Mondo

Gli esuli cubani contro la schiavitù sull’isola

Sotto accusa le multinazionali straniere che scelgono Cuba per sfruttare i lavoratori locali

di Gabriella Meroni

La Fondazione nazionale cubano-americana (Canf), la piu’ potente delle organizzazioni anticastriste, sta mettendo a punto una nuova strategia per ostacolare gli investimenti stranieri sull’isola di Fidel Castro, sostenendo la loro complicita’ nella creazione di un sistema di ”lavoro schiavistico”.

Secondo quanto scrive il ”Washington Times” di oggi, la Canf vorrebbe citare le societa’ straniere che fanno affari a Cuba sulla base dell”’Alien tort claims act” (Atca), risalente al 1789, con cui negli ultimi 20 anni sono stati portati in giudizio militari e governi stranieri, accusati di uccisioni, torture e sparizioni in Argentina, El Salvador, Paraguay e Filippine.
In sostanza, pur nel rispetto delle leggi del Paese nel quale operano, le societa’ straniere che fanno affari a Cuba spesso violano gli standard internazionali in tema di diritto del lavoro.

In base ai contratti stipulati con l’Avana, le imprese devono ricorrere alla manodopera locale passando attraverso il governo, al quale pagano gli stipendi, cento dollari a operaio. Lo stesso governo, pero’, versa ai lavoratori il corrispettivo in pesos, che pero’ ammonta a non piu’ di dieci-quindici dollari.
Tutto cio’, secondo la Canf, basterebbe a dimostrare la complicita’ delle societa’ straniere nella creazione di un sistema di ”lavoro schiavistico”.

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