Non profit

Wto: da Seattle a Cancun, quattro anni difficli

Sino a quattro anni fa, era nota solo agli 'addetti ai lavori', ma poi, quando a Seattle esplose la contestazione dei no-global, la Wto e' finita sotto i riflettori. Una scheda.

di Redazione

Fino a quattro anni fa, era nota solo agli ‘addetti ai lavori’, ma poi, quando a Seattle esplose la contestazione dei no-global, la Wto e’ finita sotto i riflettori. E da allora sono stati quattro anni nell’occhio del ciclone. Quattro anni che hanno segnato pero’ anche alcuni passi avanti per l’Organizzazione del Commercio che nel 2001, a Doha, e’ riuscita a ‘incassare’ l’ingresso della Cina e, soprattutto, l’accordo per un nuovo round di negoziati, che dovranno terminare a fine 2004. A Seattle, la citta’ della Boeing e di Microsoft, la Wto si trovo’ alle prese con un nuovo attore: la protesta no-global, che da allora avrebbe accompagnato quasi tutti gli appuntamenti internazionali. Ma a far fallire i negoziati non furono i cortei o i sit-in (che pure portarono le autorita’ cittadine a decretare il coprifuoco e a chiamare la Guardia Nazionale), quanto la divergenza di interessi tra Usa e Ue sul tema dell’ agricoltura, e soprattutto la chiusura di numerosi Paesi in via di sviluppo, che si rifiutarono di sottoscrivere la nuova agenda. I negoziati ripresero quindi a Ginevra, sede ufficiale della Wto, senza troppo slancio e senza grandi risultati. Fino al nuovo vertice di Doha, nel novembre 2001. Scelta a suo tempo per tenere lontano dalle delegazioni le proteste e le contestazioni, la capitale del Qatar si trova in realta’ a vivere un’esperienza molto particolare: sono passati appena due mesi dagli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono, gli Stati Uniti e il mondo occidentale vivono nel timore di nuovi attacchi, ovunque si guarda allo sviluppo del Paesi poveri come ‘deterrente’ all’ espandersi del terrorismo. Paradossalmente, secondo alcuni analisti, l’11 settembre contribuisce insomma a serrare i ranghi dei Paesi membri della Wto, e a raggiungere un compromesso all’ultimo minuto (al vertice vengono ‘fermate le lancette’ e i negoziati dureranno un giorno in piu’). Viene cosi’ lanciato un nuovo ciclo di negoziati, chiamato appunto ‘round per lo sviluppo”, che prevede tra l’altro l’impegno della Ue per la progressiva riduzione dei sussidi all’agricoltura, e una dichiarazione congiunta volta a consentire, in deroga al regime dei brevetti, l’importazione da parte dei Paesi poveri dei farmaci salvavita a basso costo (ma l’accordo vero e proprio e’ stato raggiunto soltanto il 30 agosto scorso). Doha, inoltre, segna l’ingresso nella Wto della Cina, un colosso che porta al raddoppio del mercato regolato dall’ organizzazione. Ci sono voluti 15 anni di trattative ma, con il si’ dell’assemblea il commercio mondiale si ‘arricchisce’ di un miliardo e 300 milioni di consumatori e oltre 700 milioni di lavoratori, per un interscambio globale di circa 500 miliardi di dollari. Lo scorso anno, poi, c’e’ il passaggio di consegne alla direzione generale della Wto tra il neozelandese Mike Moore e il thailandese Supachai Panitchpakdi che, assieme alle autorita’ messicane, guidera’ la riunione di Cancun. Dove non si prevedono giorni facili: dal tessile alla pesca, passando per il cotone e lo zucchero, i Paesi in via di sviluppo chiedono che si tenga conto delle loro interessi. Mentre appena fuori il circuito dei grandi alberghi, che ospitano le delegazioni dei 146 Paesi, gia’ rullano i ‘tamburi di guerra’ delle migliaia di manifestanti giunti, anche loro, dai quattro angoli del mondo.

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