Welfare
Ma il Sud viene prima
«La vera emergenza riguarda il Mezzogiorno. Orario ridotto? Ne parlai prima io di Bertinotti». Treu traccia un bilancio sui primi due anni di governo.
di Marco Piazza
Riduzione dell?orario di lavoro, lotta alla disoccupazione, spazio per il Terzo settore: sui temi introdotti da Jeremy Rifkin nell?intervista di pagina 10, abbiamo intervistato il ministro del Lavoro, Tiziano Treu, che per l?occasione traccia un primo bilancio della politica governativa sul gettonatissimo tema dell?occupazione.
Ministro, è possibile tracciare un primo bilancio delle misure contenute nel cosiddetto pacchetto Treu?
La gran parte degli strumenti normativi previsti dalla legge 196/97 sono operativi. Le prime undici agenzie di lavoro temporaneo hanno cominciato ad assumere, diversi contratti di riallineamento per far emergere le aziende che operano nel sommerso sono stati chiusi in vari settori, sono cominciate le chiamate per le borse di lavoro, le assunzioni con il nuovo apprendistato (praticamente esteso ai diplomati e ai laureati), sono stati riformati i tirocini che rappresentano l?opportunità di fare formazione. Insomma, quegli elementi di dinamicità e flessibilità del mercato del lavoro che volevamo introdurre, sono in pista. Adesso si tratta di seguirne il momento applicativo, che in larga misura coinvolge anche le Regioni e le parti sociali.
Sta per partire la fase due del governo Prodi. Il lavoro è la prima emergenza da risolvere. Quali altre misure nel difficile cammino della lotta alla disoccupazione?
Parlando di disoccupazione dobbiamo chiarire alcune cose. In metà del Paese è intorno al 6/7 per cento, resta un problema, ma è quasi a livelli fisiologici. Il dramma vero è nel Mezzogiorno, in quelle venti province dove le percentuali sfiorano il 30 per cento. La prima condizione però è la sicurezza. Nessuno va a investire dove il territorio è in mano alla criminalità organizzata. Seconda condizione è la creazione di infrastrutture e lo snellimento delle pastoie burocratiche: l?anno scorso abbiamo preso delle misure straordinarie per sbloccare i lavori fermi da decenni e, con la possibilità di destinare ai cantieri i fondi europei non utilizzati, stiamo dando una forte accelerazione. Terza condizione è lo sviluppo e il sostegno dell?imprenditorialità. In alcune zone va creato dal nulla un tessuto produttivo: oltre agli incentivi previsti nella Finanziaria e il prolungamento della fiscalizzazione contrattata con l?Unione europea, stiamo sperimentando forme di scambio tra imprese del Nord e associazioni imprenditoriali del Sud.
Jeremy Rifkin si dice del tutto favorevole all?adozione delle 35 ore, anche per legge. Lo è anche lei? In questo caso le parti sociali che ci stanno a fare?
«Dobbiamo fare un po? di chiarezza intorno a questo psicodramma che sta diventando il tema della riduzione dell?orario di lavoro. Anche nel pacchetto che porta il mio nome sono previste sia la riduzione e la rimodulazione incentivata dell?orario di lavoro da attuare attraverso la concertazione, sia la riduzione da 48 a 40 ore dell?orario legale (quello oltre il quale scatta lo straordinario) con uno stanziamento in Finanziaria di 800 miliardi. Insomma, non lo ha inventato Bertinotti questo tema, ma fa parte di un più generale problema di riorganizzazione dei tempi di lavoro e dei tempi della vita degli individui. Sia chiaro, non vogliamo fare una legge contro le parti sociali, ma con le parti sociali: non saremo certamente noi a imporre dei diktat».
Parliamo del Terzo settore. Può veramente costituire una fonte di occupazione? E, se sì, in che modo?
Credo sia già fonte di occupazione e lo sarà sempre di più. Si tratta di ampliare tutti i cosiddetti ?nuovi bacini di impiego? di cui parla da tempo Jacques Delors, che rappresentano l?altra faccia del pianeta occupazione e saranno il lavoro di domani: l?assistenza alle persone, la cura dell?ambiente, la tutela del patrimonio culturale. Qui si può e si deve fare di più anche a livello europeo. All?Europa delle monete, del rigore economico, dei rigidi parametri di Maastricht deve affiancarsi e subentrare l?Europa del lavoro, della solidarietà, dello sviluppo.
Non pensa che sia giunta l?ora di definire uno statuto del lavoratore sociale?
Serve una definizione per quell?insieme di nuova occupazione che sta cambiando il mercato del lavoro anche nel nostro Paese. Stiamo studiando da tempo uno statuto dei nuovi lavori che ridisegni tutele, diritti e doveri per tutte queste nuove professioni. Il processo sarà lungo e via via che verrà definito sentiremo tutte le parti interessate: sindacati, imprese, mondo della cooperazione, volontariato, associazioni.
Franco Baresi e altri campioni dello sport , sullo scorso numero di Vita, hanno finalmente rotto il silenzio sullo sfruttamento minorile nella confezione dei palloni. E il governo, non potrebbe far qualcosa?
Sono d?accordo, serve un impegno veramente intenso da parte di tutti. E il mondo dello sport può fare davvero molto. È sempre più necessario affrontare a livello intergovernativo la questione, pensando a forme di penalizzazione verso quelle aziende e quei prodotti realizzati con lo sfruttamento dei bambini. Ci sono dei limiti imposti dal diritto internazionale, ma la pressione dell?opinione pubblica – grazie a testimonial d?eccezione – può abbattere ogni barriera.
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