Economia
Povertà: Fmi, i Paesi poveri sono sempre più indebitati
Giovedi' prossimo il Fondo monetario pubblichera' un nuovo rapporto sulla situazione di questi paesi, che si fa «sempre più preoccupante»
I paesi piu’ poveri del mondo stanno accumulando molti piu’ debiti di quanto non sembri ad un primo sguardo e sebbene quest’anno non ci siano stati disastri finanziari, la situazione, a dire il vero, si sta facendo ancora una volta preoccupante. E’ l’allarme lanciato dagli economisti del Fondo Monetario Internazionale (FMI) che giovedi’ prossimo pubblichera’ un nuovo rapporto sulla situazione di questi paesi, insieme al suo annuale ‘World Economic Outlook’. Secondo il FMI, il debito pubblico totale dei governi asiatici e’ cresciuto a quasi il 70% del Pil, contro una quota inferiore al 60% avuta durante la crisi finanziaria asiatica del 1998. In America Latina il rapporto del debito e’ salito dal 40% al 60%. Per contrasto, il rapporto debito-Pil dei paesi industrializzati e’ di circa il 40%. Ma i Paesi piu’ poveri del mondo, fanno notare gli economisti del FMI, si muovono su un terreno molto piu’ fragile e hanno sistemi di raccolta tasse piu’ deboli e meno affidabili. Inoltre, la loro esposizione agli shock esterni e’ ben piu’ grande. Il FMI ritiene che i livelli di debito di questi paesi debbano scendere drasticamente, perche’ per una tipica economia di mercato emergente un debito governativo ‘sostenibile’ puo’ attestarsi ad un livello tre volte inferiore a quello attuale.
Ma perche’ i livelli di debito di sono cresciuti in cosi’ tanti paesi? Secondo il rapporto del FMI si e’ verificato un nuovo importante cambiamento ai vecchi modelli di prestito. Invece di rivolgersi a creditori stranieri, come il FMI o grandi banche internazionali, molti governi raccolgono fondi a ‘casa’. In Asia, ad esempio, il prestito estero e’ stato virtualmente piatto dalla crisi finanziaria che si e’ propagata da Indonesia e Sud Corea, mentre il prestito domestico e’ volato. Similmente, in America Latina, il prestito all’esterno ha seguito un trend al ribasso, mentre quello domestico e’ salito di anno in anno. La distinzione tra prestito esterno e domestico e’ molto tenue: i creditori domestici possono essere istituzioni straniere, e spesso lo sono, e il debito puo’ essere denominato in dollari o euro. La vera differenza, fa notare il FMI, e’ che il prestito domestico rientra nelle leggi del paese in cui avviene il prestito piuttosto che in quella del paese creditore. E la crescita del debito domestico e’ importante per molte ragioni: tanto per cominciare, e’ piu’ difficile per gli investitori stranieri e i creditori valutare il livello di debito del governo domestico. In piu’, il debito domestico puo’ essere molto piu’ difficile da raccogliere. La sicurezza di un prestito dipendera’ infatti in parte dalle leggi del paese e dalla capacita’ delle corti locali a far rispettare i contratti ed aggiudicare le dispute.
Il FMI fa comunque notare che sono alcune eccezioni positive a questo inquietante trend del debito al rialzo. Il Cile, l’economia piu’ aperta e tra le piu’ fiorenti dell’America Latina, ha sforbiciato il livello del debito rispetto al Pil dal 54% del 1990 al 21% nel 2002. Nota positiva anche per alcuni paesi post-comunisti dell’Europa centrale, che hanno ampiamente ridotto i loro livelli di debito. Il Fmi fa notare infine che i paesi poveri non sono gli unici a dover tenere a bada i debiti. Il governo degli Stati Uniti, quello che prende in prestito di piu’ al mondo, dovrebbe accumulare $1 triliardi in nuovi debiti quest’anno e nel prossimo.
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