Volontariato

Una canzone per New-York

11 settembre 2003. Due anni fa crollavano le torri gemelli a New-York. Nelle parole di Ani di Franco, cantautrice americana, le critiche e l'affetto di un artista verso il proprio paese

di Redazione

Scritta poco dopo il crollo delle due torri, Self Evident è un lungo poema che Ani Di Franco dedicò all’evento, alle persone che vi persero la vita, ma anche al suo Paese. Verso il quale non rinunciò a critiche severe al limite della querela, che puntualmente arrivò suggerendole di modificare il testo. Testo, recuperabile online in inglese alla pagina web www.righteousbabe.com, e che qui riproponiamo in traduzione italiana, con alcune note di approfondimento. Ribelle, femminista, anticonformista, Ani Di Franco, ha al suo attivo 19 album, ed è in tournée proprio in questi giorni in Europa. Sarà a Roma il 16 settembre prossimo, a Milano il 18, a Mestre il 19 e a Rimini il 20.

self evident

è vero,
noi persone siamo solo poesie [1]
al 90% metafora
e un significato sottile
quasi iperdistillato
c’era una volta
eravamo lume di luna
giù per il collo della giraffa
sì, velocemente giù per il corridoio infinito
in barba a quello che dice megafono
sì, velocemente giù per quelle scale infinite
con il whisky dell’eternità
fermentato e distillato
in diciotto minuti
che ci brucia in gola
giù per l’atrio
giù per le scale
la torre è così alta
che sarà sempre lì
insieme all’altra
nella prua dell’arca di noé
la coppia perfetta
che scalcia parcheggiata
contro il cielo azzurrissimo
di un mattino beato
nell’aria quasi primaverile
del giorno che gli usa
caddero in ginocchio
dopo aver fatto i bulli per un secolo
senza mai dire grazie
o per favore [2]


e la scossa fu lentissima
e il fumo assordante
dalla prima battuta all’ultima
perché eravamo in ufficio puntuali
eravamo saliti tutti su quell’aereo
e mentre le fiamme impazzivano
eravamo affacciati alle finestre
tenendoci per mano
e siamo saltati verso il cielo


e tutta la città rimase a guardare in alto
quegli effetti speciali mai visti
l’esodo a piedi o in macchina
come nella peggiore delle guerre
mai viste
lontane
arroganti e ingenui
come spettri poetici e lontani
e il commentatore del cazzo che non usciva
da “mio Dio”, “è incredibile” e così via
e allora già che ci siamo sapete che vi dico
tenetevi il pentagono
tenetevi la propaganda
tenetevi tutte le televisioni
che hanno cercato di convincermi
a partecipare
nel piano ideato da una scuola di delinquenti
per infliggere la punizione eterna
la punizione eterna
mentre il fumo blu dalla nostra punizione
pende ancora nell’aria
e abbiamo cenere sulle scarpe
sui capelli
e polvere sottile sui davanzali
da hell’s kitchen a brooklyn [3]
e per le strade circolano storie
di svolte improvvise e scontri mancati
e ogni bar aperto si riempie fino al soffitto
di racconti, ve l’avevo detto
e il whisky scorre
come non l’ha mai fatto
su tutto il paese
e la gente scuote la testa
e si versa da bere

alla salute allora di tutti coloro che abitano in palestina
in afghanistan
in irak

in el salvador

di tutti quelli rinchiusi nella riserva di pine ridge [4]
sotto lo sguardo gelido del monte rushmore [5]

di tutti i medici e le infermiere
che hanno offerto alle donne il diritto di scegliere
o di quelli che sono rimasti schiacciati ad oklahoma city [6]
ascoltate questa voce di donna

bevo alla salute di coloro nel braccio della morte in questo momento
che attendono soltanto la ghigliottina
e incatenati al terrore non hanno altre via di fuga
al di fuori del sogno

perché toglieteci le playstation
e siamo un paese del terzo mondo
in balìa di un rampollo di ottima famiglia
che si è fregato la stanza ovale e la poltrona [7]
è chiaro
non ci voleva il meteorologo
per capire che aria tirasse
te la do io la florida, jeb disse [8]
e l’ha fatto davvero ragazzi

ma adesso non ci piove, è evidente:
#1 george w. bush non è un presidente
#2 l’america non è una vera democrazia
#3 i media non mi fregano
perché io sono una poesia sottile, distillata
senza spazio per le loro bugie
io guardo alla mia famiglia umana
e alzo il bicchiere

alla salute dell’ultimo sorso di combustibile fossile
mai più questa brodaglia
all’inferno i voli dei pendolari
riprendiamoci il treno che abbiamo perso
perché una volta i binari costeggiavano il fiume
e attraversavano i cortili
e i panni estesi ci salutavano
e i graffitti ci prendevano in giro
quando correvamo sui ponti
nelle valli
sotto le stelle
sogno di fare una tournée come duke ellington
una carrozza tutta per me
aspettare la partenza sui sedili in legno
di una stazione centrale piena di grazia
e sul binario
con l’aria sul viso

