Volontariato
Riforma in tre mosse
Pari dignità per tutto il movimento, sport nelle politiche sociali, presa di coscienza dei problemi interni: da Uisp e Csi le direttive per la revisione della realtà sportiva italiana.
di Redazione
Una legge del 1942 e tuttora vigente, conferisce al Coni sovranità sul territorio nazionale in merito all?organizzazione e alla promozione dello sport. Nell?arco di mezzo secolo, l?attività sportiva ha cambiato radicalmente finalità e interessi. La struttura che la promuove, il Coni appunto, pensata negli anni del fascismo, ha fatto il suo tempo e necessita di una radicale riforma.
Per questo l?associazionismo sportivo, che per decenni ha promosso lo sport sociale e di base e ha consentito a milioni di cittadini di praticare un?attività fisica, ora alza la voce e chiede di essere rappresentato nel Coni. E pretende che il massimo organismo sportivo italiano cambi strada e imbocchi quella della promozione dello sport per tutti. «La riforma dello sport italiano dovrebbe prevedere tre livelli», sostiene Gianfranco Missaglia, presidente nazionale dell?Uisp (Unione italiana promozione sportiva). «Primo: il Coni deve essere l?espressione di tutto il movimento sportivo italiano e non solo delle Federazioni come avviene attualmente. Tutte le componenti devono avere pari dignità e rappresentanza. Secondo: l?integrazione dello sport nella riforma costituzionale e nelle politiche sociali. Lo sport, infatti», continua Missaglia, «è un diritto di tutti e riguarda la salute di milioni di cittadini. Nell?ambito del federalismo, gli enti locali dovranno pensare a una diversa organizzazione della città e della scuola. Terzo: la riforma del Coni dovrà affrontare il problema della cultura dello sport, della salvaguardia dell?ambiente, dei diritti civili, del doping, della solidarietà».
Improrogabile è la necessità di riformare il sistema organizzativo dello sport italiano anche per Donato Mosella, presidente nazionale del Csi (Centro sportivo italiano): «Il Coni dovrebbe dare il via a un?autoriforma dall?interno se vuole affrontare i problemi che si affacciano all?orizzonte: il doping, lo sport sociale, la violenza negli stadi, la supremazia del calcio spettacolo, il voto agli atleti». «La realtà sportiva italiana», continua Mosella, «si regge su due gambe: la prima è costituita dalle Federazioni che si occupano dello sport agonistico, la seconda dall?associazionismo che promuove lo sport sociale. Noi abbiamo chiesto una Bicamerale dello sport, ma su questo, il Coni avanza solo timide proposte».
Timidezza inspiegabile se raffrontata all?intrappredenza dimostrata nell?avviare varie lotterie, totoscommesse e quant?altro assicuri abbondante afflusso di denaro.
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