Politica

Presidente pink-bloc

È vicino al movimento new global, ma preferisce Prodi a Cofferati.

di Ettore Colombo

Claudio Martini, presidente della Regione Toscana dal 2000 (dunque ne ha ancora per due anni) alla guida di una coalizione che si chiama Toscana democratica e di una giunta che vede Rifondazione comunista all?opposizione, è forse il miglior rappresentante (diessino) di quella giusta ?terza via? che cerca di coniugare le ragioni di un riformismo forte con quelle di una globalizzazione gentile.
Insomma, Martini, sarà perché ha lo sguardo aperto, l?aria mite e il fisico giovanile (è del 1951), ci sembra una giusta via di mezzo tra il radicalismo descamisado alla Lula e il liberalismo impettito alla Blair: lui, tra i due, si rifiuta di scegliere. Vorrebbe tenerli assieme entrambi. Una bella fatica, non c?è che dire, ma Martini è uno di quelli che riesce a essere ovunque, in Toscana e nel mondo. Stile Veltroni, per capirci. Sarà per questo che ha tanta passione per le ragioni dei new global (lui ci tiene molto a chiamarli così). Perché, in fondo, è un globetrotter anche lui. Un rosa-block, ecco.
Vita: Presidente, lei è schierato non da oggi dalla parte del movimento che contesta la globalizzazione, al punto che ora ha anche scritto un libro (Un nuovo mondo globale, Baldini&Castoldi). Ma da dove le è nata, questa passione?
Claudio Martini: Credo da due fattori: il mio approccio alla politica di età giovanile, quando la critica al colonialismo e ai vari imperialismi, come li chiamavamo allora, legò la mia partecipazione al movimento del 68 a un’educazione profondamente cattolica ricevuta nella mia famiglia, che mi aveva portato subito a solidarizzare con i popoli più poveri e diseredati della terra. Poi l?impegno politico mi ha portato altrove, a occuparmi di amministrazione e di questioni istituzionali come sindaco di Prato (mandati durante i quali ha fatto in tempo però a farsi insignire della cittadinanza onoraria di Sarajevo, ndr) e poi come assessore regionale alla Sanità. Poi è esplosa Seattle e il cosiddetto popolo no global, un termine fuorviante che loro stessi oggi rifiutano: io preferisco chiamarli new global, non a caso. Comunque, ho ripreso interesse e passione per quelle tematiche e mi sono ricollegato a una visione etico-solidaristica, olistica quasi, direi, che avevo sperimentato da ragazzo. Su questi temi oggi posso dire con orgoglio che la Regione Toscana non è seconda a nessuno non per un interesse di facciata, ma per convinzione profonda dei suoi componenti e, se permette, del suo presidente.
Vita: Allora, presidente, dia un giudizio sul movimento. Due anni dopo Genova è in ritirata?
Martini: No, tutt?altro. Io anzi ho l?opinione opposta, e cioè che il movimento abbia compiuto grandi passi in avanti. Rispetto a Genova 2001, l?anno che abbiamo alle spalle è stato un anno di espansione grazie a una riflessione profonda e proficua soprattutto sul tema cruciale della nonviolenza. Non è un caso che a Firenze, l?anno scorso, non sia successo assolutamente nulla: merito delle forze di polizia che hanno scelto la via del dialogo, degli enti locali (Comune, Provincia e Regione) che hanno saputo accogliere centinaia di migliaia di giovani, ?mettendosi in mezzo? e svolgendo opera di mediazione, ma merito soprattutto del movimento che ha saputo appropriarsi degli spazi di discussione, libertà e manifestazione con le armi della ragione e della passione, nonostante le molte, indicibili, pressioni. Non a caso oggi si parla di un ?modello Firenze?. Sono venuti a studiarlo anche da Parigi, dove in autunno c?è il nuovo Social forum europeo. Qualche dritta ai francesi l?ho data anch?io?
Vita: E la grande mobilitazione contro la guerra che fine ha fatto?
Martini: Problemi e contraddizioni ci sono stati, eccome. La guerra non è riuscita a impedire la riflessione su come passare dalla protesta, dall?essere solo contro gli Usa e la ?dottrina Bush?, all?essere per, a proporre non solo idee e principi forti, ma anche scelte politiche. Ecco perché al meeting di San Rossore ho proposto al movimento di occuparsi e lottare per far avanzare e far vincere la pace dove non c?è, non solo per far finire una o più guerre. Ad esempio, ho chiesto che il movimento si occupi di Africa e soprattutto di Israele e Palestina, cioè di ?road map?. Lo so che è difficile, che si rischiano le ambiguità, i compromessi, le contraddizioni, ma sono stato lì, a maggio, e ho visto tanta disperazione e tanta gente che ci chiede aiuto. Al movimento non può interessare solo criticare e opporsi, ma anche costruire ed essere propositivo. Con la Regione Toscana facciamo cooperazione ?people to people?, cooperazione decentrata e quant?altro, ma tutto il movimento deve fare un grande passo in avanti in questa direzione, le istituzioni non bastano. E guardi che dirsi ?per? e non solo ?contro? non è un sofisma, è una scelta.
