Welfare

Codice sui bimbi Rodotà in lite con i giornalisti

Rapporto tra diritto alla privacy e diritto alla cronaca

di Redazione

Siamo ormai ai ferri corti tra Federazione nazionale della stampa e il Garante della privacy Stefano Rodotà sul codice deontologico dei giornalisti. Dopo la presentazione del nuovo codice lo scorso dicembre, e dopo le perplessità sollevate dal Garante, ora la Fnsi alza la voce tramite il suo segretario, Paolo Serventi Longhi: «Le osservazioni del Garante non convincono né per metodo, né per merito». Parole pesanti che confermano lo stallo sul delicato rapporto tra diritto alla privacy e diritto alla cronaca. Sotto accusa sono soprattutto le parti del codice riferite ai minori, sopratutto quando vittime degli atti di violenza sessuale. «Eravamo certi che Rodotà avrebbe sollevato dubbi sulla tutela dei minori», dice Ernesto Caffo, presidente di Telefono azzurro. «Il problema è che ora assistiamo a un muro contro muro. Invece ci sarebbe bisogno di discutere attorno a un tavolo di questi problemi. Già non si rispettava la Carta di Treviso, ora chissà cosa succederà». E Anche Franco Abruzzo, presidente dell?Ordine dei giornalisti della Lombardia, non si stupisce della posizione del Garante:«Il destino del codice è ormai segnato. Anche se tutte le osservazioni fatte da Rodotà, a dire il vero, non hanno di fatto compromesso il diritto di cronaca». A questo punto, però, i ferri si accorciano sempre di più. Infatti Rodotà ha chiesto ai giornalisti di presentare entro il 10 febbraio le modifiche al codice deontologico. Ma i tempi sono brevi. «Noi, comunque, nutriamo la speranza di vedere salvaguardati i diritti dei minori, e non solo i loro», conclude Ernesto Caffo.


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