Disegno di legge
Con l’autonomia differenziata si istituzionalizzano le disuguaglianze
Le Acli fanno appello al Governo perché fermi questa deriva e porti a compimento riforme che riducano le differenze tra i territori
di Alessio Nisi
Una riforma, quella dell’autonomia differenziata, che costituirebbe la genesi di una forma di Stato non più unitario. Un disegno di legge, in discussione da queste ore in Senato, e che porta il nome di Calderoli, che non si propone come un impianto di regionalismo solidale e in linea con i contenuti della Costituzione, ma come un progetto di autonomia territoriale competitiva, concorrente e appropriativa.
Verso uno Stato non più unitario
«Siamo contrari ad una autonomia differenziata che, una volta approvata, genererebbe una forma di Stato non più unitario», così Antonio Russo, vicepresidente delle Acli – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani. Le Acli fanno appello al Governo e alla maggioranza che lo sostiene perché fermi questa «pericolosa deriva e porti invece a compimento riforme e iniziative che riducano le differenze tra i territori».
Così si istituzionalizzano le disuguaglianze
«Siamo convinti che», aggiunge Russo, «non solo il Mezzogiorno sarebbe penalizzato dalla riforma a regime, ma l’intero Paese nel quale verrebbe persino messa in dubbio la tenuta del principio di uguaglianza, contenuto nell’art. 3 della nostra Costituzione. La possibile attribuzione alle Regioni di 23 materie di competenza esclusiva, modificherebbero di fatto il volto e la stessa identità del Paese, abbandonando una parte dello stesso ad un ritardo incolmabile che istituzionalizzerebbe le disuguaglianze già oggi evidenti».
Non si perda l’occasione di unire il Paese «piuttosto che dividerlo in 21 Regioni-Stato di memoria neo-feudale che niente hanno a che vedere con l’Italia che sogniamo» chiede ancora Russo.
In apertura foto di Tatiana Rodriguez per Unsplash
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