculato sul bio, pensando di fare soldi in fretta e senza fatica”.

Colpa delle importazioni?
Nessun allarmismo, dunque (anche se la Coldiretti segnala una contrazione delle aziende di quasi il 9%), ma la concomitanza di una serie di fenomeni esterni. Primo tra tutti, un bio-import selvaggio: più 27% nell?ultimo anno. “Questo è davvero un problema”, conferma Fabio Lunati, ricercatore Nomisma. “Anche perché molti prodotti arrivano da Paesi dell?Est, come l?Uzbekistan, con certificazioni ?di Stato? e non di organizzazioni indipendenti, come avviene nel resto d?Europa”.
Una realtà che sembra dare corpo ai peggiori sospetti, quelli di chi, anche sulla scorta di recenti scandali (in Sicilia i Nas hanno revocato la certificazione bio a 10 aziende accusate di aver ?taroccato? 3mila tonnellate di prodotti), è convinto che il biologico sia un bluff e i 15 enti certificatori italiani poco più che scatole vuote. “Quando i Nas fanno i controlli, le aziende tradizionali sono irregolari al 50%, quelle bio non arrivano al 5%”, si difende Lino Nori, presidente del Consorzio controllo prodotti biologici-Ccpb. Dichiarazioni puntualmente confermate dagli ultimi dati (ancorché parziali) diffusi dal ministero dell?Agricoltura: su 458 ispezioni effettuate da aprile a metà luglio, la percentuale dei falsi bio è stata appena del 3,8%.
“Le infrazioni non erano responsabilità degli enti certificatori”, precisa Gaetano Paparella dell?Istituto per la certificazione etica e ambientale-Icea, “ma dei singoli agricoltori, che si erano lasciati tentare da una contaminazione tra bio e non bio per raggiungere un determinato livello di produzione e far fronte alle crescenti richieste del mercato”.

Ci sono anche le eccezioni
“Il calo dei consumi non è dovuto a una crisi di fiducia, ma al rialzo dei prezzi”, è l?analisi di Vincenzo Vizioli, presidente di Aiab, altra centrale di promozione e certificazione. “Ma anche qui c?è un equivoco: i distributori vanno alla caccia del produttore che costa meno, poi sullo scaffale il prodotto è caro. La filiera è diventata troppo lunga. E alla fine chi ci guadagna è il produttore straniero, chi ci perde il consumatore italiano”.
Ma esistono delle eccezioni? Per fortuna sì. La prima è rappresentata dalle mense scolastiche: secondo Bio Bank, sono ormai 561 i Comuni (o le scuole non statali) che hanno optato per i pasti naturali negli istituti da loro gestiti, per un totale di 800mila studenti che mangiano bio ogni giorno. E la tendenza è all?allargamento dell?offerta.
Un?altra isola felice, nel mondo produttivo questa volta, è Granarolo, una delle pochissime imprese di grandi dimensioni tuttora in crescita nel biologico, grazie a uno stretto rapporto con il mondo agricolo. “Il legame con i produttori è fondamentale”, dice il coordinatore della linea Prima Natura Bio, Luca Rimondini. “Chi era entrato nel biologico in modo estemporaneo non poteva resistere. In Granarolo siamo diventati i primi nel settore del latte e derivati, e vogliamo crescere ancora. Abbiamo fatto pubblicità televisiva, rarissima in questo mercato, e l?anno prossimo dedicheremo anche un sito solo alla linea bio”.

Solo chi ci crede resiste
Dunque per avere successo nel biologico bisogna crederci. Questo vale però anche per i consumatori: chi ha comprato bio per una momentanea paura di prodotti convenzionali ritenuti pericolosi, come nel caso di mucca pazza ieri, oggi magari per gli ogm, difficilmente resiste. Sull?importanza dei valori e degli stili di vita insiste il direttore di Sana, Sergio Rossi, che sottolinea il significato del cammino percorso dalla fiera, da semplice vetrina di alimenti naturali a centro di dialogo sulla qualità del vivere.
“Abbiamo inventato Sana perché crediamo nella possibilità di una vita diversa, individuale e collettiva”, dice Rossi. “È questo il senso di una fiera che è diventata un?occasione di visibilità per un settore che dev?essere aiutato a comunicare. Quest?anno gli incontri sono una cinquantina, tanto per fare un esempio. E l?importanza dei valori nella motivazione al consumo è testimoniata una volta di più dalla presenza in fiera del commercio equo e solidale, al quale dedichiamo un convegno e una mostra fotografica”.

Ida Cappiello e Carmen Morrone

Info:
Tutti i numeri di Sana, la fiera del viver bene

Oltre 90mila metri quadrati di superficie espositiva distribuiti in 17 padiglioni; 1.600 espositori provenienti da 34 nazioni, 85mila visitatori. Sta in questi i numeri il successo della scorsa edizione di Sana, il principale appuntamento per tutto il mondo del naturale, che è in corso anche quest?anno, come sempre a Bologna, fino al 14 settembre. Chi espone a Sana? Innanzitutto produttori e distributori del settore alimentare, attivi nel campo del biologico e biodinamico, nei prodotti tipici, nell?agriturismo, nell?agricoltura ecocompatibile; ci saranno poi anche operatori della salute naturale come omeopati, farmacisti, erboristi e terapeuti, e i professionisti dell?ambiente: architetti, progettisti, impresari edili, commercianti di mobili, arredi e abbigliamento che credono in uno stile di vita ecocompatibile e naturale. In fiera c?è anche Vita: il nostro stand è al padiglione 22, settore C27.

Equo al sana: una presenza importante
Questa edizione di Sana riserva ampio spazio al mondo del commercio equo e solidale, di cui ospita i protagonisti e le realtà più significative all?interno di un?apposita area espositiva. Questa viene affiancata da una mostra fotografica sulle organizzazioni internazionali del commercio equo e dal convegno Commercio equo e solidale nel mondo: l?impatto economico e la responsabilità sociale delle imprese, organizzato con la sponsorizzazione di Coop Italia.
Info:
SANA

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