restituire il fischio distante alla notte
restituire l’anima all’ultimo vagone
dare un calcio in culo alle compagnie petrolifere
e reimparare il rock-n-roll
ecco, le lezioni sono alla portata di tutti e il cambiamento attende
è ora di selezionare la spazzatura
di pulire le strade e l’aria
facciamo in modo che il nostro governo sfili il cazzo da sotto la sabbia
del deserto altrui
e se lo rimetta nei pantaloni
basta con gli inni ipocriti
per sempre la libertà

perché quando nel duemilauno
alle nove e dieci
suonò il telefono
del noveunonove
quando tutti chiamammo quel numero
e il telefono suonò
vicino alla nostra scrivania giù nell’atrio
giù per le scale
di una torre così alta
che il mondo intero si voltò a guardare
venire giù

a proposito
ve la ricordate la prima volta?
la bomba?
il camion?
il parcheggio?
la principessa che non sente il graffio del pisello?
vi ricordate gli scherzi?

quanti bicchieri di carta bisognerebbe buttare via
se una mano modificasse lo skyline di new york?!

era uno scherzo
dicevamo per ridere
allora
pochi anni fa
vogliamo adesso scoprire le carte?
l’FBI non era all’oscuro di tutto
il piano era alla luce del sole
e a riprendere la scena
come sempre
la CIA
o era il KGB?
a commettere infiniti crimini contro l’umanità
con un evento di questo genere
come pretesto
per abusare ancora a caro prezzo
senza avere la chiave
guarda, un altra finestra
lassù in cima
sul 104° piano
guarda
un altra chiave
un altra porta
10% alla lettera
90% metafora
3000 poesie mascherate da essere umani
in una giornata quasi perfetta
perché diventino qualcosa di più che figuranti
nella via crucis messa in scena
da qualche stronzo
il tuo compito
il mio compito
è fare in modo
che non siano morti invano
sshhhhhh….
ascolta
è il fischio del treno


(traduzione a cura di Delia Tasso)


[1] Nel testo in inglese “us people…” il riferimento è a un altro famoso incipit caro alla cultura americana, ovvero la Carta dei diritti o Bill of Rights, che comincia con “We, the people”. Spesso tale incipit è usato in modo esemplificativo. In questo caso, oltre a modificare il soggetto in oggetto (da we ad us), inserisce parallelamente un gioco di parole: us, vuol dire noi, ma anche U.S. ovvero United States;
[2] Ricordiamo che l’11 settembre 1973, 30 anni orsono, vi fu il colpo di stato in Cile. Cadde il governo democratico di Salvador Allende, e inizio’ la brutale dittatura di Augusto Pinochet, dittatura che gli stessi Stati Uniti d’America appoggiarono (Cfr. “La santissima trinità dell’11 settembre” di Manuel VÁZQUEZ MONTALBÁN oppure “Sept. 11, 1973: A CIA-backed Military Coup Overthrows Salvador Allende, the Democratically Elected President of Chile” di Democracy Now!). Oggi, fra le varie inziative in memoria di quell’11 settembre, si riaprirà la porta dei Presidenti nel Palazzo de La Moneda, il luogo da dove uscì il corpo senza vita di Salvador Allende nel giorno del golpe militare del 1973. La porta si trova in Calle Morandè 80 e venne chiusa durante il regime militare dal 1973 al 1990 ed è uno dei principali simboli per ricordare 30 anni di feroce dittatura (per saperne di più: Cile 11 settembre 1973).
[3] Hell’s Kitchen – quartiere di New York sull’ ottava Avenue fra la 34° e la 59° Strada (per maggiori informazioni: History of Hell’s Kitchen);
[4] Nella riserva del Pine Ridge (South Dakota), accadde il famoso episodio tristemente ricordato come Massacro di Wounded Knee – quando 250 inermi Lakota, donne uomini e bambini, furono uccisi dalle truppe Americane nel 1890. La riserva si estende nelle Badlands, le così dette “Terre Cattive”, che affianca l’omonimo Badlands National Park (per saperne di più in italiano: The First Nation).
[5] I busti di questi quattro grandi presidenti americani furono scolpiti nel granito del monte Rushmore (George Washington, Thomas Jefferson, Abraham Lincoln e Theodore Roosevelt), tra il 1927 e il 1941, sotto la direzione dello scultore Gutzon Borglum. In realtà l’idea iniziale risaliva al 1923 ed era quella di fare un monumento originale agli eroi del West che attirasse turisti e visitatori nello Stato del South Dakota (per saperne di più: Mount Rushmore National Memorial)
[6] Il riferimento è alla strage di Oklahoma City del 19 aprile 1995, quando un edificio federale esplose a causa di una bomba. (per maggiori informazioni: National Memorial Institute for the Prevention of Terrorism);
[7] Il riferimento è alla stanza del presidente degli Stati Uniti d’America, conosciuta per l’appunto come “stanza ovale”.
[8] John Ellis “Jeb” Bush, fratello del presidente degli Stati Uniti d’America, e governatore della Florida. In occasione delle elezioni in cui George W. Bush vinse, fu oggetto di forti critiche a causa della sua posizione e del grado di parentela con uno dei due candidati alla Casa Bianca. Fu in Florida, infatti, che furono contestate le schede elettorali determinanti per la designazione di George W. Bush come presidente.

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