Mondo

Iraq: giornalista ucciso, la protesta di Reporters sans frontières

Reporters sans frontières si dichiara atterrita e scioccata per la morte di un cameraman di Reuters in Iraq

di Redazione

Con una lettera datata 18 agosto 2003 indirizzata al segretario di Stato americano alla Difesa, Donald Rumsfeld, Reporters sans frontières si dichiara “atterrita e scioccata” per la morte, in data 17 agosto 2003, di Mazen Dana, cameraman di Reuters in Iraq. L’organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa chiede l?immediata apertura di un?inchiesta “onesta e rapida, che non miri ad assolvere, ancora una volta, l?esercito americano, ma a fare piena luce su questo nuovo dramma. “Non solo le truppe americane hanno commesso numerosi incidenti mortali nel corso del conflitto, ma – a tutt?oggi ? questi colpevoli eccessi non sono stati oggetto di un?indagine degna di questo nome,” ha dichiarato Robert Ménard, segretario generale dell?organizzazione. “La presunta inchiesta del Pentagono sui colpi sparati contro l’hotel Palestine l?8 aprile scorso, mira solo a discolpare in maniera vergognosa l?esercito americano. In qualche caso isolato – ha aggiunto ? abbiamo constatato la premeditata ostilità dei soldati nei confronti dei professionisti dei media. Questi comportamenti sono inammissibili e devono essere puniti. Affinché venga rispettata la libertà di movimento e di lavoro dei giornalisti in Iraq, è fondamentale che siano dati ai militari sul campo delle istruzioni chiare e che vengano rivolti alle truppe degli appelli alla massima prudenza.” Mazen Dana, 43 anni, di nazionalità palestinese, nel pomeriggio del 17 agosto 2003 è stato ucciso con colpi di arma da fuoco da un soldato americano mentre filmava, per conto dell?agenzia britannica Reuters, la prigione di Abou Ghraib, nella periferia di Bagdad. Secondo le dichiarazioni del capitano americano Frank Thorp rilasciate il giorno stesso a Washington, all?origine di questo nuovo dramma ci sarebbe un errore di valutazione. La macchina fotografica del cameraman di Reuters sarebbe stata confusa con un razzo lanciagranate. Secondo il tecnico del suono di Reuters, Nael Choukhi, che accompagnava Mazen Dana nel momento in cui il cameraman è stato ucciso, i soldati li avrebbero invece visti e riconosciuti come giornalisti, anche perché avevano appena chiesto, come impone la procedura, il permesso di filmare le truppe americane a guardia della prigione. Con questa morte, sale a 11 il numero di giornalisti uccisi in Iraq in circostanze direttamente legate la guerra. Mazen Dana è il secondo cameraman di Reuters ucciso dalle forze americane in Iraq. Taras Protsyuk, di nazionalità ucraina, era stato ucciso, l?8 aprile scorso, mentre un carro Abrams aveva colpito l’hotel Palestine che ospitava moltissimi giornalisti della stampa internazionale a Bagdad. In totale, sono 17 i giornalisti deceduti o scomparsi mentre coprivano il conflitto in Iraq. Due giornalisti lavoravano per la rete britannica ITN, mentre il cameraman francese Fred Nérac e l’interprete libanese Hussein Othman, sono stati dichiarati dispersi nei primi giorni della guerra, il 22 marzo 2003.


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