L'arte che cura

Il decadimento cognitivo? Si contrasta al museo

Continua il viaggio di VITA nel welfare culturale. Questa volta il focus è sugli effetti del teatro e della poesia sulle persone con Alzheimer: una cura non farmacologica utilizzata al Paese Ritrovato di Monza. Che gli ospiti e i loro caregiver li porta anche al museo...

di Arianna Monticelli

Visitano mostre e musei, recitano, scrivono poesie, dipingono. Sono le persone con Alzheimer o altre forme di decadimento cognitivo che vivono a “Il Paese Ritrovato” di Monza, primo villaggio in Italia per persone con demenza. La loro memoria non conserva traccia di queste esperienze, ma il contatto con la bellezza genera benessere, resta nello stato d’animo e questo fa la differenza sulla qualità di vita. Arte e cultura in questa cittadella gestita dalla cooperativa sociale La Meridiana sono parte di una nuova modalità di cura e vanno sottobraccio a medicina e tecnologia per cercare di contrastare il progressivo declino delle capacità e delle relazioni. Qui anche i colori delle stanze e degli edifici sono pensati in questa chiave, per rendere la bellezza una cura implicita. 

Paola Perfetti, drammaterapeuta, si occupa delle attività emotivo-relazionali che gli ospiti scelgono liberamente.  «Con la bellezza dell’arte tocchiamo il lato immaginario sensibile e attiviamo una comunicazione che va oltre la parola, spesso compromessa a causa della demenza. L’arte facilita il contatto, la bellezza non è solo estetica ma anche morale: colpisce la memoria e sentimenti», spiega.

La poesia e il teatro

L’incontro con la poesia avviene con un laboratorio che produce condivisione. I versi fluiscono liberi, spesso ricondotti all’amore e all’amicizia. «È una sorta di manifesto ludico che accompagna una riflessione sulla vita. Dopo questa attività sono più sorridenti, si cercano tra di loro: il benessere si prolunga». Nel 2023 gli ospiti hanno dato alle stampe una raccolta dei loro componimenti, intitolata Il massimo del minimo: sono versi che “demoliscono” i luoghi comuni e lo stigma della malattia. A breve è in arrivo una seconda raccolta. «Il modello non farmacologico risulta efficace», evidenzia Mariella Zanetti, geriatra della Meridiana, «in grado di ridurre i disturbi dell’umore e del disagio e favorire la stabilità cognitiva del residente. Al centro c’è la persona, con tutte le sue peculiarità». 

Il modello non farmacologico risulta efficace, in grado di ridurre i disturbi dell’umore e di favorire la stabilità cognitiva del residente. Al centro c’è la persona, con le sue peculiarità

Mariella Zanetti, geriatra della cooperativa sociale La Meridiana

Ospiti in scena a “Il paese ritrovato”

Un’innovazione assistenziale e terapeutica nella gestione della demenza in fase lieve e moderata, dove anche il teatro è parte della quotidianità. Qui la tecnica utilizzata è quella dell’improvvisazione guidata in scena. Perfetti suggerisce la battuta: gli ospiti non si accontentano di ripeterla e aggiungono qualcosa di loro, quasi sempre con una logica. La regia di Perfetti, che interviene sempre di concerto con l’équipe medica, permette anche di gestire alcuni disturbi caratteriali dovuti alla patologia: «I problemi diventano punti di forza. Anche chi ha un degrado cognitivo importante, indossa una maschera bianca e si lascia andare. Le persone attraverso la recitazione si sentono efficaci: comunicano il messaggio che loro funzionano. L’applauso è un’importante forma di gratificazione che li identifica con la realtà. Qui ed ora è l’unica modalità che riconoscono».

Grazie a un progetto sostenuto da un donatore, gli ospiti stanno lavorando a una commedia che avrà nel 2024 anche un risvolto pubblico. La rappresentazione verrà registrata. Rivedersi in scena è terapeutico, per i residenti ma anche per caregiver e parenti. «L’arte è un veicolo di cura perché arriva prima al cuore delle persone», conclude Perfetti.

Anche chi ha un decadimento cognitivo importante, indossa una maschera bianca e si lascia andare. Le persone attraverso la recitazione si sentono efficaci: comunicano il messaggio che loro funzionano

Paola Perfetti, drammaterapeuta

Andiamo al museo

L’ultima novità in questa direzione è la collaborazione di La Meridiana con la Fondazione Luigi Rovati per il progetto “Stare Bene Insieme”. L’obiettivo è ridefinire il concetto di accesso museale per le persone con demenza: il progetto propone infatti un percorso di visita museale pensato per le persone con demenza e i loro accompagnatori. In questo momento è in corso la fase di ricerca che durerà sino a marzo 2024.

Persone con demenza lieve e moderata e i loro caregiver visiteranno il museo della Fondazione Luigi Rovati a Milano seguendo sei percorsi di visita distinti, sviluppati con diversi livelli di difficoltà. Con un’app e un tablet esploreranno le opere esposte anche tramite video-guide realizzate su misura, preparandosi poi per le successive visite. La raccolta di questionari e l’analisi della risposta dei vari gruppi di visitatori permetteranno alla Fondazione di introdurre adattamenti per allestire percorsi inclusivi nel museo. «Questo progetto è un invito a guardare oltre la diagnosi e a valorizzare le storie di ciascuno», sottolinea l’educatore di Meridiana, Marco Fumagalli. «Dobbiamo diffondere sempre più l’idea di un’esistenza appagante anche per le persone che stanno perdendo la memoria e la coscienza di sé. Le esperienze estetiche, senza forzature ma là dove ci sono interesse e predisposizione, vanno coltivate perché generano benessere».

Foto da cooperativa sociale La Meridiana e dalla pagina Instagram della Fondazione Luigi Rovati

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