Formazione

Scout. Un successo straordinario

Il campo nazionale Agesci si chiude con un bilancio al di là di ogni attesa. Copertura mediatica in grande stile, messaggio del papa e riconciliazione con le istituzioni. Parla Lino Lacagnina

di Barbara Favaron

E? arrivato a conclusione il campo nazionale dell?Agesci. Un campo che ha raccolto l?attenzione di tutti i media e che ha dimostrato la grande vitalità di questo movimento, tanto attivo nel sociale. Lino Lacagnina, presidente del comitato centrale dell?Agesci, fa un primo bilancio di grande sosddisfazione. Dice a Vita: ?Le ragioni di questo campo nazionale che ha coinvolto 20mila ragazzi e che non facevamo da 20 anni era quello di valorizzare le esperienze delle squadriglie?. Un?esperienza centrale nell?impostazione di Baden Powell: infatti la squadriglia, composta da ragazzi tra i 12 e i 16 anni ha una assoluta autonomia e nessuna gerachia prestabilita. ?lanciare il messaggio che i giovani di oggi sono responsabili, che di loro ci si deve occupare e non preoccupare: questo è stato il messaggio centrale del Campo. Un messaggio lanciato quindi soprattutto agli adulti?. Lacagnina si dice commosso in particolare dal messaggio di grande affetto ricevuto dal papa. E poi tira un altro bilancio positivo da questa 10 giorni, che si è tenuta in quattro angoli diversi d?Italia: ?Come movimento abbiamo riallacciato il rapporto con alcune istituzioni con le quali avevvamo avuto qualche difficoltà di dialogo. Sono state importanti il messaggio di Letizia Moratti e la presenza di Grazia Sestini?. Ma come sono andati i singoli campi? A Monteleone di Spoleto, in Umbria, è nata una vera e propria città, che con i suoi 6mila ?abitanti? ha superato di gran lunga le cittadine della Val Nerina, compresa Norcia. ?Si è creata un?atmosfera particolare, coinvolgente e unica?, racconta Alessandro Piccioni, ?con il momento più alto alla celebrazione della messa: eravamo tantissimi intorno all?altare, per pregare e cantare insieme. Tra i ragazzi, poi, non c?è stata delusione per la mancata partecipazione del Santo Padre, ma tanta tenerezza per lui alla lettura del suo messaggio?. Squadriglie di tutta Italia si sono confrontate nei sottocampi e nei piccoli reparti di formazione, imparando modi diversi di vivere lo scoutismo: dal rito del pasto ai canti, che dal Trentino alla Sicilia variano considerevolmente. Per molti, è stato anche il momento di disputare vere e proprie gare gastronomiche, con inevitabile scambio finale di ricette ?da campo?. Anche a Vialfrè, in Piemonte, erano 6mila: per loro un ?villaggio? introdotto da un originale portale tondo. ?Alcune squadriglie?, racconta Silvia Caniglia, ?si sono dedicate alla conoscenza dei cinque continenti, immedesimandosi nelle popolazioni e analizzandone diritti e doveri. Ne è uscita una richiesta da parte di ciascun ?continente? ai governi di laggiù e all?Italia. Tra le più importanti quelle a favore dell?America Latina?. Davvero apprezzato anche il ?Villaggio delle tecniche?, in cui sperimentare gli sport più diversi, comprese le arrampicate sugli alberi, ma anche attività di esplorazione, di costruzione e intaglio. Infine, un piccolo ?giallo? risolto con un sorriso. Una squadriglia, data per dispersa, ha marciato per 30 chilometri (contro i due previsti) per raggiungere il paese vicino al campo: ?Non ce ne siamo accorti, siamo abituatia camminare tanto!?, hanno spiegato, per nulla stanchi, alle squadre di soccorso. Il diario di Paola Scarsi, la capo dell’ufficio stampa ?Coordinare dalla sede centrale il lavoro di quattro uffici stampa (peraltro volontari) presenti in quattro regioni d’Italia, con strumenti, modalità di lavoro, approccio ed organizzazione differenti l’uno dall’altro mi è sembrata, quando mi è stata proposta, un’impresa improba. Ce la farò? Saremo all’altezza? Riusciremo a creare un’idea di equipe oppure lavoreremo ciascuno per conto proprio senza alcuna sintonia? A ciò si aggiunga che – per motivi logistici – siamo riusciti a fare solo una riunione di programmazione del lavoro, e per di più con solo due addetti stampa presenti (quello del Campo di Is Olias (Sardegna) e quello del Campo di Monteleone di Spoleto (Umbria). Nonostante ciò ho verificato anche per questo settore il grande “gioco di squadra” e “senso di appartenenza” che anima l’Agesci. Siamo infatti riusciti a creare nell’arco di pochissimi giorni e soprattutto durante lo svolgimento dei campi (quando la situazione poteva sfuggire di mano quasi ad ogni momento) una perfetta collaborazione che è andata ben oltre il rapporto operativo. Siamo riusciti a formare, utilizzando solo le reti telefoniche e telematiche, una vera equipe grazie alla quale, mi sembra, i giornalisti non hanno mai avuto l’impressione di essere sballottati da una parte all’altra ma sono stati invece supportati e indirizzati in maniera ottimale da un gruppo di operatori veramente affiatato. Davvero una grande esperienza, con un solo rammarico: non aver conosciuto di persona la maggior parte di loro. Nella foto il campo scout di Monteleone vicino a Spoleto, da una veduta aerea che esalta le dimensioni e l’ordine del campo.


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