Politica
Dpef tra allusioni e beffe. Addio annunciato al Welfare pubblico
Il commento di Livia Turco sulla nuova Finanziaria.
di Livia Turco
Il Dpef 2004 – 2007 non è neanche un libro dei sogni. Inaugura il genere letterario delle allusioni. Cosa significa infatti, a proposito delle poche righe dedicate al welfare, la seguente affermazione: “Sono aumentate le aspettative di vita degli italiani e le domande di servizi. E questi cambiamenti non hanno ancora trovato piena corrispondenza in fondamentali istituti economici quali il sistema pensionistico e quello assistenziale, il mercato del lavoro e il sistema scolastico, creando evidenti squilibri nella finanza pubblica e frenando lo sviluppo dell?economia”. Si indica inoltre che la spesa per anziani assorbe il 73% della spesa sociale. Si afferma anche che “la riduzione del tasso di crescita dell?economia e della produttività verificatasi nell?ultimo decennio rende più difficile reperire le risorse per finanziare servizi sempre più qualificati”. Cosa è questa se non una allusione alla necessità di una politica di ridimensionamento del welfare pubblico?
Soprattutto, il Dpef è un guscio vuoto. Infatti, è sparita anche l?unica, seppur criticabile, misura concreta che è il bonus bimbo, tanto sbandierato dal ministro Maroni. In compenso nel Dpef sono indicate in modo chiaro cifre molto pesanti: che si tratterà di una manovra di 16 miliardi di euro di cui 5,5 miliardi sono risorse necessarie per risanare il debito pubblico e saranno reperite da interventi strutturali che sono, appunto, allusi: riduzione dei costi per beni e servizi della pubblica amministrazione; riduzione di risorse per il fondo sanitario nazionale e per gli interventi agli enti locali e forse per la previdenza. Per non parlare del tasso programmato di inflazione all?1,7% a fronte di una inflazione reale del 2,4. Ciò significa ridurre il potere d?acquisto dei salari e delle pensioni. Va ricordato infatti che la Finanziaria 2003 ha comportato il taglio del 2% di trasferimenti agli enti locali che diventerà il 3% nel 2004 e ha comportato la riduzione di 5,5 miliardi di euro per la spesa sanitaria.
E c?è un?altra beffa: la riduzione delle tasse. In proposito solo poche cifre: il passaggio dell?aliquota fiscale dal 18 al 23% ha comportato una decurtazione dei redditi dei pensionati, dei lavoratori e delle famiglie con un reddito entro i 25mila euro perché l?aumento dell?aliquota non è stato compensato dalle deduzioni previste.
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