Mondo

Medio Oriente: l’appello del cardinal Martini

"Se la memoria del dolore sarà anche memoria della sofferenza dell'altro, dell'estraneo e del nemico, allora essa può essere l'inizio d'un processo di comprensione"

di Paolo Manzo

”La memoria delle sofferenze accumulate in tanti anni alimenta l’odio quando essa e’ memoria soltanto di se stessi, quando e’ riferita esclusivamente a se’, al proprio gruppo, alla propria giusta causa. Se ciascun popolo guardera’ solo al proprio dolore, allora prevarra’ sempre la ragione del risentimento, della rappresaglia, della vendetta. Ma se la memoria del dolore sara’ anche memoria della sofferenza dell’altro, dell’estraneo e persino del nemico, allora essa puo’ rappresentare l’inizio di un processo di comprensione”. Lo scrive, in un lungo intervento sul ‘Corriere della Sera’ di oggi, il cardinale Carlo Maria Martini, di ritorno da Gerusalemme. ”Quando la sola alternativa e’ il male assoluto, il dialogo non e’ solo una delle possibili vie di uscita, ma una necessita’ ineludibile -scrive il cardinale- Per questo i leader di tutte le parti tra loro contrastanti debbono rischiare senza esitazioni il dialogo della pace”. ”Tutto cio’ -spiega Martini- fa emergere ancora piu’ chiaramente le responsabilita’ della comunita’ internazionale, quelle dell’Onu e quelle dell’Europa, quelle degli Stati Uniti, della Russia e dei paesi arabi. E’ necessario che tutti aiutino il processo di pace che si era appena iniziato, con una pressione forte e convinta a favore della Road Map e anche con la prontezza a fornire un sostegno politico e finanziario alle comunita’ che hanno il coraggio di rischiare la pace. La memoria delle sofferenze accumulate alimenta l’odio. Ma se e’ memoria anche delle sofferenze del nemico, allora puo’ dare inizio a un processo di comprensione”.


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