Famiglia

Codice senza autorit

Bambini e tv: a cinque mesi dal varo della nuova Carta, parlano esperti e genitori

di Giampaolo Cerri

Alla fine anche Maria capitolò. La De Filippi in Costanzo ha annunciato polemicamente nei giorni scorsi che non rifarà ?Amici?, la trasmissione sul conflitto intrafamiliare che le aveva dato la notorietà. Colpa del nuovo Codice tv per i minori, spiega la conduttrice. La De Filippi è stata la prima vittima illustre dell?accordo sottoscritto nel novembre scorso da tutti gli editori televisivi, frutto di una travagliata elaborazione dell?omonimo Comitato voluto dal presidente del Consiglio, Romano Prodi, e presieduto dallo psicopedagogista Francesco Tonucci. Per chi pensa ai palinsesti del prossimo autunno, queste norme sono già un bel inciampo. Isabella Poli ha fatto parte del Comitato in rappresentanza dell?Ordine dei giornalisti, di cui è consigliere nazionale. Il presidente Mario Petrina l?ha delegata sin dall?inizio, perché la giornalista è anche responsabile per l?Italia del Bice, l?Ufficio cattolico per l?infanzia. «Lo strumento è importante perché per la prima volta tutti gli editori televisivi hanno espresso e sottoscritto un documento comune su questo tema», ricorda la Poli, «riconoscendo che l?interesse del minore deve prevalere sulla libertà di impresa e sul diritto di cronaca». Quanto alla decisione di Maria De Filippi, la responsabile del Bice Italia la saluta come «il segno di una sensibilità nuova. Al di là delle polemiche», osserva, «quello della De Filippi è un gesto coraggioso. È interessante che si metta mano alla programmazione tenendo presente ciò che si può o non si può fare». E l?Autorità chiamata a far rispettare le regole? «Mi risulta che siamo vicini alla sua definizione», risponde Isabella Poli. Ma come la mettiamo quando è l?informazione a violare il Codice, come nel caso di ?Cronaca in diretta?? «Come giornalista vorrei che i miei colleghi non dimenticassero che queste nuove regole riguardano anche loro», precisa la Poli. «D?altra parte, nella fase istruttoria, il Comitato ha incontrato tutti i direttori di tg e nel testo dell?accordo le aziende si sono impegnate a formare al rispetto di questi principi non solo i giornalisti, ma anche i tecnici (registi, programmisti, cameramen). Una parte importante dell?intesa, sulla cui attuazione dovremo vigilare». Misurata soddisfazione in casa dell?Associazione genitori, l?Age, che ogni anno, con il premio ?Chiara d?Assisi?, attribuisce un riconoscimento importante alla tv di qualità. «Il Codice è un punto di arrivo importante», dice il presidente, Giuseppe Richiedei. «L?infanzia è oggi uno dei pochi valori condivisi, metterla al centro è per noi molto importante». Ma le buone regole, da sole, non bastano: bisogna ricordare che la prima tutela è costituita dalla famiglia. «Il problema è generale», spiega Richiedei, «si deve applicare anche qui il principio di sussidiarietà e mettere i genitori nella condizione di poter provvedere direttamente. Invece, si continua a propagandare una specie di assistenzialismo educativo, lasciando che in ogni ambito, scuola in primo luogo, siano altri ad avere l?ultima parola». Fortemente critici quelli del Sindacato delle famiglie. Per Anna Maria Natale, responsabile dell?Ufficio mass media, «a livello di contenuti era migliore il codice sottoscritto dieci anni ». Per il Sidef, c?è un vizio di origine: i genitori e le loro associazioni non sono stati ammessi, numerose sono poi le incongruenze: «Proibendo la pubblicità di bevande superalcoliche nella fascia protetta», ricorda la Natale, «di fatto si consentono gli spot dei semplici alcolici. Idem per le chat line». Piccoli divieti, grandi licenze? Le ore dei bambini Ore davanti alla tv: 3 ore (29%) 5 ore (26%) Fascia protetta: dalle 16 alle 19 Fascia attenzione: dalle 7 alle 22,30 Ascolti fascia protetta: 1.300.000 Ascolti fascia attenzione: 1.000.000 L?opinione di Elisa Manna E adesso i controlli L? importanza del rapporto tra infanzia e televisione è avvertita ormai da diversi anni in molti Paesi. Solo recentemente, in Italia, ci siamo sforzati di recuperare il ritardo su questi avvenimenti, stringendo rapporti solidi con altri Paesi che su questo fronte sono all?avanguardia. Nei convegni più importanti degli ultimi anni si è andata sviluppando una conoscenza dei vari studi sull?influenza dei media sui minori e, contemporaneamente, è stata riconosciuta la necessità di raccordare questi risultati con l?azione delle varie autorità di settore che si sono formate. Il Codice Tonucci è una buona operazione di mediazione fra diverse esigenze. Temo però che un codice, di per sé, non sia sufficiente a garantire i diritti dei minori, soprattutto se basato su meccanismi di autoregolamentazione. Finché non ci sarà un?autorità in grado di farlo rispettare, comminando sanzioni se necessario, l?aspetto più rilevante di questo accordo sarà il suo valore culturale, che peraltro non può essere disconosciuto. In una fase attuativa com?è quella attuale, diventa fondamentale il ruolo delle associazioni, chiamate a fare sentire la propria presenza e la propria capacità di proposta. È intenzione del Censis offrire loro un ambito di riflessione culturale, un forum per la concertazione, che possa sostenere la loro azione su questi temi. In passato le associazioni, ricorrevano all?Ufficio del Garante per l?editoria, senza aver confrontato le posizioni. Risultato: un?azione frammentata e di minore efficacia. Il merito principale del Codice? L?aver posto l?enfasi su programmi di intrattenimento: finora l?attenzione era posta soprattutto sulla fiction mentre le trasmissioni di intrattenimento venivano considerate erroneamente del tutto innocue. Responsabile politiche culturali del Censis Cosa dice Schermo dei divieti I divieti innanzitutto. A cominciare da quello dell??uso? dei bambini. Il Codice dice no alla partecipazione di minori di 14 anni a trasmissioni «in cui si dibatte se sia opportuno il loro affidamento a un genitore o a un altro, se sia giustificato un loro allontanamento da casa o una adozione; se la condotta di un genitore sia stata più o meno dannosa». Vietato pure «utilizzare i minori in grottesche imitazioni degli adulti». Nella fascia oraria 7-22.30, bandite, anche dai tg, «immagini gratuite di violenza e sesso». Per film e fiction in genere, oltre al rispetto delle leggi in vigore, si prevede l?istituzione di comitati di valutazione interni alle emittenti, composti anche da esperti. Norme rigide anche per l?intrattenimento, che registra la messa al bando di spettacoli «che usino in modo gratuito i conflitti familiari come spettacolo». Dalle 16 alle 19, fascia dedicata ai più piccoli, le emittenti si impegnano a fare una produzione per l?infanzia di buona qualità con spazi dedicati all?informazione. Sotto controllo anche la pubblicità: spot ben riconoscibili, non ingannevoli e vietate le pubblicità di bevande superalcoliche, chat line, nonché profilattici e contraccettivi. Per chi sgarra, punizioni in video: le censure vanno teletrasmesse in spazi di alto ascolto e prima delle ore 22,30. Ma il Codice non contiene solo divieti. Tra le prescrizioni positive, citiamo quella che impegna le emittenti a sensibilizzare il pubblico «sui problemi dell?handicap, del disadattamento sociale del bambino, del disagio psichico in età evolutiva».


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