Fumetto & Detenzione

Carcere, il fumetto diventa messaggio di riscatto

di Ilaria Dioguardi

Un graphic podcast sull'esperienza di inserimento e reinserimento lavorativo e sociale di uomini e donne sottoposti a provvedimenti dell'Autorità giudiziaria. Si chiama “Udepe Repè, la storia vera di un podcast mai pubblicato”. Il Consorzio La Rada lo ha diffuso con il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università degli Studi di Salerno. Il fumetto è diventato libro di testo per gli studenti universitari di Diritto penale e Criminologia

I personaggi di Udepe Repè, la storia vera di un podcast mai pubblicato hanno delle impronte digitali al posto delle teste e raccontano le loro storie di inserimento e reinserimento lavorativo e sociale. «L’idea di questo fumetto nasce dal progetto Ponte del 2022. Il Consorzio La Rada aveva necessità di divulgare i risultati del progetto e abbiamo pensato a quest’idea originale». A parlare è Giulio Escalona, psicologo e project manager del Consorzio La Rada, autore del fumetto. Il progetto Ponte, finanziato dal ministero della Giustizia – Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità da anni, grazie all’Ufficio Distrettuale Esecuzione Penale Esterna, Udepe di Salerno, al Consorzio La Rada e ad altre cooperative sociali, si occupa di inserimento e reinserimento lavorativo, e di inclusione sociale di donne e uomini sottoposti a provvedimenti dell’Autorità giudiziaria, ovvero in affidamento in prova al servizio sociale o in regime di detenzione domiciliare.

Escalona, come nasce l’idea di questo fumetto?

Il progetto Ponte 2022 è stato realizzato dal Consorzio La Rada in partnership con la cooperativa sociale Stalker (che segue il progetto dal 2018), la società agricola Epoca e l’associazione culturale Paideia Onlus. Protagonista in particolare del progetto (e anche del fumetto) è la cooperativa Stalker, socia del Consorzio, che, nella piana del Sele, porta avanti un laboratorio di trasformazione di prodotti ortofrutticoli, con il coinvolgimento di persone con fragilità. L’idea iniziale era quella di realizzare un podcast. Ho seguito da vicino i lavori dei tirocinanti e degli operatori dell’associazione e delle cooperative coinvolte. Ho raccolto circa 40 ore di interviste. Ascoltandole, mi sono reso conto che uno dei problemi raccontati dalle persone era quello di essere cristallizzati come perenni criminali o, comunque, persone che hanno sbagliato. Utilizzando solo le voci, e non video e foto, mi sembrava di fare qualcosa di eticamente scorretto, di cristallizzare le loro voci in un contesto, mentre stavano tutti lavorando per essere anche qualcos’altro. Da lì l’idea di trasformare tutto in un fumetto. Il Consorzio La Rada lo considero un laboratorio aperto, ci confrontiamo continuamente. Poi ci siamo confrontati con l’Udepe di Salerno e siamo andati avanti con questo progetto.

Copertina di Udepe Repè, la storia vera di un podcast mai pubblicato

Perché il titolo Udepe-Repè?

È un titolo onomatopeico, che dà l’idea di una situazione di festa, di una fanfara che fa un po’ ridere. Per quanto l’argomento che trattiamo sia serio e importante, ho cercato di sdrammatizzare un po’ nel titolo, che continua con la storia vera di un podcast mai pubblicato, un’annunciazione fallita. Abbiamo salvaguardato totalmente le parole delle persone, il resto è stato disegnato (male) dal sottoscritto.

In “Udepe Repè” i protagonisti hanno delle impronte digitali al posto delle teste

Un pretesto grafico che mi ha consentito di unificare i personaggi e di renderli anonimi. Le impronte digitali ce le abbiamo tutti, ma per qualcuno pesano di più. Le persone coinvolte hanno apprezzato il fatto che abbiamo dato peso alle loro parole, alle loro riflessioni.


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Il graphic podcast è stato distribuito tra i ragazzi, all’università

Abbiamo ricevuto tanti feedback positivi. Tra gli apprezzamenti, anche quello di Francesco Schiaffo, professore ordinario di Diritto Penale dell’Università di Salerno, che ci ha fatto anche un regalo enorme scrivendo la postfazione del fumetto. Scherzando, il professore affermava che avrebbe dovuto essere un libro di testo utilizzato dagli studenti di Diritto penale perché spiega con parole semplici il punto di vista delle persone che stanno facendo un percorso di pena. E così è stato, Udepe-Repè è stato distribuito agli studenti del corso di Diritto penale e Criminologia della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Salerno.

Autoritratto di Giulio Escalona, autore del fumetto, psicologo e project manager del Consorzio La Rada

Come ha raccolto le testimonianze di sei uomini e donne, illustrate e raccontate nel fumetto?

Durante due giornate, una trascorsa al laboratorio di produzione della cooperativa Stalker, che si trova in un posto meraviglioso (un’azienda agricola sperimentale regionale che si chiama Improsta), e un’altra in una giornata di formazione e di festa con altri partecipanti. Le storie di queste sei persone si intrecciano nel fumetto, racconto uomini e donne che conoscono nuovi lavori che hanno le caratteristiche del Terzo settore, non legate semplicemente al profitto e alla produzione, ma a un sistema che mette al centro anche le esigenze personali dei lavoratori. Al di là di quello che viene raccontato, nel fumetto riporto una riflessione, legata alla difficoltà di raccontare il lavoro del Terzo settore perché c’è sempre il rischio, in ambiti così delicati, che il racconto diventi un’etichetta, un marchio, che fa leva sul pietismo. Il fumetto è una chiave ottimale di racconto.
Nel graphic podcast parliamo anche dei vantaggi che queste persone hanno potuto avere grazie al progetto, come i colloqui con uno psicologo. Ho dovuto tagliare molto materiale, purtroppo. Il progetto Ponte è andato avanti nel 2023, ma quest’anno si interrompe perché sono stati tagliati i fondi. Stiamo cercando con la cooperativa Stalker altre forme di finanziamento. Il progetto ha avuto anche un lieto fine.

I protagonisti hanno delle impronte digitali al posto delle teste. Un pretesto grafico che mi ha consentito di unificare i personaggi e di renderli anonimi

Quale?

Una delle persone tirocinanti è stata assunta dalla cooperativa Stalker. È stato molto emozionante per me essere presente e vivere il momento (unico) in cui è stata comunicata l’assunzione alla persona. Il fatto di assumere al termine del tirocinio non è scontato, si pensa che dopo un percorso di inserimento e reinserimento lavorativo la persona voglia affacciarsi alla società e non rimanere in una comfort zone del Terzo settore. Il fatto di aver assunto una persona era assolutamente non previsto, ma c’era così tanta motivazione e competenza da parte del lavoratore che c’erano tutte le condizioni per poter proseguire un percorso professionale insieme, ed è stato bellissimo. 

Immagine di apertura di Saydung89 da Pixabay

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