Non profit

Brevetti sui software: è protesta online

Si mobilitano in molti per scongiurare la brevettabilità del software in Europa, una direttiva che, se venisse emanata, porterebbe vantaggi a pochi e limiterebbe lo sviluppo di nuove soluzioni

di Giulio Leben

Lo avevamo anticipato (“Manifestazione contro i brevetti di Software” del 21/08/2003): il Parlamento Europeo, sollecitato dalla BSA (Business Software Alliance), a settembre valuterà la proposta sulla brevettabilità delle innovazioni software. Così oggi in molti (fra cui Rete di Lilliput da un lato e la comunità Debian dall’altro), stanno seguendo l’esempio di Associazione Software Libero e per protesta stanno oscurando il proprio sito. “L’Associazione software libero esprime un parere negativo sulla proposta di direttiva” recita il comunicato di Assoli “che, con la scusa di armonizzare il sistema brevettuale europeo in materia di software, di fatto sovverte i dettami della Convenzione Europea sui Brevetti, introducendo la brevettabilità del software e dei metodi commerciali”. “Come già dimostrato negli Stati Uniti – continua il comunicato – il sistema brevettuale, che è stato esteso al software da 20 anni, ha rallentato l’innovazione invece che incoraggiarla, spostando i fondi destinati originariamente a ricerca e sviluppo verso i dipartimenti legali delle grosse multinazionali che si occupano a tempo pieno di costose cause brevettuali (riferimenti). Un tale sistema imporrebbe degli oneri eccessivi per le piccole e medie imprese europee, vero motore dello sviluppo software continentale, e le renderebbe succubi di quelle poche grosse aziende, in maggioranza extraeuropee, che posseggono grandi portafogli di brevetti software”. “Come sostenitori del software libero riteniamo pericolosa tale proposta, perchè introduce ostacoli insormontabili alla creazione di software, sia libero che proprietario, sia se ceduto gratuitamente che dietro pagamento. Inoltre, per le licenze libere, non esiste la possibilità tecnica di gestire il pagamento di eventuali royalty per copia, essendo le copie libere, e spesso neanche di eventuali costose licenze una tantum”. “Ogni autore di software, libero o meno, è esposto al rischio di dover elaborare soluzioni tecniche che non siano coperte da alcun brevetto software, rendendo estremamente complesso ed oneroso il processo di ideazione del software se non del tutto impossibile; spesso infatti il processo di brevettazione del software va a coprire il problema nella sua interezza piuttosto che la soluzione, rendendo impossibile operare nel settore coperto dal brevetto senza violarlo”. “La genericità con cui le idee vengono descritte e brevettate (vedi ad esempio il metodo di ordine con un click di Amazon) richiede pochi sforzi, se si hanno a disposizione abbastanza fondi, per brevettare i metodi più banali. In tal modo l’istituto della brevettazione, nato per stimolare l’innovazione in settori in cui essa costa molto, diventa nel settore del software una lotteria che va a beneficio di poche aziende. Inoltre la banalità dei brevetti concessi impone notevoli sforzi per elaborare qualcosa di alternativo e, soprattutto, richiede la completa conoscenza di quanto già brevettato, ovvero decine di migliaia di brevetti europei già esistenti e depositati, pur se attualmente non legali”. Maggiori informazioni sui brevetti software alla pagina http://swpat.ffii.org/, gestita dalla FFII (Foundation for a Free Information Infrastructure). Il 29 agosto 2003 si svolge a Roma un incontro / conferenza stampa per sensibilizzare i parlamentari europei e i media sul rischio dei brevetti software in Europa. Altri link utili:

  • Scarica e leggi la “Proposta di Direttiva (COM(2002) 92 ? C5‑0082/2002 ? 2002/0047(COD))”;
  • Sito ufficiale della campagna contro i brevetti informatici www.freepatents.org; [in inglese];
  • Informazioni sui brevetti informatici [in italiano]
  • Perché la direttiva non va approvata? [in inglese]
  • Associazione Software Libero;
  • Rete di Lilliput;
  • Indymedia Italia;
  • No ai brevetti informatici” da Punto Informatico.

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