Vita: Nel libro che ha appena scritto lei sembra sinceramente colpito da questi ragazzi. Perché?
Martini: Vede, io ho partecipato a tutti i workshop della Fortezza da Basso, a Firenze, e ora a San Rossore e quando vedo centinaia di giovani seduti compostamente per ore ad ascoltare e prendere appunti e li paragono ai congressi di partito dove si ascolta la relazione introduttiva e poi tutti fuori a fumare, a fare chiacchiericcio nei corridoi, a organizzare accordi e camarille, per chi vuole che mi entusiasmi? So benissimo che alcuni dei contenuti proposti dal movimento sono opinabili o velleitari o fumosi, ma molti altri sono seri, fondati e concreti e, senza essere un ingenuo, vedo un disinteresse diffuso, sincero, per il carrierismo politico: questi ragazzi non chiedono nulla per sé, chiedono per il mondo. Non parlo delle poche decine di dirigenti che cercano di metterci il cappello sopra, come sempre, ma delle migliaia di ragazzi che discutono di grandi questioni planetarie, di fame, pace, sviluppo.
Vita: Bellissime parole. Poi però arriva il tempo della politica e bisogna scegliere. Sugli ogm, per dire?
Martini: La Toscana la strada dell?agricoltura biologica, della tipicità dei prodotti, della natura pulita, l?ha presa da molti anni. L?idea è quella di uno sviluppo dolce, ecocompatibile e sostenibile, anche in agricoltura. Non è facile e non voglio imporlo a nessuno, a livello regionale, ma io con la teoria della convivenza con gli ogm non voglio averci nulla a che fare, anche perché è irrealizzabile. I semi e i venti si muovono, ci vorrebbero barriere naturali altissime per evitare la contaminazione. I rischi veri sono quelli dell?abolizione della biodiversità dei prodotti e il dominio economico delle multinazionali che vogliono imporlo agli agricoltori con la forza, come accade in India e come ha denunciato Vandana Shiva a San Rossore.
Vita: Sull?acqua, però, le scelte della Regione sono più liberal, mi sembra?
Martini: Noi abbiamo scelto la via del controllo pubblico della gestione delle acque, ma affrontando la necessità della liberalizzazione del servizio: non rinunciamo alla funzione pubblica, quindi siamo contro la privatizzazione, ma ci apriamo al mercato, quindi siamo favorevoli alla liberalizzazione. L?acqua è un bene pubblico e tale deve rimanere. Il settore pubblico, magari compartecipato, fatto di aziende pubbliche o miste, definisce obiettivi e uso dell?acqua, regole e priorità, anche se demanda il raggiungimento dei risultati ad altri. Abbiamo un contenzioso durissimo con il governo, che vorrebbe privatizzare tutto, e riceviamo le critiche del movimento, che vuole solo il pubblico. Noi cerchiamo la terza via?
Vita: Ecco, appunto. Ma lei si sente più vicino a Lula o a Blair, di questi tempi?
Martini: Io credo poco ai modelli pensati a tavolino. Di ministri del governo Lula ne ho ricevuti tanti e io ero a Brasilia il giorno della sua proclamazione a presidente, un giorno per me indimenticabile. Dopodiché le dico che Lula sta in Brasile e io vivo in Europa, ecco perché mi sento più vicino all?esperienza di Blair, che pure ho criticato duramente per le scelte che ha fatto non solo a favore della guerra, ma anche per l?asse economico liberista che ha cercato di stringere con Berlusconi e Aznar. Ma è il travaglio del mio mondo e della mia parte politica, il suo. Lula mi riempie il cuore, ma è lontano.
Vita: Eppure Blair ha tradito la Toscana quest?anno…
Martini: Non ne faccio un dramma. E poi sono molti i primi ministri scandinavi che verranno in vacanza, anche se in incognito.
Vita: E con l?autostrada della Maremma come la mettiamo? Agli intellettuali radical chic non piace per niente…
Martini: L?autostrada della Maremma si farà perché serve al Paese e al suo sistema di trasporti. La scelta sarà compatibile con il territorio, ma il problema prioritario per me non sono gli intellettuali, ma i troppi morti sulle strade. Si farà e bene.
Vita: E invece che cosa manca all?Ulivo, per tornare a sperare?
Martini: Sicuramente una dimensione europea e internazionale. E poi serve un colpo d?ala a livello d?alleanza, ancora vista e vissuta solo come una sommatoria di partiti. In Toscana ci siamo inventati l?Ulivo a cinque dita: partiti, amministratori locali, società civile e movimenti, intellettualità organizzata, forze sociali. Potrebbe funzionare anche fuori. Sul leader non starei ancora a discutere: è Romano Prodi, punto.

