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Iraq: 007 Usa sospettano colossale inganno su armi di Saddam

I servizi segreti alleati stanno avviando un'indagine interna. E c'è chi sospetta che il regista della "truffa" sia lo stesso dittatore iracheno

di Gabriella Meroni

I servizi americani e alleati stanno cercando di capire se sono stati vittime di finti disertori iracheni che hanno fornito prima della guerra in Iraq false informazioni sulla presenza di armi di distruzione di massa in questo Paese. L’obiettivo dell’indagine in corso e’ di determinare se false informazioni non abbiano ”completamente ingannato i servizi”, riferisce una fonte dell’intelligence al Los Angeles Times, aggiungendo al momento vengono nuovamente interrogate tutte le fonti d’informazione e che questo processo non e’ in corso solo negli Stati Uniti, ma nell’intera comunita’ d’intelligence. La revisione delle informazioni e’ iniziata questa estate dopo la vicenda delle false informazioni sul tentativo iracheno di acquistare uranio in Niger. Dopo la guerra ex membri dell’intelligence irachena hanno confermato che il regime di Saddam aveva mandato in Occidente doppi agenti che fingevano di essere disertori, allo scopo di diffondere false informazioni. In altri casi Baghdad avrebbe tratto in inganno dissidenti veri, i quali hanno poi fornito notizie false sulla produzione di armi di distruzione di massa in perfetta buona fede, superando senza esitazione il test della macchina della verita’. Vi e’ il crescente timore, afferma un’altro esponente dell’intelligence, che le fonti ”ci dicessero quello che volevamo ascoltare”. Secondo esperti citati dal giornale californiano, l’operazione di disinformazione sarebbe stato una sorta di bluff da parte del presidente iracheno saddam Hussein nei confronti dei suoi nemici all’estero, da Washington e Teheran, e un modo per rafforzare il suo prestigio nel mondo arabo. Saddam potrebbe aver pensato che il fallimento degli ispettori Onu nel trovare le armi di distruzione di massa di cui parlavano i disertori avrebbe portato alla fine delle sanzioni internazionali. Alla disinformazione di Saddam potrebbe essersi aggiunto il comportamento di alcuni dissidenti in esilio pronti ad esagerare la portata delle informazioni in loro possesso in cambio di denaro o dell’asilo politico. Cia e dipartimento di Stato si sono in particolare distanziati dai dissidenti presentati dall’Iraqui National Congress di Ahmed Chalabi, sostenuto dal Pentagono. Il gruppo di Chalabi, che oggi siede nel Consiglio di governo iracheno, ha presentato tre uomini. Il primo, un ingegnere iracheno, ha riferito nel 2001 di conoscere il luogo dove erano nascoste armi biologiche, ma poi in quei siti non e’ stato trovato nulla. Il secondo uomo ha parlato dei famosi laboratori mobili per la produzione di armi biologiche. Secondo la Cia due camion rinvenuti nel nord dell’Iraq dopo la guerra potevano essere stati destinati a questo scopo, ma numerosi esperti esterni hanno confutato quest’asserzione. Il terzo, che si e’ definito un esperto nucleare, e’ stato individuato fin dall’inizio dai servizi come poco attendibile. I dubbi sulle informazioni sulle armi di distruzione di massa sono rafforzati dal fatto che tali armi non sono state al momento ritrovate, malgrado l’impegno sul campo dei 1400 uomini dell’apposito Iraq Survey Group. ”Eravamo prigionieri dei nostri convincimenti” – commenta un esperto americano di armamenti appena tornato dall’Iraq – ”abbiamo detto che Saddam Hussein era un maestro dell’inganno. Cosi’ quando non abbiamo trovato niente, abbiamo detto che questo provava quella convinzione, senza porci domande sui presupposti”.


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