Gentile Elio D?Orazio, cosa mi può dire a proposito delle ?politiche abitative? per gli anziani? Mi sembra che sia un problema comune a tutte le grandi città, nelle quali vivono migliaia di anziani; tra questi molti vivono in situazioni abitative a rischio, su alcuni di loro pendono ingiunzioni di sfratto, senza alcuna considerazione per le loro necessità. Ebbene, se si predispongono progetti abitativi per le giovani coppie e le famiglie poco abbienti, perché si parla così poco delle esigenze, a volte più pressanti, degli anziani?
Cesare M., Torino
Risponde Elio D?Orazio
Alle diverse stagioni della vita, così come alle diverse epoche sociali, corrispondono diversi bisogni e diritti dell?abitare.
Sempre più spesso la casa di quando si era giovani diventa una trappola per quando si diventa anziani o una tomba per quando non si è più autosufficienti: un diritto che diventa un incubo. Lo scenario nel quale si colloca oggi la questione dell?abitare è quello della possente industrializzazione, delle grandi migrazioni verso la megalopoli.
In questo scenario la casa non è più il vivere la dimensione completa della propria identità, fatta di bisogni materiali, relazionali, culturali.
Ci si ritrova, anziani oggi, dentro questo prevalente tipo di abitare, soli al massimo con il proprio coniuge. Spesso la casa da troppo piccola diventa troppo grande, troppo insicura, inaccessibile, mal servita dai trasporti, dalla sanità, dai luoghi di svago. Occuparsi di tutto questo non può restare un fatto marginale, se è vero che una delle cause di esclusione, e di isolamento, degli anziani è dovuto proprio al modo dell?abitare. È stata fatta nei decenni passati una politica della casa nel nostro Paese.
È ora di mettere mano a una politica dell?abitare capace di intercettare i bisogni differenziati della popolazione con particolare attenzione alla necessità economica e sociale di mantenere il più a lungo possibile gli anziani nelle loro abitazioni. La ragione umana e sociale è facilmente comprensibile, quella economica consiste nel produrre economie di scala molto consistenti, sia della spesa pubblica destinata alle case di riposo e alle residenze socio-sanitarie, sia delle spese che ricadono sulle famiglie.
Occorrono abitazioni accessibili, sicure, servite dalle moderne tecnologie della comunicazione, del telesoccorso, della telemedicina. Una politica su questo fronte purtroppo non si intravede. Pochi sono oggi gli interventi esemplari da parte degli enti pubblici; e sono prive di ascolto le ipotesi che vengono avanzate da esperti e da imprese che offrono opportunità abitative per gli anziani ispirate a una logica di sistema integrato, aperto, relazionato.
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