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Giovani dal futuro a forma di bugia

Rubano un'auto e travolgono una famiglia. Dopo la tragedia di Aprilia, lo psicologo Charmet riflette sulla violenza degli adolescenti: "È un falso mito, il problema è che non hanno più" utopie"

di Redazione

Ragazzi che s’incontrano in piazza, al muretto, sui gradini del condominio, e sperano di dar vita a un progetto. Ma guardandosi intorno non scorgono che adulti scontenti. Cupi. Non realizzati. E allora concludono che il futuro non esiste, che perfino la loro crescita è tutto un imbroglio, una congiura dei grandi. È questa depressione – ingenuo definirla noia – che trasforma un gruppo in una banda, bambini cattivi che con la violenza tentano di regnare almeno sul presente.
Sembra pensata per i due assassini di Aprilia, questa analisi dello psicologo Gustavo Pietropolli Charmet. E invece il suo libro I nuovi adolescenti è datato ottobre 2000, cinque mesi prima che Mariano P., sedici anni, e il cugino Simone P., di un anno più piccolo, rubassero una Lancia Thema per travolgere fatalmente una madre e il figlio di tre anni. Inspiegabile destino di una normalità tanto soffocante da spingere alla bravata, lasciando discutere per giorni i giudici minorili e gli psicologi sulla presunta indulgenza del nostro sistema giudiziario minorile.
Vita: Professor Charmet, ma è proprio vero che i ragazzi, oggi, sono più “portati” per il crimine?
Charmet: Io penso di no. I fatti di cronaca nera che ci scuotono tanto, a partire dal delitto di Novi Ligure, sono casi isolati, significano poco. Non c’è violenza fra chi è ed è stato ragazzo negli ultimi decenni: non contestano più, non scendono in piazza… I sessantottini, quelli sì che erano violenti.
Vita:Però i loro non erano atti distruttivi fini a se stessi, c’erano degli ideali, dietro, o almeno s’illudevano che ci fossero…
Charmet:Appunto. I giovani, oggi, non sono più in grado di proporre utopie, è questo il loro problema profondo. Se ne stanno lì, ammucchiati e tutti uguali. Mollaccioni e mammoni. Finché commettono un reato e finalmente si attirano gli sguardi dell’opinione pubblica, il clamore di giornali e televisioni.
Vita:Nel senso che si mettono in mostra? Proprio come volevano fare i due ragazzi di Aprilia, dimostrando di essere forti?
Charmet:No, nel senso che simili fatti di cronaca stimolano l’immaginario collettivo a discutere di un abbassamento eccessivo della soglia delle regole e delle sanzioni. Spingono la gente a rincorrere esigenze di giustizialismo e di punizione dei colpevoli, concetti che il nostro ordinamento penale – e in misura maggiore quello minorile – non prevede affatto.
Vita:Eppure lei stesso, nel suo libro, ha parlato di modelli educativi “nuovi” elaborati sia dalla scuola sia dalla famiglia. Modelli che non impongono regole agli adolescenti ma cercano di contrattarle insieme a loro. Vuole forse dire che questo è un rilassamento che fa male?
Charmet:Voglio dire che quando si prende a pretesto un fatto di cronaca nera per ripensare il rapporto adulti-ragazzi, si tende a non vedere un problema più importante: che gli adolescenti oggi dipendono troppo dalla famiglia, per questo non protestano più come in passato.
Vita:Perché, secondo lei?
Charmet:In parte è responsabile la crisi dell’autorità paterna in atto da qualche decennio. Padri più affettivi e meno dispotici, che si interessano alle abitudini del figlio, dialogano e comprendono, ma che spesso rischiano di sradicare il confronto, lo scontro. In famiglia e nella società si attua così una ridistribuzione del potere senza forti punti di riferimento. Ne parla anche il cinema, di questa crisi paterna, basta vedere La stanza del figlio.
Vita:Che padre è quello messo in scena da Nanni Moretti?
Charmet:È proprio l’immagine del padre “nuovo”, affettivo, che tenta di farsi voler bene con l’amore e non con la paura, catturato in una relazione a tratti materna. Non a caso è uno psicoanalista, forse per sottolineare una dimestichezza coi sentimenti. Anche se il padre di Moretti mantiene comunque una certa autorevolezza. E la morte del figlio diventa metafora della separazione dai genitori che si attua durante l’adolescenza, quando padre e madre non sanno più nulla del ragazzo, proprio come Andrea tiene nascosta l’esistenza della fidanzatina Arianna.
Vita:Lei allora auspica il ritorno di un padre-padrone che generi adolescenti più aggressivi negli ideali e meno stereotipati, perfino nella violenza?
Charmet:No. Semplicemente i padri “nuovi” devono apprendere l’autorevolezza.

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