Cultura

Banca d’Italia sotto inchiesta per i mutui usurari

La Corte dei Conti dovrà stabilire se abbia avallato la politica usuraria di alcuni istituti di credito

di Gabriella Meroni

Banca d’Italia sotto inchiesta. L’accusa è di aver avallato la politica di mutui usurai di alcuni istituti di credito. E’ questo il dossier ora nelle mani della procura regionale presso la Corte dei Conti del Lazio messa in allerta da due associazioni di consumatori, il Codacons e l’Adusbef. Una sentenza della Cassazione aveva ritenuto usurari gli interessi pretesi dalle banche che fossero stati superiori al tasso soglia fissato dal Tesoro. Mentre Banca d’Italia sembrava andare in direzione opposta con una serie di circolari che ritenevano conforme alla legge il comportamento delle banche. Così, nel dicembre 2000, il Codacons e l’Adusbef presentarono un esposto alla Corte dei Conti per accertare che non vi fossero responsabilità contabili per danno all’erario da addebitare ai vertici della Banca d’Italia per queste circolari. Il D.L. n. 394/2000 convertito in legge n. 24/2000 stabilisce che debba ritenersi usurario il tasso di interesse con riferimento al momento della pattuizione e non al momento della richiesta di pagamento (le rate da pagare oggi, di un mutuo che è stato stipulato fissando un certo tasso di interesse per esempio nel 1993), e che pertanto le prime non possono essere incolpate di usura e la seconda non possa essere ritenuta responsabile per danni all’erario derivante dalla “cattiva” interpretazione della legge antiusura (L. 108/96) che ne aveva fatto in precedenza. Nel frattempo, mentre proseguono le indagini per usura nei confronti di alcuni istituti di credito, resta aperta la battaglia tra consumatori e banche sui “mutui agevolati”. Secondo le associazioni di utenti la legge italiana tollera un paradosso: la possibilità di ridurre il tasso di interesse dei mutui per abitazioni all’8% che non è concessa ai cittadini che hanno contratto prestiti per abitazioni in edilizia economica e popolare (dunque si presume quelli meno abbienti). Per questi mutui, contratti dagli enti locali che a loro volta li girano ai cittadini,e cosiddetti “agevolati”, le banche continuano a pretendere interessi anche fino al 20%.


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