Medio Oriente

Corte dell’Aja: «Israele prevenga gli atti di genocidio»  

La Corte internazionale di giustizia ha respinto il ricorso di Israele contro la denuncia di genocidio presentata dal Sudafrica perché le accuse rientrano nelle disposizioni della Convenzione sul genocidio. Ma non chiede il cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza

di Redazione

La Corte internazionale di giustizia ha respinto il ricorso di Israele contro la denuncia di genocidio presentata dal Sudafrica perché le accuse rientrano nelle disposizioni della Convenzione sul genocidio.

Ad oggi oltre 26mila palestinesi, per lo più civili, sono stati uccisi nell’incessante bombardamento di Gaza da parte di Israele, con circa 10mila persone ritenute ancora disperse tra le macerie. Almeno 1,8 milioni di palestinesi sono stati sfollati internamente e privati di accesso a cibo, acqua, riparo, servizi igienici e assistenza medica adeguati.

Sono diverse le misure emanate dalla Corte, ma tra queste non c’è il cessate il fuoco. «La decisione di oggi è un autorevole richiamo al ruolo cruciale del diritto internazionale nella prevenzione del genocidio e nella tutela di tutte le vittime di crimini atroci», ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. «Tuttavia, la decisione della Corte da sola non può porre fine alle atrocità e alla devastazione che la popolazione della Striscia di Gaza sta subendo. Un immediato cessate il fuoco da parte di tutte le parti in conflitto rimane essenziale e, sebbene non ordinato dalla Corte, rappresenta la condizione più efficace per attuare le misure provvisorie e porre fine a una sofferenza civile senza precedenti».


Le richieste della Corte dell’Aja

La Corte ha chiesto la liberazione, immediata e incondizionata, da parte di Hamas, degli ostaggi. E ha chiesto ad Israele di prevenire qualsiasi atto assimilabile secondo la Convenzione al genocidio (firmata da Israele nel 1948), il Paese deve garantire che le sue forze non commettano nessuno degli atti previsti dalla convenzione. Secondo la Corte, Israele deve poi garantire la conservazione delle prove del presunto genocidio e deve prevenire e punire chi incita al genocidio. Inoltre ha chiesto l’adozione di misure immediate ed efficaci per consentire l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. La Corte concede ad Israele un mese di tempo per riferire delle misure adottate.

«Le misure provvisorie», conclude Agnès Callamard, «della Corte indicano che la sopravvivenza dei palestinesi a Gaza è a rischio. Il governo israeliano deve conformarsi immediatamente alla decisione della Corte. Tutti gli stati, compresi quelli che sono stati critici o si sono opposti alla presentazione del caso di genocidio da parte del Sudafrica, hanno il chiaro dovere di garantire l’attuazione di queste misure. I leader degli Stati uniti, del Regno Unito, della Germania e degli altri stati dell’Unione europea devono manifestare il loro rispetto per la decisione legalmente vincolante della Corte e fare tutto il possibile per adempiere al loro obbligo di prevenire il genocidio. Il mancato rispetto di tale impegno sarebbe un grave colpo alla credibilità e alla fiducia nell’ordine legale internazionale».

Photo © Saher Alghorra/Avalon/Sintesi

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