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Uno psicologo in aula aiuta docenti e ragazzi

Lettera sulla proposta di legge della senatrice Salato che introduce lo psicologo nelle scuole

di Luigi Mariani

Gentile dottor Mariani, vorrei una sua opinione sulla proposta di legge della senatrice Salvato che propone l?introduzione della figura dello psicologo nelle scuole. A me sembra una buona proposta, considerando che spesso gli insegnanti si trovano nella condizione di dover non solo assolvere ai loro compiti didattici, ma anche interpretare e arginare il disagio dei ragazzi. Insomma, mi sembra che questa distinzione di ruoli e competenze possa sostenere il percorso delle nuove generazioni verso il loro futuro sociale e professionale. Liliana G., Latina. Risponde Luigi Mariani La proposta di affiancare lo psicologo all?insegnante è, a mio parere, veramente buona. Che ci sia un estremo bisogno di questa figura lo dimostrano le tante iniziative che nella scuola vengono attivate più o meno artigianalmente. Ma a questi problemi non si può continuare a dare risposte artigianali. Se non si può limitare il mestiere di docente al fatto di trasmettere nozioni, non si deve neppure pensare che costui possa affrontare seriamente tutte le problematiche che si affacciano in un rapporto educativo. Personalmente ritengo che il ruolo dello psicologo non debba essere solo quello di arginare situazioni difficili, addirittura patologiche o genericamente di disagio. Ci sono situazioni direi ?normali? nelle quali uno specialista può dare, per il suo verso, una mano importante. Per esempio, l?orientamento – durante e al termine di ogni ciclo scolastico – campo nel quale serve anche un aiuto per comprendere le inclinazioni del soggetto. Potrebbe essere, insomma, una figura di riferimento ordinario. E, come giustamente dice la senatrice Salvato, potrebbe essere anche «il consulente dei docenti nel loro rapporto professionale con gli allievi e insieme una risorsa importante per entrambi». Aggiungerei la raccomandazione che non si consideri questa novità come la soluzione di tutti i problemi della scuola. E, da ultimo, la speranza che non si tratti della solita riforma nominale.


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