Cultura

Virus informatici: che fare. Antibiotico per computer

È stato un agosto nero per i pc, sommersi da posta indesiderata e infettata. Eppure per difendersi basterebbe poco.

di Riccardo Bagnato

Virus e spamming, due problemi in uno, ma distinti. Da un lato email infette che possono danneggiare il computer, e dall?altro quelle che invece corteggiano il nostro tempo libero. Compra questo, acquista quello, diventa ricco, gioca alla lotteria, ?guardami nuda?: tutte email pubblicitarie non desiderate, ma che riceviamo puntualmente nella nostra posta elettronica. Le due cose però vanno talvolta a braccetto. Ci sono email infette, il cui scopo non è solo quello di danneggiare il computer, ma di fare in modo, una volta aperte, di propagarsi verso altre macchine via posta elettronica, aumentando le possibilità così di danneggiare altri computer, da cui propagarsi verso altre macchine, e così all?infinito. Quest?ultimo tipo di email sono infettate da un virus chiamato ?worm? (verme): non promuovono messaggi pubblicitari, ma hanno la stessa noncuranza nei confronti dei destinatari.Recentemente ne abbiamo potuto verificare l?efficacia grazie al virus Sobig.F, che ha iniziato ad attaccare i sistemi di posta a livello globale martedì 19 agosto infettando un?email su 17. In entrambi i casi però esistono soluzioni: software che, filtrando la posta elettronica che riceviamo, possono aiutarci ad evitare brutti incontri (virus) o messaggi non voluti (spamming). Esistono software che vengono installati sui propri computer come l?ottimo Spampal per Windows (SpamPal for Windows) o Spamassassin per macchine Unix (SpamAssassin) o ancora l?italiano Spammazzo (www.fighters4web.com). Così come esistono software antivirus, per client e per server, per tutti i gusti e i servizi operativi che si vuole. Ma quanto costano? Molti antispammer sono gratuiti, mentre per i virus nulla da fare: si paga, e una licenza (per una macchina) può costare dai 20 euro in su l?anno. Sull?economia mondiale pesa il rischio spamming – commenta il New economy monitor, – il cui costo potrebbe arrivare a 10 miliardi di euro all?anno. Di certo sappiamo che già nel 2001 è costato 10 milioni alle imprese italiane. Altrimenti? Soluzioni alternative ci sono. Una presa di posizione di Legambiente Emilia Romagna ha infatti messo in evidenza come «sarebbe possibile bloccare questo genere di problemi sul nascere (o almeno limitarne gli effetti), se ogni provider dotasse i propri computer di un programma antivirus aggiornato per controllare tutti i messaggi ricevuti e spediti». Come ?Racine? (R@cine), ovvero la rete civica provinciale di Ravenna, esempio unico per molti aspetti. Ce lo conferma Claudio Leombroni, responsabile di tutti i sistemi di comunicazione della Provincia: «Racine, infatti, è anche provider, un provider pubblico. Questo agevola il nostro compito in casi come l?installazione di antivirus e antispamming», ci dice Leombroni, «perché noi, i nostri servizi, li diamo gratuitamente ai cittadini residenti in provincia, non ne facciamo una ragione economica; mentre un provider privato deve tutelarsi: alcuni spammer sono clienti». «Per quanto riguarda gli antivirus», si inserisce Alessandro Bucci, responsabile tecnico della rete, «si tratta solitamente di servizi aggiuntivi che i provider offrono ai propri clienti a fronte di un acquisto, rappresentano quindi un?entrata». Svelato l?arcano?


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