Comitato editoriale Fish

La memoria dell’Olocausto delle persone con disabilità

La Fish ricorda il programma Aktion T4, tristemente noto come l'Olocausto delle persone con disabilità: «L'odio e il razzismo nei confronti delle persone con disabilità, e nei confronti di chiunque sia ritenuto diverso, sono ancora oggi sin troppo presenti»

di Redazione

uniforme e numero di matricola di un deportato ad Auschwitz. Foto di Stefano De Luigi/Sintesi
PARIGI : GIORNO DELLA MEMORIA COMMEMORAZIONE DEI DEPORTATI AD AUSCHWITZ UNIFORME E NUMERO DI MATRICOLA DI UN DEPORTATO FOTO DI © STEFANO DE LUIGI/SINTESI

In occasione della Giornata della Memoria, la Fish insieme ai crimini compiuti dai nazifascisti e all’orrore delle leggi razziali, ricorda il programma Aktion T4, diventato tristemente noto come l’Olocausto delle persone con disabilità. Decine di migliaia le vittime. Per fare memoria, Fish si unisce alle iniziative pubbliche e private, di commemorazione, ricordo, condanna dei protagonisti di quei crimini contro l’umanità e lancia un monito per i tempi presenti, dove continuiamo purtroppo a registrare situazioni di discriminazione o parole d’odio nei confronti delle persone con disabilità, senza contare gli stigmi e i pregiudizi ancora presenti.

«Quello dello sterminio di tantissime persone con disabilità ad opera del regime nazista è stato un orrore di cui si è incominciato a parlare apertamente solo qualche decennio fa e del quale sempre più si deve parlare, anche a livello di studi accademici», afferma Vincenzo Falabella, presidente della Fish. «Da parte nostra, lavoriamo ogni giorno per un presente e un futuro fatti di inclusione, di pari opportunità e di rispetto dell’altro, sottolineando sempre, e non solo in occasione del 27 gennaio, che l’odio e il razzismo nei confronti delle persone con disabilità, e nei confronti di chiunque sia ritenuto diverso, sono ancora oggi attuali e sin troppo presenti nella nostra società. Per questo riteniamo importante che la nostra opera di sensibilizzazione sia rivolta soprattutto ai giovani, per consentir loro di riscoprire l’attenzione per i temi sociali».

In foto, uniforme e numero di matricola di un deportato ad Auschwitz. Foto di Stefano De Luigi/Sintesi