Famiglia

Minori, la ricetta sociale

Numerosi esponenti della società civile ed associazioni chiedono al Parlamento di rivedere i ddl relativi alla parte penale della riforma Castelli sulla giustizia minorile.

di Ettore Colombo

Il 31 luglio scorso il «troncone civile» è giunto al capolinea in commissione Giustizia alla Camera. Dopo la pausa estiva, anche la parte penale del «pacchetto Castelli» sulla giustizia minorile tornerà in discussione, dentro e fuori le aule di Montecitorio. Numerosi esperti, esponenti della società civile e associazioni (come AiBi, Anfaa, Ciai, Cies, Ecpat, Save the Children, Telefono Azzurro, Unicef) chiedono al parlamento e al governo di rivedere i ddl. Il giro di vite nel penale, in particolare, è considerato puntivo e inefficace. L?alternativa c?è: lo dimostra l?esperienza dell?associazione Exodus con i minori sottoposti alla messa alla prova.

Tre case-famiglia con non più di 20 ragazzi sotto i 18 anni in strutture simbolicamente collocate una a nord (Verano), una al centro (Bettona, vicino Assisi) ed una al Sud (ad Africo, una scelta non casuale) che segneranno l?avvio di un processo sperimentale che, di fatto, modifica la messa in prova dei minori che delinquono decisa dal tribunale.
Ragazzi che possono essere direttamente affidati a queste strutture (piccole e ben localizzate) senza passare per i servizi sociali. Una sperimentazione, dunque, che (ove funzionasse) potrebbe essere garantita a livello nazionale dal Dap grazie all?accreditamento di strutture dotate dei necessari requisiti igienico-sanitari e di sicurezza, oltre che forti di processi formativi validi e già sperimentati, per offrire una pluralità di recupero e di reinserimento dei minori in prova. Il tutto con la finalità, forse utopica, di «abolire del tutto il carcere per i ragazzi, che non è altro che il foglio rosa della delinquenza», come dice Giuseppe Fioroni, deputato della Margherita e responsabile delle Politiche sociali del suo partito, che ha lanciato una serie di proposte e cambiamenti rispetto al disegno di legge governativo (C.2501 n.d.r.) sui minori.
Il progetto sperimentale ideato da don Antonio Mazzi, presidente dell?associazione Exodus e lanciato in collaborazione con la Margherita, prevede dunque di realizzare in tali strutture misure di recupero alternative alla detenzione per i minori che abbiano compiuto reato. Don Mazzi ha messo a disposizione il suo staff, la sua esperienza nel campo giovanile e le sue strutture.
«Il progetto» spiega don Mazzi, «non farebbe altro che sfruttare la cosiddetta messa in prova, possibilità già prevista dalla giustizia minorile che, prima della condanna definitiva, permette ai ragazzi di seguire dei percorsi di recupero e di rieducazione di uno o due anni, ma si tratterebbe di luoghi dove i ragazzi potrebbero scontare i loro errori e insieme essere recuperati e reinseriti nella vita sociale». E sullo stesso concetto di punibilità del minore Fioroni ha le idee chiare: «Vogliamo una giustizia minorile in cui il concetto di recupero e reinserimento prevalga su quello della repressione, in cui i ragazzi tra i 12 e i 18 anni non debbano andare in galera, come chiedono la Lega e parte del governo alla Camera». L?occasione per presentare tale progetto è stato un convegno organizzato dal dipartimento Politiche sociali e Disagio sociale della Margherita («Stop al carcere minorile. Dalla repressione alla rieducazione») cui hanno partecipato anche esperti e tecnici del settore.
Tra loro il presidente dell?Associazione italiana magistrati per i minorenni e la famiglia, Pasquale Andria, che ha definito il provvedimento legislativo presentato dal ministro Castelli «un testo dissennato e pericoloso, sul quale ancora troppo poco l?opposizione e la società civile si sono fatti sentire. Vogliono celebrare il requiem del tribunale dei minorenni e disperdere o marginalizzare l?esperienza accumulata in decenni». Una prospettiva rispetto a cui l?idea di abolire del tutto il carcere minorile o cercare nuove strade rispetto allo stesso istituto della messa in prova sembrano utopie belle e buone. Ma, come dice Fioroni, «ognuno ha diritto a una nuova chance, dalla società: a maggior ragione il bambino».

Info:
La riforma Castelli
Nel penale
Ddl governativo:
2501
In discussione: alla Camera, commissione Giustizia
Ultima seduta: 16 aprile 2003
Cosa prevede: Riduce la componente privata (esperti non togati) del tribunale per i minorenni da due a uno. Cambia in senso peggiorativo la possibilità di riduzione della pena: dai 16 ai 18 anni sarà di un quarto e non più di un terzo. Oltre a limitare la discrezionalità del giudice nel disporre misure cautelari e nell?istituto della messa alla prova, il ddl prevede la possibilità di trasferire il detenuto che ha compiuto i 18 anni nelle carceri per adulti.

Nel civile
Ddl governativo:
2517
In discussione: alla Camera, commissione Giustizia
Ultima seduta: 31 luglio 2003
Cosa prevede: Devolve a ?sezioni specializzate? dei tribunali ordinari tutte le materie di competenza del tribunale per i minorenni (civile, penale, amministrativa). La componente privata (esperti) viene esclusa dalle decisioni in materia civile, ma svolge solo funzioni di consulenza. Il 5 agosto l?Associazione italiana dei magistrati minorili ha bocciato la riforma, sottolineando che il progetto rischia di privare di una tutela reale ed efficace minori e famiglie.

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