Famiglia

I falsi di Ivens

Così il regista cambiò la Storia

di Redazione

Giù dal piedestallo, così com?è capitato dopo il 1989 a tante statue dei suoi maestri Lenin e Stalin. È la sorte toccata al famoso documentarista olandese Joris Ivens, morto nove anni fa. Una retrospettiva dedicatagli a Rouen, per il centenario della sua nascita, ha svelato quanto Ivens abbia falsificato la storia per esaltare lo stalinismo prima e il maoismo dopo. Tanti film di propaganda, più che obbiettivi documentari. In ?Lettere dalla Cina? del 1958 Ivens filmava operai e contadini che lavorano gioiosi, sotto le bandiere rosse. Peccato che il 1958 fu l?anno più disastroso fra quelli del ?gran balzo in avanti?, quello della peggiore carestia. Negli ultimi anni Ivens canterà la ribellione di Solidarnosc o dei giovani cinesi, ma si guarderà bene dal rimettere in discussione quel film, o quel ?Come Yukong spostò le montagne? (1976) in cui esaltava la rivoluzione culturale e giustificava la delazione dei genitori da parte dei figli. Era lo stesso Ivens che negli anni ?30 celebrava la gioventù comunista sovietica, ignorando purghe e deportazioni in Siberia. O quello che nell?epico ?Terra di Spagna? (1937) dimenticava gli anarchici assassinati su ordine di Stalin, e illustrava servilmente le tesi dell?Internazionale comunista. Ivens non più ?coscienza filmata del secolo?, dunque, ma piuttosto regista che ha contribuito alla falsificazione della Storia.


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