Mondo

Don Benzi e Gheddafi: cronaca di un incontro

Nei pressi della città libica di Bengasi entrambi vestivano una tonaca. Si è discusso di immigrazione, prostituzione e politiche di sviluppo

di Redazione

Sotto un albero, come due capi africani. Era notte fonda, quando nel suo quartier militare perennemente itinerante il colonnello Muhammar Gheddafi, non lontano da Bengasi, ha incontrato il fondatore della Comunita’ Papa giovanni XXIII’ di Rimini, don Oreste Benzi. ”Portavamo tutti e due la tonaca”, ha ricordato il sacerdote in una conferenza stampa descrivendo l’ incontro, di cui si era avuta notizia nei giorni scorsi, non appena tornato dal viaggio in Libia. Un’ allusione al loro incontro di vedute: opinioni sui flussi migratori dall’ Africa e dall’Asia, sulla prostituzione, sullo sviluppo del continente, sulla Libia snodo principale del transito di clandestini verso l’ Italia. Mezz’ora di dialogo in forma strettamente privata, dopo che il colonnello, all’ 1.30 di notte, tra il 30 e 31 luglio, aveva ricevuto ad uno ad uno i membri della delegazione da Rimini: medici, missionari, una giornalista e cinque bambini dello Zimbabwe. Quelli appena operati al reparto di cardiochirugia dell’ ospedale Sant’Orsola di Bologna nell’ ambito del ‘Progetto cuore’ della Comunita’ riminese. Una ventina di persone in tutto, sbarcate dall’ aereo che il leader libico aveva messo a disposizione per l’iniziativa sanitaria. Grazie anche al sostegno della regione Emilia-Romagna, ha detto Don Benzi, che ha reso possibili le operazioni gratuite dei bambini e ha permesso ad altri tre piccoli – portati a Bologna nel viaggio di ritorno – di essere curati. ”Grazie soprattutto a Romano Prodi – ha aggiunto – e al suo diretto interessamento perche’ il progetto prendesse forma”. Prodi – ha aggiunto – gode di grande stima in Africa: ”Al piu’ presto gli esporro’ la mia idea per una politica di gemellaggio, come ho fatto con il colonnello Gheddafi”. Una proposta per lo sviluppo del continente nero che insista sul sapere e sulla tecnica piu’ che sulle derrate alimentari, come base per un reale affrancamento. Una politica da attuarsi attraverso un gemellaggio tra ciascun paese europeo e un paese africano. ”Perche’ l’ Africa e’ strangolata da noi, paesi ricchi, costretta com’ e’ a redditi da 25 euro al mese. Peggio che all’epoca del colonialismo”. I tempi sono propizi, ha concluso Don Benzi: ”E oggi ci sono nuove speranze: meno dittatori di dieci anni fa e meno corruzione”. In Botswana, Zambia, Tanzania ci sono persone nuove tra i dirigenti e vanno sostenute: ”perche’ l’Africa ha un gia’ un leader, Gheddafi, che ha bisogno di avvicinarsi all’Europa. Ma l’America tutto questo non lo vuole”. Avvicinamento all’Europa, critiche alla Bossi-Fini e ”alle norme che hanno depenalizzato gli affitti di alloggi alle prostitute, per lo piu’ nigeriane”. Il leader libico – ha detto Don Benzi – trattera’ con il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo per affrontare il problema della prostituzione, che colloca il paese centrafricano al primo posto nelle ‘deportazioni’ in Italia (40% delle prostitute, secondo la comunita’ riminese). Poi, le dichiarazioni d’ intenti: il sacerdote e il colonnello hanno parlato del progetto libico di finanziare quattro ospedali in Africa, e del recente concordato sull’ immigrazione siglato tra governo libico e il ministro dell’ Interno Giuseppe Pisanu, per la costruzione di campi di accoglienza da istituire in Libia – ultima porta africana prima di imbarcarsi nelle ‘carrette del mare’. I volontari dell’ associazione di don Benzi dovrebbero prestare assistenza nei campi: un sostegno a chi richiede asilo politico o vuole raggiungere un parente in Germania. All’ alba il gruppo ha preso la via di Tripoli verso l’ Islam Socold Society, sede mondiale di un’ associazione mussulmana indipendente, ”per cercare se non il perdono, che e’ una categoria specificatamente cristiana, almeno una riconciliazione” tra le tre grandi religioni monoteiste.


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