La ricerca

Disabilità e povertà, le famiglie chiedono più servizi

Cbm Italia ha presentato a Roma la prima ricerca italiana sul legame tra disabilità e povertà. Nove su 10 degli aiuti richiesti dalle famiglie non sono contributi economici ma servizi più “umanizzati”, per uscire dall’isolamento in cui vivono. Il direttore Maggio: «Lo studio è uno strumento a disposizione di tutti per ideare interventi di welfare sociale e lavorativo»

di Ilaria Dioguardi

Le persone coinvolte nella ricerca Disabilità e povertà nelle famiglie italiane percepiscono e vivono in una condizione di isolamento: una su sei non riceve alcun supporto dalle istituzioni e una su quattro non può contare su una rete informale fatta di amici, parenti non conviventi o volontari. L’indagine è stata presentata a Roma, presso l’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica, nell’incontro dal titolo La Pedagogia della Costituzione. L’art. 3. Policies, ricerca sociale, ascolto.

La ricerca è stata condotta da Cbm Italia – organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e cura della cecità e della disabilità e nell’inclusione delle persone con disabilità nel Sud del mondo e in Italia – insieme alla Fondazione Emanuela Zancan Centro Studi e Ricerca sociale. Tra gli aiuti richiesti dalle famiglie, nove su 10 non sono contributi economici ma servizi “umanizzati”, sia per la persona con disabilità sia per i familiari, che siano in grado di mettere la persona al centro, per una presa in carico globale. Lo studio indaga per la prima volta nel nostro paese il legame tra condizione di disabilità e impoverimento economico e culturale.           

VITA ha ampiamente illustrato lo studio in quest’articolo:

«In questo studio ci siamo messi in una condizione di ascolto. Io dico sempre che non è una ricerca statistica, non è uno studio. È anche questo, ma noi ci siamo messi in ascolto delle persone e delle famiglie con disabilità. Un ascolto che non era mai stato fatto, in Italia non esisteva. C’era un vuoto per quanto riguarda le ricerche e noi l’abbiamo voluta fare con grande ostinazione, grande desiderio di capire se esiste un nesso tra disabilità e povertà, che noi dal 1908 riscontriamo nei paesi del Sud del mondo», ha detto a VITA il direttore di Cbm Italia Massimo Maggio.

Una ricerca qualitativa e quantitativa

«Questa è una ricerca sociale, qualitativa e quantitativa nello stesso tempo, proprio per dare ascolto alle persone. Le famiglie con persone con disabilità sono famiglie con disabilità, di fatto», ha continuato Maggio. «La ricerca ha individuato delle linee per poter intervenire, per quello che si può, con una centralità: la persona con disabilità. Se dovessi fare una sintesi dello studio, direi che vede la persona con disabilità al centro».


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Le voci delle famiglie

«Da anni parliamo di quanto debba essere sostenuto e alimentato il protagonismo delle persone con disabilità. Il risultato della nostra ricerca va ancora in questa direzione: le voci delle famiglie che abbiamo ascoltato ci confermano che il disagio sociale e culturale è più opprimente di quello economico. I servizi umanizzati che vengono richiesti devono entrare nel progetto di vita delle persone, per questo dobbiamo pensarli partendo dal riconoscere le risorse ed evidenziare il valore delle famiglie, per ridurre lo stigma e creare opportunità di inclusione», ha continuato Maggio. «Per affrontare e favorire il “durante e dopo di noi” affinché diventi “con noi”. Desideriamo mettere questa ricerca a disposizione di tutti coloro che si occupano di disabilità, come strumento utile per favorire la cultura dell’inclusione».

La ricerca è stata presentata a Roma presso l’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica

«L’incontro di oggi è l’occasione di approfondire temi centrali per il governo. Penso che la politica abbia il compito di saper ascoltare. La posizione di ascolto è determinante per costruire alleanze», ha affermato Maria Teresa Bellucci, vice ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, intervenuta all’incontro. «Creare dei presupposti nelle politiche sociali sostenibili e di coesione significa costruire un puzzle in cui i pezzi possano dialogare uno con l’altro».

Foto di apertura di Gerd Altmann da Pixabay. Foto dell’incontro dell’ufficio stampa Cbm Italia.

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