Welfare

Vecchi da buttare

Nel caldo eccezionale l’aumento dei decessi di ultraottantenni è stato solo l’aspetto più eclatante.

di Benedetta Verrini

Milano, quartiere Bicocca. Il termometro segna trentasette gradi, quarantatré percepiti. In un ufficio Aler di via Ponale, al 66, squilla il telefono. è Fernando, che ha 86 anni ed è un po? agitato perché ha trovato una pozza d?acqua sotto al lavandino. «Non si preoccupi, avverto un idraulico e facciamo un salto a vedere» gli risponde Brunero Pistolesi, uno dei sei «custodi sociali» operativi a Milano. Un lavandino rotto e un idraulico da trovare in pieno agosto: scene dall?emergenza caldo che ha colpito le persone anziane nei maggiori centri italiani, facendo salire del venti per cento il numero di decessi. A Milano, Pistolesi e i suoi colleghi «custodi di quartiere», con compiti di monitoraggio e assistenza degli anziani (istituiti due anni fa proprio da Girolamo Sirchia, allora assessore alla Sanità del comune e oggi operativi grazie alla Fondazione Fratelli di San Francesco d?Assisi), sono rimasti in prima linea a rispondere al telefono, eseguire interventi di varia natura, segnalare alla rete di servizi e associazioni i casi più urgenti. E i primi d?agosto hanno avuto il loro bel da fare: «Caldo devastante, negozi chiusi, palazzine da 26-30 famiglie in cui sono rimaste tre persone» racconta Pistolesi. «è naturale che per gli anziani soli è stato un momento difficile. Qui alla Bicocca abbiamo avuto diversi ricoveri e un decesso. Ma al di là delle condizioni di salute, gli anziani hanno lamentato soprattutto problemi pratici: la spesa, la farmacia chiusa, qualche contrattempo domestico». Difficoltà che accomunano tutti gli anziani soli d?Italia: «Al primo posto c?è la richiesta di qualche ora di compagnia, poi la spesa e la necessità di essere accompagnati a fare commissioni» spiega Claudio Regazzoni, coordinatore nazionale del Filo D?Argento Auser, la linea telefonica nata per dare informazioni sanitarie e assistenziali e attiva in 80 città per offrire anche supporto operativo. «Il nostro numero verde gratuito è partito da meno di un anno, perciò non è ancora molto conosciuto» spiega Regazzoni, «Nonostante ciò tra luglio e agosto i contatti sono più che raddoppiati». E stupisce l?età di chi ha chiamato: su 357 telefonate, 87 erano di persone ultraottantenni, e 25 di ultranovantenni. «Si tratta soprattutto di donne» prosegue, «Con il problema della solitudine. D?estate, certo, questo prende una dimensione più drammatica, ed emerge in mille diverse sfaccettature. C?è la solitudine dovuta alla malattia, quella dovuta al basso reddito e all?emarginazione sociale. E quella tutta femminile, provocata dall?assenza di luoghi d?aggregazione per le donne anziane nelle grandi città. Le risposte, dunque, andrebbero differenziate, potenziando la domiciliarità in senso lato e investendo, anche economicamente, sulla prevenzione attraverso una vasta gamma di servizi, istituti a dimensione umana, centri sociali e volontariato più forte». Anche se non è stata un?«epidemia francese», costata la vita a cinquemila anziani, questa escalation di decessi ha mostrato un fantasma con cui l?Italia deve fare i conti, e ha scatenato una polemica politica tra lo stesso ministro Girolamo Sirchia e gli amministratori regionali. Il ministro della Sanità ha richiamato «ogni istituzione, Comuni e Asl, alla massima responsabilità e partecipazione forte per mettere in atto i servizi di assistenza necessari» e ha accennato alla necessità di una tassa di scopo per finanziare il famoso Fondo per la non autosufficienza. Una misura molto attesa, soprattutto per le migliaia di famiglie che non riescono più a reggere, né economicamente né umanamente, l?impegno dell?assistenza continuativa a un parente anziano non più autosufficiente. Eppure, nonostante il caldo e tante difficoltà socio-economiche, al Sud tutta questa emergenza non si è avvertita. «Da noi c?è ancora una rete fortissima di solidarietà familiare» dice don Benedetto Genualdi, coordinatore delle Caritas diocesane della Sicilia. «Abbiamo pochissimi anziani davvero soli. Quasi tutti si trovano in un contesto familiare o di buon vicinato che li sostiene». Non va così, ad esempio, a Torino. «L?emergenza caldo ha fatto esplodere problemi più profondi che avevamo percepito ormai da tempo» commenta Rosanna Tabasso, del Sermig. «Sto parlando di una povertà crescente combinata, di volta in volta, con problemi di salute, psichiatrici, relazionali. Ci sono sempre più anziani che si rivolgono a noi perché non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Italiani, e non i tradizionali emarginati, che non riescono più a pagare l?affitto e ci chiedono un alloggio o un aiuto per trovare un?altra casa. Oppure domandano qualche borsa alimentare o di poter mangiare alla mensa». Agosto, nonno mio non ti conosco? All?Arsenale della Pace, nella città svuotata dalla canicola, si è andati in controtendenza. Seicento ragazzi, tra i 19 e i 30 anni, hanno trascorso le ferie con i vecchi e i più poveri, lavorando alla mensa e riassettando i dormitori.


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