Info:
Le Regioni del successo

Lombardia, onlus senza Irap
Il sociale all?ombra del… Pirellone risparmia: le onlus, infatti, sono esentate dal pagamento di Irap e tassa automobilistica regionale. Prima a dare attuazione alla legge 328/00 nel Piano sanitario 2002/2004, la Lombardia ha anche riformato il suo welfare. Dalla Regione sono finanziati non solo gli oratori, ma anche gli enti non profit convenzionati che si occupano di minori
Al Piemonte piace bio
Enzo Ghigo, presidente della giunta piemontese, non si è fatto fermare da nessuno e ha distrutto i campi di mais contaminati dagli ogm. Attenzione alla natura e al biologico che sarà messa alla prova con i lavori per Torino 2006. Da due anni il Servizio orientamento sociale ha un numero verde attivo 24 ore su 24: 848.880099. Mentre per gli immigrati c?è un sito dedicato ad hoc
Emilia-Romagna Sociale
Il modello emiliano romagnolo del welfare ha la sua piccola 328: la legge regionale sui servizi sociali è stata, infatti, approvata nel marzo scorso, ma ci vorrà un anno per vederla applicata grazie alle 18 direttive da approvare. Più recente è il ddl sull?immigrazione, un contraltare della Bossi-Fini, fin dal titolo: Norme sull?inserimento sociale.
Lazio: al centro la famiglia
Una legge sugli oratori, con due anni d?anticipo sul parlamento nazionale, che non si ferma solo ai luoghi socio-ricreativi cattolici. E poi una particolare attenzione ai bisogni primari delle famiglie, dai bambini agli anziani: è questa la Regione di Storace che stanzia 15 milioni di euro per il nuovo welfare regionale e non dimentica di dare incentivi al Terzo settore.

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