Sostenibilità

La rinascita sarà molto slow

Che fare/2. Parla Graziano Molon.

di Daniela Romanello

“Nuovi impianti di risalita? Evitiamoli, per favore. Non sono loro che salveranno la montagna, anzi”. E’ deciso Graziano Molon, direttore dimissionario («per svariati motivi», glissa) dell?Apt di Madonna di Campiglio-Pinzolo-Val Rendena. Nato tra i monti, a Bolzano, quasi 38 anni fa, ha fatto della montagna la sua passione e il suo lavoro con tappe anche a Bruxelles, San Martino di Castrozza,Valtellina. Vita: Allora, la montagna è in crisi? Graziano Molon: Diciamo in difficoltà, soprattutto per quanto riguarda la destinazione estiva, ma i problemi si profilano anche per quella invernale. Perché se continuiamo a rincorrere il modello dello ski total, cercando numeri sempre più grandi, strutture sempre più complesse, impianti sempre più numerosi, arriveremo al collasso. Come accade in Francia dove questo modello è in crisi. Vita: Questo riguarda soprattutto il periodo invernale, ma la montagna è anche turismo estivo? Molon: Certo, ma purtroppo la stagione estiva si è notevolmente accorciata e, anzi, viene troppo spesso vissuta anche dai valligiani e dagli operatori quasi come integrazione di quella invernale. C?è un problema di destinazione: si rincorre il mercato (e quello invernale crea più business) e non si è più capaci di comunicare e vendere quello che si è. Vita: E la montagna cos?è? Molon: Non c?è una definizione univoca come non c?è un progetto di sviluppo, anche turistico, che vada bene per tutta la montagna. Si deve partire dal territorio e occorre valorizzare le singole peculiarità. Non si deve pensare: chiamo il tecnico e decide lui cosa fare. Il tecnico può dare gli strumenti, ma è chi vive in un determinato paese, in una certa valle a scegliere il proprio modello di sviluppo. Valorizzando la propria cultura, le proprie tradizioni. Vita: Sposta l?attenzione dal turista al residente? Molon: Infatti. Dobbiamo cambiare mentalità, è una questione culturale. Perché la montagna può rinascere solo da se stessa, da quello che è. Solo chi ci abita può decidere quale sarà lo sviluppo del suo territorio, creando un progetto che parta da ciò che c?è, da ciò che si è. Vita: Ad esempio? Molon: Basta urbanizzazione, basta inseguire il ritmo della città. Offriamo il tempo, la quiete, il ritmo della natura, il passo tranquillo. E andiamo alla riscoperta dei cibi dalla lunga preparazione e dal consumo lento, prendendo tutto il tempo necessario: è la montagna il regno dello slow food. Riscopriamo noi le nostre tradizioni e sapremo offrirle ai nostri ospiti: se alla sera faccio filò a casa mia perché mi piace, e non come attività folcloristica, ecco che trasmetto anche una cultura, dei valori differenti. E portiamoli poi nella scuola, il primo veicolo di conoscenza anche per il nostro mondo.


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